La storia, da tempo, ha lasciato il posto alle storie, ad un processo legato tanto alla teoria (che pensa, appunto, alla storia come ad un insieme di storie), quanto ad una «estetizzazione della verità» che, «nella post-storia» – è la nota analisi di Jacob Taubes – possiede effettivamente un significato e «costituisce una reale chance di determinare il luogo del presente»[1]. Nell’ottica di questo passaggio legato alla concezione heidegeriana del mondo come immagine [Welt als Bild][2], che porta ad un principio post-storico («come mondo dei puri problemi di forma, nel segno dell’estetica»), è possibile leggere, oggi, la galassia sentimentale proposta da Jaanus Samma (Tallinn, 1982) con Not Suitable For Work. A Chairman’s Tale, progetto concepito negli spazi dell’Estonian Pavilion (at the 56th International Art Exhibition | La Biennale di Venezia) curato da Eugenio Viola.
L’artista parte, infatti, da un evento laterale, da un brusio della storia, da una marginalità temporale: e cioè dallo strano caso di Juhan Ojaste (il nome è stato «cambiato in accordo con la legge estone sulla protezione dei dati personali»): di «un eroe di guerra, un «uomo di famiglia», affermato dirigente di un «kolkhoz» (fattoria collettiva nell’Estonia sovietica), arrestato ed espulso dal partito comunista nel 1964, poiché implicato in una causa di «sospetta omosessualità». Una vicenda scottante che si consuma con un processo mortificante. Condannato, infatti, «ad un anno e mezzo di lavori forzati», Juhan Ojaste «perde status sociale, dignità, famiglia e lavoro. È costretto a cambiare città e ad accettare impieghi sempre più umili. È infine assassinato», nel 1990, «da un sedicente prostituto russo, un anno prima dell’indipendenza estone e della successiva decriminalizzazione dell’omosessualità nel paese»[3].
Sollecitato da questa microstoria (come la definisce Viola), Jaanus Samma, come un ricercatore che elude l’archeologia del sapere per favorire un discorso legato alla storia delle idee, «a tutto quel pensiero insidioso, a tutto quel complesso di rappresentazioni che scorrono anonimamente tra gli uomini»[4], al rumore collaterale, alle tematiche secolari, alle lingue fluttuanti e ai temi (apparentemente) non collegati, concepisce dunque un progetto speciale – avviato nel 2007 – che non solo indaga con esattezza i documenti del passato, ma crea negli spazi di Palazzo Malipiero (la Ca’ Granda de’ San Samuel) un discorso polifonico in cui l’oggetto strappato all’investigazione storica e la dimensione iconica di stampo patafisico («la science des solutions imaginaires», più precisamente)[5], pungono lo sguardo dello spettatore per offrire una potente immersione nelle problematiche più scottanti dell’Estonia sovietica, con una sensibilità razionale che ha lo scopo di rendere accessibile una natura razionale oltre l’esattezza scientifica.
Accanto a una serie di immagini d’epoca [dalla foto del National meeting of kolkhoz chairmen in Tallinn (1952) a quelle di uomini e donne che lavorano nei campi – Haying (1963), di un Washing room in a public sauna (1968) o di 2 Soviet soldiers on the street (1989)], di alcuni oggetti – strumenti di tortura (Forensic Medical Examination), guanti, lubrificante e 3,5 rubli (con sotto l’inquietante didascalia «A key witness attested that the Chairman had paid him 3.50 roubles for anal penetration during a one-off encounter. The statement was a decisive factor in the course of the trial, Criminal case N°- 6****: 49») – archiviati secondo una logica che decostruisce per ricostruire le farse della storia recente e per marcare le piaghe autoritaristiche d’un regime malato e ossessionato da storie di sospetta omosessualità, Samma propone un palinsesto di videolavori che, come tracce del crimine, invitano lo spettatore a riflettere sulla scene oscene delle persecuzioni omosessuali in Unione Sovietica. Così, in un mondo che trasforma troppo facilmente «i documenti in monumenti»[6], Jaanus Samma restituisce il quadro di un’epoca difficile e, grazie alla forza e alla potenza di immagini scottanti – le immagini colpiscono, riferiscono e feriscono più delle parole – immette lo spettatore all’interno di un ambiente estetico fluttuante, tecnologicamente perfetto, in cui la potenza della simbolizzazione disegna, via via, gli scopi della ragione.
[1] J. Taubes, Ästhetisierung der Warheit im Posthistorie, è tratto da Streitbare Philosophie. Margherita von Brentano zum 65. Geburstag, a cura di G. Althus – I. Staeuble, Metropol, Berlin 1988, pp. 41-51; trad. it., Estetizzazione della verità nella post-storia, in «Kasparhauser. Rivista di cultura filosofica», monografia n. 4 – Transmoderno. Un nuovo paradigma, a cura di M. Baldino, aprile-giugno 2013.
[2] M. Heidegger, Die Zeit des Weltbildes, Vortrag 1938; ora anche in Id., Holzwege, Klostermann, Frankfurt a.M. 1950.
[3] E. Viola, R. Põldsam, edited by, Jaanus Samma. NSFW. A Chairmans Tale, Sternberg Press & Center for Contemporary Arts, Estonia 2015.
[4] M. Foucault, L’archéologie du savoir, Gallimard, Paris 1969; trad. it., L’archeologia del sapere, Rizzoli, Milano 1971, p. 159.
[5] A. Jarry, Gestes et opinions du docteur Faustroll, pataphysicien, Eugène Fasquelle Éditeur, Paris 1911, p. 16.
[6] M. Foucault, L’archéologie du savoir, Gallimard, Paris 1969.
immagini (cover 1) Jaanus Samma, Haying, 1963 (2) Jaanus Samma, Loge. Installation 2013-2015, photo by Reimo Vo sa Tangsoo (3) Jaanus Samma, National meeting of kolkhoz chairmen in Tallinn, 1952 (4) Jaanus Samma, Panorama of the exhibition, photo by Reimo Vo sa Tangsoojpg (5) Jaanus Samma, Study of Chairman, 2013