Arshake è lieta di pubblicare l’ultima di sette parti di un saggio su pensiero poesia e scrittura nell’era tecnologica di Brunella Antomarini, Professor di estetica e filosofia contemporanea alla John Cabot University, Roma. Il saggio è originariamente apparso sulla rivista “Smerilliana. Luogo di civiltà poetiche” (Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in “Smerilliana”, n.17 2015, pp. 275-90) ed è qui rilanciato, tradotto in inglese in sette puntate.
Parte I: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 7 giugno, 2018
Parte II: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 14 giugno, 2018
Parte III: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 21 giugno, 2018
Parte IV: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 28 giugno, 2018
Parte V: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 05 luglio, 2018
Parte VI: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 12 luglio, 2018
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Dice un testo sulla poesia di Vladimir D’Amora:
l’oggi della e dalla poesia è una richiesta ancora di sospendersi in faccia all’epoca ossia nella insorgenza e nello strazio, proprio questa sua capacità di stare esposta…
Pensare senza concetti, cioè senza difese, o griglie di riduzione a quanto del mondo possiamo sopportare è questo stato della lingua che chiamiamo poetica. Ci sembrava così naturale avere una ‘logica’ del mondo, chiuderlo in una logica. Non era così. Il mondo è più potente di qualsiasi tentativo di capirlo.
Il poeta (come il genio in Kant) sorvola su quella comprensione, solo che ora – a differenza del genio di Kant che ancora lavorava con metafore, analogie, immagini, idee estetiche, eccetera – il poietès fa lo sforzo contrario, quello di strappare il mondo a se stesso, lasciare che si faccia con tutto quello che lo modifica. E’ la forma di resistenza più radicale, in fondo. Non è più un mondo di pianeti e di galassie, ma microscopico, è nella relazione che si stabilisce il più improbabilmente possibile nel minimo. E’ una scrittura che si auto-esclude dal mondo e dai suoi oggetti non perché le idee siano più grandi e libere di qualunque oggetto (da Kant a Heidegger fino a Arendt), ma perché sono piccolissime (teorie circoscritte): lo sforzo è di frantumare le idee fino a renderle pezzetti trasparenti del mosaico che appare e scompare a ogni inizio e fine di un testo. Il poeta si ritrae e chi si ritrae chiede attenzione e viene seguito e riesce a svuotare teste troppo piene, a tenerle nel piccolo di quelle pochissime possibilità rimaste alla lingua.
Al poeta il compito di cercare qualità primitive senza oggetto che le riempia, forme che si generano dall’incrociarsi temporaneo di parole, immagini e gesti, azioni che hanno senso per una frazione di secondo. E che l’incontro tra parole svuotate di riferimenti produca questi mondi momentanei è il potere poetico. Non serve di più. Un potere breve che si perde nella Rete perché è lì che il ritrarsi della scrittura è possibile, in quanto si presenta come appare, si deposita come dolore (frattura) e sentimento (ricomposizione), senza bisogno di far pensare (di atteggiamento critico).
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Politicamente si perde la capacità di distinzione, ma si acquisisce la flessibilità necessaria a modificare le proprie convinzioni insieme alle minime modificazioni del mondo. La mente si sta adattando a una condizione non umana, che delega la propria potenza identitaria e la sua illusoria efficacia alle macchine. Interconnessi con una specie di processore centrale mobile (che Merlin Donald chiama ESS: External Symbolic Storage) lo modifichiamo mentre ci modifica. L’ESS è un’enciclopedia Treccani costretta ad aggiornarsi coi ritmi di Wikipedia e di cui non possiamo più dire che è più affidabile di Wikipedia perché ci dà la stabilità delle conoscenze. Quella stabilità era un’imposizione politica. E Wikipedia dimostra che le conoscenze vanno aggiornate, perché il sapere non è stabile se si trasmette globalmente in tempo reale. Certi poeti non si difendono ma fanno di questo stato il loro istinto, che attacca il verso dalla sua potenza scompositiva, fino al microscopico.
Vladimir D’Amora:
io – la poesia – non si capisce: essa non pensa
e vivo ma non posso: parola non fa cosa
e pende a intatto punto e persa nel volere
come riposa il segno, il desiderio è nato
di nuovo senza torso, tutto nel suo dolore
Riferimenti:
Hannah Arendt, La vita della mente, a cura di A. dal LAgo, tr.it. G. Zanetti, Bologna: Il Mulino 1987. Dario Cecchi, La costituzione tecnica dell’umano, Macerata: Quodlibet 2013 Gilles Deleuze, Félix Guattari, Millepiani, tr.it. G. Passerone, Roma: Castelvecchi 1996.
Merlin Donald, L’evoluzione della mente, tr.it. L.Comoglio, Milano: Garzanti 2004. Niklas Luhmann, Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale, tr.it. A. Febbrajo, Il Mulino Bologna 2001. Alva Noë, Action in Perception, Cambridge, MA: MIT Press 2004.
Amelia Rosselli, “Spazi metrici”, in Le poesie, Milano: Garzanti 1997, pp. 337-342.
Questa è l’ultima di sette puntate del saggio: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, originariamente pubblicato in “Smerilliana”, n.17 2015, pp. 275-90 e qui rilanciato, tradotto in inglese. Parte I: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 7 giugno, 2018 / Parte II: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 14 giugno, 2018;Parte III: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 21 giugno, 2018, Parte IV: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 28 giugno, 2018; Parte V: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 05 luglio, 2018;Parte VI: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in Arshake, 12 luglio, 2018
“Smerilliana. Luogo di civiltà poetiche” è stata ideata da Enrico D’Angelo, nel gennaio 2003, nelle Marche. Inizialmente a periodicità semestrale, in seguito ogni volume di “Smerilliana” è divenuto un luogo di civiltà poetiche, completato dalle collane “I poeti di Smerilliana” e “Mosaico”. Al suo apparire, Giovanni Raboni la segnalò, scrivendone sul “Corriere della Sera”, come la pubblicazione poetica più aperta e interessante del panorama italiano. “Smerilliana” prosegue, idealmente, il lavoro del semestrale letterario “Plural” (fondato e diretto da D’Angelo a Napoli, nel lustro1986-91), perseguendo il movimento, come lo definì l’orientalista Rahim Raza, della pluralità di stile e ricerca.
immagini. Alessandro De Francesco, «The Augmented Writing», 2013, images via