Tra gli artisti con una maturità più che consolidata che vivono e lavorano in Spagna, spicca Marina Núñez (Palencia, 1966), che nelle sue opere affronta con grande originalità aspetti caratteristici appartenenti alla complessa realtà dei nostri tempi.
Che tipo di rappresentazione degli esseri umani può essere realizzata nell’universo delle arti plastiche? Oltre un secolo fa, dai tempi delle proposte provenienti dalle avanguardie artistiche, i modelli tradizionali di rappresentazione, figurativi e mimetici, iniziarono a perdere la loro validità fino a dissolversi del tutto nella pluralità e nell’incertezza. Allo stesso tempo, i supporti fotografici ed elettronici dell’immagine si fecero strada insieme alle figure della simulazione: immagini in teoria più reali anche di quella costruzione culturale che chiamiamo realtà.
Cosa vediamo quando guardiamo…? Cosa trattiene il nostro sguardo in un mondo ultrapopolato di immagini disperse che si introducono nella nostra sensibilità e nella nostra mente, senza quasi lasciare tempo né spazio sufficiente per sapere realmente cosa sono, a cosa aspirano e che cosa trasmettono…?
La domanda, relativa alla visione di tecnologie sovrapposte nell’universo ibrido e complesso nel quale attualmente viviamo, attraversa il lavoro artistico di Marina Núñez come un elemento centrale che pone domande sul mondo di oggi con formule e impostazioni di oggi. L’elemento decisivo è rappresentato dal fatto che l’immagine del nostro tempo non è ferma: si agita, in un movimento costante. E Marina Núñez risponde a questo dinamismo dell’immagine globale con l’intenso dinamismo espressivo delle sue opere.
Il punto di inflessione che denota il cambiamento verso il suo linguaggio e la sua propria tematica risale al 1992. Da allora iniziò a immettersi nei terreni simbolici e immaginari dell’esclusione, creando un linguaggio di un’enorme potenza plastica, uno dei più personali e caratteristici presenti nella nostra arte culturale, in cui risuonano il dubbio e l’ironia: siamo sicuri di quello che escludiamo e del perché lo escludiamo? Immagini dense, sdoppiate, che nel loro fluire si sono articolate in serie: Pazzia, Morte, Mostri, Sinistri, Fantascienza…
La figura della donna occupa uno spazio centrale in questa mappa di esclusioni; un modo di mettere in risalto il luogo confinato che tradizionalmente era stato assegnato al genere femminile nella storia della nostra cultura nell’immagine stessa. Ma l’elemento decisivo è lo sdoppiamento. Le pazze che ritornano dal dramma dell’isteria raddoppiano in uno specchio galleggiante, senza cornice né sagoma. Oggetti appesi su figure, crani sovrapposti a teste, incisioni nelle carni, un corpo dentro un altro. La faccia che ci fissa dal fondo del cervello del cyborg.
L’opera di Marina Núñez ci permette di apprezzare i nuovi bagliori dell’Io e la singolarità in questa epoca di acute trasformazioni. Metamorfosi, molteplicità e riverberi dell’immagine, che circola come un corpo astrale fondendo l’umano: il suo volto e le sue impronte, con la tecnologia che vive sempre di più all’interno di noi stessi… tutti cyborg, al limite, che ci piaccia oppure no.
Questa esplosione, El fuego de la visión (Il fuoco della visione), comporta una revisione generale del suo lavoro, che fino a ora poteva essere solo visto in modo più ridotto nelle mostre individuali che ha presentato in più di vent’anni di carriera professionale. Si articola su un asse concettuale e poetico, che si esprime nel suo titolo dove si sintetizzano due componenti fondamentali per comprendere il lavoro di questa artista:
– il fuoco, l’immagine della passione in cui si sviluppano le relazioni umane, cambianti, dinamiche e attraversate allo stesso tempo dalla luce più intensa;
– e la visione, il risultato dello sguardo, degli occhi che prendono vita, la trasposizione del flusso che transita dalla vita all’arte: vedere è vivere, vedere è amare, vedere è guardare l’arte.
Intorno a quest’asse vengono presentate 56 opere, realizzate con diversi mezzi e tecniche: pittura, immagini digitali e video-installazioni che, nella loro varietà, ci permettono di apprezzare la dimensione multimediale che caratterizza l’arte dei nostri giorni e l’insieme dell’opera di Marina Núñez. Bisogna mettere in risalto in modo particolarmente speciale la presentazione di un’opera nuova, un’enorme video-installazione a 9 schermi preparata specificatamente per questa esposizione e che ha lo stesso titolo della mostra: El fuego de la visión (2015).
Marina Núñez. El fuego de la visión, a cura di José Jiménez, Museo ARTIUM. Centro Museo Vasco de Arte Contemporá, Vitoria-Gasteiz, Spain, 01.06 – 01.11.2016 (presentata prima presso la Sala Alcalá 31, Madrid, 15.12.2015 – 27.03.2016).
immagini (cover 1) Marina Núñez – Installation view of the exhibition”El fuego de la visión”, Sala Alcalá 31, Comunidad de Madrid, 2015, and Artium, Vitoria, 2016. (2) Marina Núñez. Installation view of the exhibition”El fuego de la visión”, Sala Alcalá 31, Comunidad de Madrid, 2015, and Artium, Vitoria, 2016. (3) Marina Núñez. Frame of “Crack (3)”, 2014. Single-channel video, 4´40´´ (4) Marina Núñez. Frame of “Hell is us”, 2012. Single-channel video, sound, 5´37´´ (5) Marina Núñez. “Untitled (monsters)”, 2008. Digital image on light box, 37×45 cm.