Il doppio identitario, il doppio tra reale e virtuale, tra materia fisica e digitale, tra tradizione e modernità. Questi sono solo alcuni degli opposti tra cui oscilla Gregorio Samsa, un duo che riconosce la propria dicotomia filosofica e creativa in un artista solo, tutt’uno con uno slancio e un’ attitudine creativi post-moderni, attivi dentro l’informazione, dentro l’immagine. Contenuti pre-esistenti lasciano spazio ad operazioni di re-mix, manipolazione, traduzione, trasformazione che nel lavoro di Gregorio Samsa risulta in forme del tutto originali, al confine tra tempi diversi. Il passato rivive nel moderno in una circolarità di eventi.
Ora il lavoro (e modo di operare) di Gregorio Samsa raggiunge gli spazi dell’arte legati all’Auditorium di Roma e lascia la sua impronta con The Sound and The Story, una mostra e un progetto orchestrati attorno all’omonimo film documentario pubblicitario prodotto dalla casa discografica RCA nel ’57 per raccontare la produzione di suono e i suoi processi di distribuzione, nel lavoro di Samsa.
Il gioco del doppio, a cui abbiamo accennato all’inizio, torna insistentemente in tutti i lavori presenti in mostra e nell’insieme, dove confluisce il tutto, scenografia che parte dalla storia del suono per diventare, attraverso processi di manipolazione, di sottrazione, la storia del silenzio.
Dal film, ripreso dai due artisti da youtube e manipolato inserendo e togliendo elementi, si materializzano oggetti e istallazioni. Un giradischi originale, prodotto nello stesso anno del film, suona un 33 giri su cui è registrato il silenzio, un silenzio che lascia all’ascolto non solo dello spazio, come ci aveva insegnato John Cage negli anni ’50 con 4′ 33” (Quattro minuti trentatré secondi, 1952), ma anche del mezzo stesso, quando il silenzio della sala di registrazione si mescola al suono graffiato dello scorrere della puntina sul vinile.
I contenuti diventano oggetti, gli oggetti sono assorbiti nei contenuti in un gioco di reciproca contaminazione. Forme e colori dal gusto pop, attirano dentro ad una riflessione aperta a spunti e collegamenti molteplici.
Nella stanza contempliamo Nero Singing (2016) un collage di stoffe colorate. Ci avviciniamo incuriositi anche dall’aspetto artigianale delle cuciture, e siamo obbligati a riflettere quando scopriamo che questa composizione geometrica è risultata dall’elaborazione generativa di un software di una particolare scena del film Quo Vadis, quando Nerone è inquadrato mentre pensa.
Al centro della stanza il Kilim (2016) intessuto a mano dell’omonimo lavoro su cui poggia l’opera Quiet (2017), segnale di avvertimento di registrazione luminoso, disegna un gioco di linee e colori accesi che si combinano con il resto della mostra, compreso il giradischi, manipolato con l’intervento su alcune rifiniture del mobile in legno, dipinte di un verde acceso, quasi ipnotico.
Tutto questo, e il ricamo su stoffa di Sunset (2016), ritorna poi nel film dove gli oggetti compaiono in alcune scene, amalgamandosi con il contenuto originale. La stanza di proiezione diventa sintesi e sala di regia del progetto. E’ qui che troviamo la duplice scultura in legno, Autoritratto degli artisti, spesso presente a firma del duo.
«Ambiguità di senso come tratto estetico dominante – così leggiamo nel testo che accompagna la mostra – non è la verità ciò che interessa l’artista, ma il verosimile, quella zona ambigua tra realtà e paradosso, la linea d’ombra che sottilmente divide il falso dal vero, che ha l’aspetto l’apparenza della verità, e perciò potrebbe anche essere vero, o ritenuto tale e accettato per tale» . Una mostra, quindi, tutta da ascoltare, cercando suoni e ritmi tra i solchi del vinile, ma anche nel ritmo dato a forme e colori delle installazioni e degli objet trouvé.
Gregorio Samsa, «The Sound and Story», a cura di Anna Cestelli Guidi, nell’ambito del progetto One Space/One Sound 13 Auditorium, Roma, Fondazione Musica per Roma
(cover 1) Gregorio Samsa, «The Sound and the Story», 2017, documentario educativo del 1956 manipolato (2) Gregorio Samsa, «Giradischi – Record Player», 2017, fonografo di alta fedeltà RCA Victor manipolato (3) Gregorio Samsa, «The Sound and The Story», exhibition view, Auditorium, spazio arte, Roma 2017 (4), Gregorio Samsa, «Giradischi – Record Player», 2017, fonografo di alta fedeltà RCA Victor manipolato (5) Gregorio Samsa, «Nero Singing», 2016, tappeto intessuto a mano, (6) Gregorio Samsa, «Kilim», 2016, tappeto intessuto a mano, e «Quiet», 2017 (segnale di avvertimento di registrazione, dettaglio (7) Gregorio Samsa, «Sunset», 2016, ricamo su stoffa, (8) Gregorio Samsa, «Autoritratto – Self Portrait», 2017, scultura a parete composita in legno.