Da quelle 18 invenzioni + 1 realizzate per migliorare il mondo e per riporre sulla bilancia dell’arte un nuovo modo di pensare al sociale, Giuseppe Stampone di strada ne ha fatta tanta: e ha mantenuta alta la bandiera della linearità ideologica, il senso di appartenenza a irrinunciabili radici socratiche, il desiderio di costruire una autorialità e un modello educativo retto da una metodologia che, a partire dai primi, innumerevoli esercizi legati all’abecedario e dal megaprogetto Solstizio – un progetto legato a Why? H2O, VideoTale, Ecoslogong, Earthbeats e Acquerelli per non sprecare la vita – ha aperto, nell’ultimo decennio, un discorso dedicato a intelligent architectures (Architecture of Intelligence, appunto) che ripone fiducia sulle nuove tecnologie al servizio della didattica. Di una didattica, si badi, il cui fine ultimo è quello di diseducare l’uomo – e il bambino, in particolare – agli sciroppi del conformismo e alla fabbrica del consenso, di allontanarlo dai parassiti della disinformazione e di avvicinarlo alla vita activa, allo spazio connessionale, alla resistenza, a quella che l’artista chiama Global Education.
A testimoniare questa sua evoluzione (questa sua vocazione), che disegna un vero e proprio metodo ascrivibile come il METODO STAMPONE, sono Stargate (2015), Casa Particular (2015) e Emigration Made Pavilion 148 (2015) realizzate rispettivamente per la mostra Nero su Bianco (American Academy in Rome), per il Pavilion of Republic of Cuba (56th Biennale di Venezia) e per la Prometeo Gallery (Milano). Se da una parte, infatti, con Stargate e con Emigration Made Pavilion 148 – ripercorrendo le tracce di alcuni lavori come Global Education M. Menegaz Foundation (2011), Global education Gaddi collection (2011) e The Architecture of Intelligence (2014)
– l’artista propone eventuali ambienti estetici di accoglienza (le istruzioni per una abitazione domestica, nel caso di Stargate) per puntare l’indice sull’ospitalità e sulla sua assenza reale, sulla mondializzazione e sugli spazi ristretti della vita, sulle speranze (sui desideri!) degli immigrati e sull’illusione di una vita migliore (con Emigration Made Pavilion, mediante l’articolarsi di una Retta Finita, di un Cerchio Finito e di un meraviglioso Mare Finito, Stampone mostra un mondo conosciuto e chiuso nella morsa dei pericoli postcapitalistici), con Casa Particular costruisce un habitat bianco per esaminare le metamorfosi sociali – gli impatti sulle realtà locali – generate dalla rete interattiva. Casa Particular è, appunto, una piccola abitazione modulare al cui interno è posto il primo di una serie di tutorial che mostra come costruire la Nuova Cuba all’indomani dell’embargo. («Il secondo video», suggerisce l’artista, «riguarderà il comportamento, lo stile e il linguaggio che i cubani dovranno acquisire per entrare in un sistema internazionale economico e politico che richiede determinati standard già assimilati»).
Realizzata per educare il popolo cubano in previsione dell’enorme quantità di investimenti occidentali nel territorio nazionale, Casa Particular rappresenta, così, la nuova piattaforma didattica di un artista che, senza mai distogliere lo sguardo da un sentimento pedagogico, da una lunga esperienza rivolta alla formazione accresce con sempre maggiore vigore un archivio, o meglio quello che lo stesso Stampone chiama il dizionario della global education.
In corso: Giuseppe Stampone. Casa Particular, parte del Padiglione Cubano alla 56 Biennale di Venezia, a cura di Jorge Fernàndez Torres e Giacomo Zaza, San Servolo, Venezia, fino al 22 novembre, 2015 / Giuseppe Stampone. Stargate, parte della mostra collettiva «Bianco su Nero» presso l’American Academy, Roma, fino al 19 luglio, 2015
immagini
(cover 1) Giuseppe Stampone, Stargate, 2015 (2) Giuseppe Stampone, Casa Particular, 2015 (3) Giuseppe Stampone, Emigration Made, 2015 (4) Giuseppe Stampone, Mare finito, 2015 (5) Giuseppe Stampone, Casa Particular, 2015[nggallery id=73]