Nel 1993 in Italia nasceva, per iniziativa di Roberto Lambarelli, «Arte e Critica», una rivista, all’epoca rivoluzionaria e destinata a diventare un punto di riferimento per tutto ciò che ruota attorno al mondo dell’arte contemporanea e della critica in ambito internazionale.
Oggi questo progetto editoriale compie vent’anni. Gli approfondimenti, i dibattiti, i saggi, le interviste e le dichiarazioni che si sono susseguite in questa pubblicazione trimestrale, offrono una lettura delle trasformazioni delle poetiche degli artisti di più generazioni, quelle delle politiche museali e delle Accademie, e quelle relative all’impatto dell’arte sul territorio, tutto attraverso la voce di protagonisti, attivi nel settore.
In un articolo recentemente apparso su «Arte e Critica», che qui riproponiamo in versione integrale, Lambarelli ricostruisce il clima culturale del 1993, l’anno zero, quando lavorare su di un computer portatile e con il web significava una «rivoluzione di tante professioni, in particolar modo di quelle legate ai giornali e all’editoria». «Seppure in modo istintivo – ricorda Lambarelli – cercammo di formare un fronte, di costituire un laboratorio di ricerca che ci permettesse di trovare le ragioni per non soccombere al glamour che ha avvolto, come in una cortina fumogena, l’arte contemporanea, che ci permettesse, invece, di essere attenti al particolare senza mai tralasciare la visione d’insieme, senza la quale il particolare perderebbe di significato storico e culturale».
E’ questo spirito, l’istintività e la curiosità che hanno guidato la visione di Lambarelli «nello spostamento di attenzione dall’opera al fare artistico, dal fare al contesto, dal contesto all’ambiente». Tutto questo ha significato comprendere la trasformazione dei linguaggi verso forme sempre più ibride così come la necessità di catturarne tutte le reciproche contaminazioni. Questo ha dettato attenzione anche per forme d’arte tecnologiche, e -sullo stesso piano – per libri, cataloghi, grafica, architettura e poesia. Cogliere e registrare questi slittamenti, aprirsi ad una visione così radicalmente interdisciplinare, in quel momento storico a cui il 1993 appartiene, ha significato compiere uno slancio coraggioso, e non così scontato come ci può apparire oggi. Basi pensare che erano proprio quelli gli anni in cui Internet iniziava ad essere accessibile con l’avvento del primo browser, MOSAIC.
Nella storia di questa rivista è possibile conoscere e ritrovare la storia italiana nell’ambito di quella internazionale, attraverso la lettura dei grandi critici del passato, così come attraverso le giovani voci, quelle che sopravvivono a ruoli – quelli della critica – ormai sempre più rari nella nuova configurazione del sistema dell’arte.
«Partiti all’inizio degli anni novanta – conclude Lambarelli – alle soglie di un profondo cambiamento, siamo arrivati alle porte del secondo decennio del ventunesimo secolo e avvertiamo che un altro cambiamento, forse meno radicale ma altrettanto profondo, sta per intervenire. Ma questo sarà l’oggetto del lavoro dei prossimi anni». In un momento così delicato e interessante quale è quello che viviamo oggi, è importante tornare indietro per recuperare la matrice di alcune trasformazioni di cui ci è sfuggito il processo, il suo farsi. Questi sono passi fondamentali per poter comprendere i linguaggi più all’avanguardia e per potersi orientare nella «vertigine» dell’informazione e della produzione.
Qui di seguito, potete integrale dell’articolo di Roberto Lambarelli, pubblicato su «Arte e Critica», anno 20, numero 76, luglio-dicembre 2013, e qui riproposto con permesso dell’autore.
[gview file=”https://www.arshake.com/wp-content/uploads/2013/12/Lambarelli-Arte-e-Critica.pdf”]