Riccardo Giovinetto, artista multimediale, compositore, fisico e professore universitario, racconta del suo lavoro FEMINA, performance visivo-sonora ispirata alla Storia della Bellezza di Umberto Eco che ha debuttato in Prima Mondiale ad Ars Electronica Festival nel 2023 e che torna ora nell’ambito di VIDEOCITTÀ nei suggestivi spazi del Gazometro di Roma. Campioni di dipinti rinascimentali si scompongono in un flusso di immagini reattivi al suono. La performance è parte del fittissimo programma di VIDEOCITTÀ che, giunto quest’anno alla settima edizione, torna a Roma dal 5 al 7 luglio 2024.
Elena Giulia Rossi: Puoi raccontarci lo sviluppo di F E M I N A e come ti sei ispirato al testo di Umberto Eco: Storia della Bellezza?
Riccardo Giovinetto: F E M I N A nasce da diverse idee e suggestioni che ho raccolto e su cui ho ragionato negli ultimi anni. Volevo lavorare su del materiale che fosse parte di un “sentire collettivo”, che si muovesse all’interno del perimetro delineato dal concetto di “bellezza”, principalmente in termini di armonia ed equilibrio delle parti, e che mi permettesse di lavorare liberamente con il digitale. Il testo di Umberto Eco mi ha aiutato a mettere a fuoco l’idea e di identificare il periodo storico su cui incentrare il progetto. Grazie alla “Storia della Bellezza” ho capito che potevo concentrarmi sul Rinascimento italiano e specificatamente sulla rappresentazione della figura femminile, che in quel periodo storico era sinonimo di bellezza e grazia, e contemporaneamente potevo anche affrontare un‘altra delle suggestioni di cui parlavo prima, ossia la relazione tra contemporaneità e tradizione in Italia.
Da quali parametri e principi sei partito per lavorare con il software nella scomposizione delle immagini e nel dialogo con il suono?
In FEMINA ho provato a lavorare in modo diverso da come opero normalmente. Ho deciso di esplorare principalmente la componente visiva mettendo inizialmente in secondo piano il processo creativo relativo alla materia sonora. Dopo una lunga sperimentazione per comprendere come campionare le immagini e tradurle in forme per me interessanti, ho scelto i dipinti su cui lavorare, le inquadrature principali e ho infine definito e individuato la topologia triangolare come struttura grafica di rappresentazione. Ho lavorato poi sulle dinamiche di movimento, che sono risultate assai complesse essendo partito da poche immagini statiche, e ho dato avvio al lavoro sulla componente sonica. Per mantenere una coerenza progettuale ho fatto ricerca su compositori del periodo rinascimentale italiano e ho individuato molte corali del Palestrina che ho utilizzato come materiale di partenza, così come fatto per i quadri, per attivare tecniche di campionamento e risintesi. L’interazione tra audio è video è un processo molto complesso da spiegare, ma credo che la parte più interessante sia nella coerenza dei materiali e nella scelta delle tipologie di interazione.
Che ruolo gioca la sezione aurea e come si rapporta con immagine e suono?
Ho utilizzato la sezione aurea più volte per la scelta delle porzioni di dipinti da campionare e per le forme da mettere in interazione, ma non ho fatto altri tipi di ragionamento e o di computazioni.
È possibile ascoltare per vedere? Cosa portano e cosa tolgono le immagini a questo esercizio percettivo?
La sinestesia è quella condizione psichica caratterizzata dalla possibilità di percepire sensazioni attribuite a sistemi sensitici differenti in cui quindi è possibile visualizzare sia in termini creativi che non, forme e colori ascoltando suoni o musica. Ovviamente dal punto di vista del suo significato più ampio la sinestesia è il riferimento principale all’interno del quale si muove l’ambito creativo legato all’interazione audio video, e personalmente non ragiono in termini di rapporto tra le due parti, ma trattando l’interazione come un linguaggio unitario… ognuno dei due elementi non può sussistere, o comunque raggiungere il suo apice espressivo, senza l’altro.
Che ruolo ha giocato l’intelligenza artificiale nel tuo lavoro?
Per FEMINA non ho usato direttamente l’intelligenza artificiale, ma ho immaginato un percorso in cui l’AI fosse parte del processo, un occhio esterno. Un’entità che si addestra e che attraverso la scomposizione e ricomposizione degli elementi primari che costituiscono i quadri (punti, linee, colori, …), tenta di imparare e poi ricreare a suo modo l’idea di bellezza propria del rinascimento italiano. FEMINA è di fatto la simulazione di un processo di apprendimento, interiorizzazione ed espressione del concetto di grazia da parte di una macchina.
Hai una grandissima esperienza di educatore. Cosa suggeriresti ai ragazzi di oggi nel confrontarsi con l’intelligenza artificiale e con le tecnologie in generale?
Credo che il primo punto sia quello di mettere a fuoco che la tecnica non è un fine, ma un mezzo che deve essere flessibile e orientabile in relazione ai propri fini. Intendo dire che partire dall’idea di adottare a priori una tecnica piuttosto che un’altra a prescindere dal progetto creativo è a mio modo di vedere una distorsione. Una distorsione di cui molti dei ragazzi e delle ragazze con le quali entro in relazione rimangono in impigliati. Ovviamente è necessario fare sperimentazione ed esplorazioni negli ambiti tecnologici che si affacciano alla contemporaneità ed è altrettanto vero che le tecniche aprono nuovi orizzonti creativi, ma il tema resta. Il “cosa dire” non può essere secondario, prima o poi deve essere affrontato. Ed è meglio farlo all’inizio del percorso perché mettersi in viaggio senza alcun riferimento è molto rischioso.
Come è stato accolto il lavoro dal pubblico di Ars Electronica e cosa ti aspetti da quello che ti aspetta a VIDEOCITTÀ?
FEMINA ha debuttato al Festival di Ars Electronica ormai 10 mesi fa, ed è stato un punto di partenza fondamentale per il progetto. A Postcity, nella serata di apertura del festival, c’è molta distanza tra gli artisti e il pubblico e ci sono moltissime presentazioni ed eventi che si susseguono sul palco… è difficile dire come sia stato accolto nella realtà, la sensazione che ho avuto è stata molto positiva, ma non ti nascondo che ho preferito le situazioni e il pubblico di altri Festival (come il L.E.V. di Gijon per esempio) in cui il contatto con le persone è più diretto. Per quanto riguarda VIDEOCITTÀ spero vivamente che ci sia la possibilità di passare una bella serata e di avere degli scambi costruttivi con il pubblico; dopo le repliche di Torino e Genova è in realtà il primo grande festival italiano che mi ospita e di questo non posso che essere grato e contento.
Riccardo Giovinetto,FEMINA, VIDEOCITTÀ, Gazometro, Roma, 5 luglio 2024 (23.30 – 00.30).
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immagini (tutte):Riccardo Giovinetto, «FEMINA», 2023