Giovanna Bianco e Pino Valente, il duo Bianco – Valente, raccontano di Nessuno Escluso, recente progetto di arte pubblica pensato per Napoli.
Elena Giulia Rossi: Quando e come nasce il progetto Nessuno Escluso?
Bianco Valente: Sei anni fa lo studio di progettazione che stava lavorando alla riqualificazione dell’asse costiero di via Marina ci invitò ad immaginare un’opera site-specific da installare in quell’area, ma solo l’anno scorso siamo entrati nel vivo del progetto con la società appaltatrice dei lavori e l’amministrazione comunale che ci hanno proposto di lavorare su una grande struttura circolare preesistente che, con il nostro intervento, abbiamo inteso trasformare in una ideale porta di accesso alla città.
L’opera è stata finanziata usufruendo della legge che destina all’arte il 2% degli appalti per l’edilizia pubblica.
Quale percorso vi ha portato alla definizione di questo intervento?
Pasolini, Umberto Eco e diversi altri intellettuali hanno riconosciuto alla città di Napoli la capacità di non omologarsi ai trend globali, o almeno di non subirli passivamente.
Questo territorio, grazie a una serie di condizioni storiche, urbanistiche, ma soprattutto sociali che lo caratterizzano, è un potente generatore di immaginario che, nutrendosi di visioni utopiche, asincronicità, dissipazione, riesce a generare avanguardia in musica, teatro, cinema, letteratura, arte.
Esiste però una radicale trasformazione in atto, dovuta alla mercificazione della città a scopo turistico e al conseguente processo di gentrificazione che sta sfilacciando le maglie dell’articolato tessuto sociale che per secoli ha animato le sue strade.
Tutto questo, in prospettiva, renderà Napoli vittima dei suoi stessi stereotipi, disarticolandone progressivamente la capacità di generare visioni non omologate nelle arti e nella cultura.
Nessuno escluso per noi significa salvaguardare la possibilità per le classi meno abbienti di continuare a vivere nel centro della città, significa investire prioritariamente nella scuola affinché tutti abbiano la possibilità di formarsi al meglio, significa anche lasciare attiva la capacità di accogliere altre culture, trasformare, trasformarsi, peculiarità che hanno contraddistinto questo luogo fin dalla sua fondazione, avvenuta 2.500 anni fa da parte di coloni greci.
Potete descrivere il paesaggio dove si inserisce L’opera? E’ una località particolare di Napoli?
L’intero asse costiero è la cristallizzazione di visioni e scelte strategiche messe in pratica negli ultimi centocinquant’anni rivelatesi clamorosamente errate, ancora oggi chi vive in città continua a pagarne le conseguenze.
Chilometri di costa di una bellezza struggente sono stati sottratti alla città costruendo un muro che fa da paravento al porto, ai ruderi di vecchie industrie, a una centrale elettrica, alla dorsale ferroviaria che ancora corre parallela alla linea di costa.
Abitanti di interi quartieri della città, che potrebbero godere del mare semplicemente attraversando la strada, sono costretti ad allontanarsi di decine di chilometri per poterlo fare.
Siamo nella lingua di terra fra le pendici del Vesuvio e il mare, scenari mozzafiato, terre fertilissime dove fu costruito il Palazzo Reale di Portici con il cosiddetto miglio d’oro, su cui si affacciano le incantevoli ville vesuviane e gli scavi archeologici di Ercolano.
Un patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico di incommensurabile valore che a malapena affiora dal degrado circostante. Uno spreco enorme.
Da alcuni anni privilegiate lo spazio pubblico come destinatario dei vostri interventi…
Ci appassiona l’idea di arte liberamente fruibile dalle persone, senza porte di accesso, senza guardianìa, opere ideate espressamente per quel luogo, per relazionarsi con quella specifica comunità, ma che riescano comunque ad incarnare un senso universale.
Nessuna semplificazione o compiacimento, piuttosto un invito a guardare il contesto da un’altra prospettiva, a spezzare, anche solo per pochi istanti, il ritmo di giornate che sembrano compiersi e poi svanire tutte nello stesso modo.
Bianco-Valente (Giovanna Bianco, Latronico, 1962 e Pino Valente, Napoli, 1967)
Viviamo a Napoli dove ci siamo incontrati alla fine del 1993. Abbiamo avviato il nostro progetto artistico indagando dal punto di vista scientifico e filosofico la dualità corpo-mente, l’evoluzione dei modelli di interazione tra le forme di vita, la percezione, la trasmissione delle esperienze mediante il racconto e la scrittura. A questi studi è seguita un’evoluzione progettuale che mira a rendere visibili i nessi interpersonali. Esempi sono le installazioni che hanno interessato vari edifici storici e altri progetti incentrati sulla relazione fra persone, eventi e luoghi. Dal 2008 curiamo con Pasquale Campanella il progetto di arte pubblica A Cielo Aperto, sviluppato a Latronico, in Basilicata, perseguendo l’idea di lavorare alla costruzione di un museo diffuso all’aperto, in cui diverse opere permanenti dialogano con l’ambiente montano, e di intervenire nello spazio urbano con progettualità condivise e partecipate (Bianco – Valente).
immagini: (cover 1) Bianco-Valente, «Nessuno Escluso», 2020 (2) Bianco-Valente, «Nessuno escluso», Allestimento 1, ph.: Nicola Izzo