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Giovanni Ozzola, Two Stories Addiction, fotografia tradizionale, 3M PVC adesivo lunga durata protetto, Premio Terna 01
Giovanni Ozzola è nato nel 1982 a Firenze. Lavora principalmente con fotografia e video, ma nelle sue sculture e installazioni inserisce anche diversi materiali e oggetti trovati. Accanto alla ricerca sulle caratteristiche fisiche della luce, un altro tema centrale del suo lavoro è lo studio di come l’uomo si colloca nello spazio e nel tempo. Per lui è fondamentale la concezione filosofica del viaggio come strada verso la conoscenza e la percezione di sé stessi.«La luce – dice l’artista – è un elemento dominante in tutti i miei lavori. Descrive e trasforma, mostra e nasconde e questo è fondamentale per me». Numerosi gli spazi espositivi in Italia e all’estero che hanno accolto mostre di Ozzola, tra cui il MAAP Space (Brisbane, Australia, 2014), l’OCAT-OCT Contemporary Art (Shanghai, 2014), l’Art Sonje Center (Seoul, 2014), la Stadtgalerie (Kiel, Germania, 2014), la Schaufler Foundation (Schauwerk Sindelfingen, Germania, 2014), la Galleria Continua (Pechino, Cina, 2014 / Beijing, Cina, 2013 / San Gimignano, 2012 e 2011), la Gazelli Art House (Baku, Azerbaijan, 2013), il Centro Arti Visive Pescheria, (Pesaro, 2011), il Sharjah Maraya Art Center (Dubai, 2011), il Mart (Rovereto, 2010), il Centre d’Art Bastille (Grenoble, 2009), l’Elgiz Museum (Istanbul, Turchia, 2009), la A3M Brixia bv (Amsterdam, 2009), il Chelsea Art Museum (New York, 2009), il Schunck-Glaspaleis (Herleen, 2009) e il Waseda University Department of Arts and Letters (Tokyo, 2008).
Two stories addiction, tra le vincitrici del Premio Terna 01 nella categoria Gigawatt, è una fotografia tradizionale stampata su PVC, ritratto di un paesaggio dove la luce di un fulmine squarcia la notte e illumina il mare. Spiega Ozzola: «Ho una relazione stretta con il mare. Ho passato tutti gli anni della mia vita tre mesi all’Elba, un luogo dove ‘mi sento’. Da parte mia si concentra tutto in un momento che si apre, si rarefà, si espande. Più che altro sono emozioni che si espandono».
Premio Terna pubblicò, in una delle sue prime edizioni, una ricerca previsionale dello stato dell’arte dal 2010 al 2015. I risultati hanno aperto una finestra su quello che è agli effetti il panorama attuale. Tra questi, anche il fatto che la crisi avrebbe portato ad un superamento dell’assuefazione rispetto alle regole dominanti, oltre ad un maggiore impegno sociale dell’arte. E’ quello che sta accadendo davvero?
Non vedo regole dominanti né vedo sistemi. Credo che ci siano persone, individui che si muovono in maniera diversa, con consapevolezze e valori diversi e poi l’anima mundi che accorda la sensibilità di un tempo. Terna è stata ed è attiva. Ha attivato uno sguardo su ciò che succede oggi, ovviamente con il proprio punto di vista.
Cosa ha significato per la tua esperienza e per la tua ricerca la partecipazione al «Premio Terna»? Quali opportunità concrete, anche di mercato, ha generato?
A mio avviso nulla è mai così specifico e definito. Ho avuto sicuramente una visibilità dal Premio e poi l’esperienza personale: l’incontro con altri artisti, i viaggi, la pressione, le inaugurazioni, è tutto esperienza.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
Prima di tutto, meno provincialismo e più sinergia tra i vari attori. Possiamo avere più fiducia nel nostro presente senza per forza dover essere passivi a ciò che succede altrove. Questo vuol dire credere in noi stessi, in ciò che siamo. Poi ci sono mille aspetti, uno molto importante è quello degli investimenti privati che anche se fatti per la collettività non hanno possibilità di agevolazioni. Il sistema museale dovrebbe fare rete e promuovere e sostenere gli artisti invece che seguire logiche che non sembrano tali. Mi piacciono molto i Frac che hanno il solo compito di acquisire opere d’arte e costituire una collezione in ogni regione francese, i comitati cambiano ogni tre anni e questo offer una visione interessante su ciò che avviene in ogni parte della Francia.
Come è cambiata la percezione del tempo e dello spazio con la pervasiva intrusione del linguaggio tecnologico?
Sono figlio degli anni ’80 quando il linguaggio tecnologico è stato l’abc. Il tempo è sempre il solito, chi è che ha scritto Il tempo è elastico: le passioni lo dilatano, quelle che ispirano lo restringono, e l’abitudine lo riempie?
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
James Hillman, Martin Buber, Jared Diamond, Joshua Slocum e Sir Ernest Shackleton.
Terna è un’azienda che si occupa di trasmettere energia al Paese. Il suo impegno con Premio Terna si focalizza sulla trasmissione di energia all’arte e alla cultura e nella creazione di una rete di sostegno e sviluppo del talento. Ritieni la formula del «Premio Terna» ancora attuale per la promozione dell’arte?
Trovo che sia un ottimo modello. Il Premio dovrebbe essere una base per poi muoversi e spingersi in operazioni specifiche con progetti che solo un’azienda come Terna può abbracciare; sarebbe un’ottima opportunità sia per la comunità che per l’azienda. Quel dare e avere che fa muovere lo scambio di energia.