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Home exhibitions

Jonas Mekas. Images are Real

Negli spazi del Mattatoio di Roma è in corso la retrospettiva di Joans Mekas, a cura del duo Francesco Urbano Ragazzi, viaggio nei lavori e nella vita dell'artista lituano degli ultimi 70 anni

Elena Giulia Rossi by Elena Giulia Rossi
18/02/2023
in exhibitions, Focus
Jonas Mekas. Images are Real

Le immagini restituite dalla videocamera che registra sei lunghi minuti dell’attentato alle Torri Gemelle di New York nel 2001, accolgono i visitatori all’interno della retrospettiva dedicata a Jonas Mekas, pioniere del cinema sperimentale, artista visionario, autore del Manifesto del New American Cinema.

La mostra è concepita come un viaggio dantesco. L’inferno è alla porta d’ingresso, l’orrore delle immagini delle Torri che si avviano ad implodere in sé stesse sono accompagnate dalle grida di una donna che non lascia spiragli a tentativi di sublimazione. Apre e chiude il cerchio temporale loop il ritratto fotografico della piccola Alice Liddell assorta nell’ascolto che aveva ispirato Lewis Carroll  (Charles Lutwidge Dodgson) per il suo Alice nel Paese delle Meraviglie; l’assurdo è esorcizzato, proiettato nell’immagine di un racconto di una storia lontana nel tempo.

La retrospettiva, curata dal duo Francesco Urbano Ragazzi che ha lavorato al fianco di Mekas dal 2015, ricostruisce il lavoro di Mekas dagli anni ’50 del XX secolo agli anni ’10 del XXIsimo, ed è parte di una serie di eventi che festeggia i 100 anni dalla sua nascita.

«Fondare l’idea di un cinema sperimentale con la vita non può che essere restituito con tappe principali della vita», questa l’idea di base che ha guidato il difficile compito di stabilire i punti cardine della retrospettiva e quindi della sua biografia, ricchissima di accadimenti e di incontri con personaggi come, Fellini, Andy Warhol, Ginsberg, Yoko Ono, ma anche Central Park e i suoi fiori, come quelli disegnati che scandiscono ogni pagina di video- diario dei suoi più recenti diario-blog.

Per Mekas la macchina da presa è diario, compagno, confessore e terapeuta di una vita durissima che lo ha messo alla prova con l’esperienza della tripla occupazione del suo paese natale in Lituania, quella della fuga e della e di permanenza in due campi profughi (Wiesbaden e poi Kassel) e di quella dell’esilio a New York. È qui che, al suo arrivo nel 1949, acquista una video camera portatile Bolex, compagna di viaggio e occhio distaccato che registra religiosamente ogni passaggio della sua vita, video diario concepito come esercizio di vita rivolto a catturare i momenti significativi più belli, nel loro insieme restituiti come un vero e proprio ‘inno alla vita’.

Realtà e finzione spesso si confondono in una reciproca contaminazione come in The Brig (1964) titolo di uno spettacolo teatrale di Kenneth Brown messo in scena dalla compagnia The Living Theatre di Judith Malina nel 1963 per descrivere una giornata tipo in un carcere militare. Mekas filma lo spettacolo come un reporter. Le sue riprese e tutto ciò che Mekas traspone emotivamente della sua esperienza passata in un campo di prigionia giapponese durante la guerra di Corea, dirottano la visione dell’opera teatrale in uno spaccato di vita reale. Il film è un successo e riceve il Gran Premio Leone San Marco al Festival del Cinema di Venezia nella sezione ‘documentari’.

Anche le immagini che vivono fuori dallo schermo sono sequenze estrapolate dai video, come quelle provenienti da Birth of a Nation (1997), film che racconta la nascita del cinema indipendente attraverso cento sessanta ritratti di registi, performer, critici e attivisti. La sequenza di immagini, estrapolate da pellicola, riempie due intere pareti che si fronteggiano nella zona centrale della mostra. Cento sessanta frame di altrettanti personaggi significativi della vita di Mekas: 40 sono stati selezionati dall’artista come le figure più significative del cinema indipendente cosi come del suo percorso e si distinguono dalle altre per le cornici che, nell’effetto d’insieme, creano l’illusione di un effetto di zoom in. I restanti 120 ritratti sono stati individuati ed estrapolati dalla pellicola dai due curatori con un minuzioso lavoro d’archivio avviato con l’artista e concluso in occasione della mostra. Le persone ritratte sono qui riprese in pose naturali e in momenti della loro vita altri da quelli che li hanno immortalati in ‘icone’ senza tempo. Neanche a dirlo, l’unico riconoscibile e uguale a sé stesso è Andy Warhol.

I ritratti delle due pareti fanno da cornice ad una bacheca posizionata al centro della sala che contiene documenti di un altrettanto importante spaccato di attività del Mekas critico e curatore, fondatore, assieme al fratello Adolfas Mekas, della rivista Film Archive e co-fondatore dell’Anthology Film Archive, centro internazionale con sede a New York per la conservazione, lo studio e l’esposizione di film e video, con una attenzione particolare per il cinema indipendente, sperimentale e d’avanguardia.

Proseguiamo nel viaggio dantesco. Il Paradiso è fatto di ricordi, di lavoro sull’archivio, di ricostruzioni. 365 Day Project, progetto diario che decide di pubblicare sul sito dal 2006, anno del suo 85 compleanno, a pochi mesi dal lancio di Youtube, è estrapolato da internet e presentato nella forma di video installazione su dodici canali. Accomodatevi sulle sedie, mettete le cuffie e potreste trovarvi vis-à-vis con Mekas che racconta della sua vita e del suo approccio al cinema, o ad assistere a spettacoli o performance sperimentali con lo sguardo dell’artista.

Ogni cosa “rinasce al ritmo del cinema”, anche le immagini di In an Instant it all Came Back to Me (2015), opera monumentale composta da 766 stills tratti dall’archivio, coronazione di una fase dettata dai ricordi che passa per WTC Haikus, video monocanale di 14’ che ripesca dall’archivio tutti i momenti che le torri gemelle sono entrate nell’inquadratura dei suoi diari in una trasposizione poetica vicina all’Haiku. «Le memorie del passato si fanno di nuovo presenti attraverso il cinema, il quale diventa uno strumento di resistenza personale ai traumi della storia umana». Così le immagini infernali delle Torri Gemelle che ci riaccompagnano in uscita dalla mostra, trovano un tentativo di distacco nella poesia, in questo caso quella del Racconto di altri tempi del poeta tedesco Heinrich Heine che il titolo richiama.

Jonas Mekas. Images are Real, a cura di Francesco Urbano Ragazzi, Mattatoio, Palaexpo, Roma, fino al 26.02.2023
Jonas Mekas. Under the Shadow of the Tree, a cura di Francesco Urbano RagazziPadiglione de l’Esprit Nouveau | Piazza della Costituzione 11, Bologna, 02.02 – 26.03.2023 (Promossa da MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Istituto di Cultura Lituano, Ambasciata di Lituania in Italia
In collaborazione con Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia. Nell’ambito del programma Jonas Mekas 100!
immagini (tutte): Jonas Mekas. Images are Real, Mattatoio, Roma ,panoramica di installazione, ph. Monkeys Video Lab

 

 

Tags: arsarshakeblogdiarycinemaexhibitionFrancesco Urbano RagazziinstallationJonas MekasMattatoioPalaexporetrospectiveRomaRomevideovideo diary
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