ANDANTE CON MOTO, mostra personale di Liliana Moro, inaugurata lo scorso 26 giugno al PAC di Milano, è un progetto co-ideato da Diego Sileo, curatore del PAC e da Letizia Ragaglia, da due anni direttrice del Kunstmuseum Liechtenstein di Vaduz, con il quale il PAC ha coprodotto per la prima volta un progetto espositivo.
All’ingresso della mostra vengono offerte delle piccole guide rosa che illustrano una per una le opere esposte. Ogni descrizione è accompagnata da un piccolo sketch, sempre in rosa, dell’opera trattata. Questi disegni, realizzati da Liliana Moro non hanno il solo scopo informativo, ma ci mostrano l’estrema essenzialità e linearità delle opere dell’artista che prendono e permeano di un profondo significato quando questo viene spiegato nelle descrizioni in carattere Times New Roman; rialzando gli occhi dal libretto rosa, l’opera che stavamo analizzando muta e l’oggetto davanti a noi o il suono che stavamo ascoltando passivamente splende ora di un’aura diversa.
Significativo e onnipresente è il suono, ogni sala dell’esposizione ha un sottofondo più o meno udibile; già all’entrata siamo immersi in …SENZA FINE: l’opera, composta da un altoparlante, elemento ricorrente nelle opere di Liliana Moro, emette infinite versioni della canzone Bella Ciao, uno tra i brani più politici mai stati composti; l’amplificatore si sposa figurativamente con l’opera VOCI verso la fine dell’esposizione; si tratta di una serie di gigantografie di ritagli di giornali e poster rappresentanti persone intente a parlare al megafono o al microfono. Le immagini invocano la forza e la collettività che possono rappresentare quegli strumenti acustici, come ad esempio il microfono che ‘dà voce’ a Milano (sua città d’origine), in particolare allo skyline del quartiere Bicocca degli anni ‘90 che ora ha subìto profonde trasformazioni.
Accanto allo scatto, che occupa un’intera parete, troviamo LE NOMADI, un’opera a prima vista kitsch e ‘rumorosa’ composta da zainetti scolastici per bambini con o senza rotelle; il suono questa volta richiede di essere ascoltato da più vicino, infatti le casse audio si trovano all’interno degli zaini. Ammucchiati in un angolo, come il frutto del passaggio di una sbadata classe delle scuole elementari, gli zaini emettono voci femminili delle donne che hanno avuto un ruolo importante nel percorso artistico di Liliana Moro: sono suoni delicati, almeno per l’artista, che richiedono attenzione e silenzio.
Attenzione e silenzio, sono necessari anche nelle due installazioni successive, il focus è sempre sul suono, in MOI del 2012 un cerchio di casse audio rialzate, che ci rimandano alle architetture sonore di Janet Cardiff, ripete all’unisono una registrazione dell’artista che descrive la sua performance Studio per un probabile equilibrio in movimento, realizzata per la prima volta nel 1997 insieme a Giovanna Luè. I cavi degli altoparlanti, raggruppati e ordinati, ci indirizzano verso la stanza accanto dove “l’attenzione” è richiamata da un segnale: davanti a noi si apre una distesa di vetri rotti che si sbriciolano al nostro passaggio. L’ambiente, che non ha ne titolo ne un preciso significato, è emblema dell’essenzialità dell’arte di Moro che sbriglia i nostri sentimenti ludici, ma timorosi; questa volta siamo noi la fonte sonora, entriamo cautamente e usciamo volutamente da questo spazio che riaccende i nostri sensi.
Chiudono il nostro percorso la riduzione in scala di tutti i progetti espositivi dell’artista, un archivio tangibile e figurativo che posto su piedistalli bianchi di diverse altezze, disposti in maniera sfalsata accanto alla vetrata che dà sul giardino di Villa Bonaparte, ci ricorda un paese lillipuziano o una serie di sgangherati modellini di architettura realizzati con materiali di recupero, stampe stropicciate e cartoncini zigrinati.
Si tratta di SPAZI, opera esposta per la prima volta nel 2019 alla Biennale di Venezia, ma in continuo mutamente dalla fine degli anni ‘90. Infatti in occasione di questa mostra si conta un nuovo modellino ovvero quello del bozzetto per Sundown opera site specific del 2023 realizzata per il parco CityLife di Milano: una ventina di sedie in bronzo identiche alle classiche sedie in plastica da giardino, sono voltate verso Ovest, accanto a queste un altoparlante trasmette RadioTre in diretta sino all’ora del tramonto, un segnale d’allarme precede il silenzio e avverte gli spettatori che è ora di accomodarsi e di ammirare l’orizzonte che arrossisce.
Liliana Moro. ANDANTE CON MOTO, PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, 26.06 – 15.09.2024
immagini: (cover 1) Liliana Moro, «Via Breda 122, Milano, 1989». Carta da parati. Courtesy l’artista (2) Liliana Moro,« …Senza Fine», 2010. Foto Stefan Altenburger Photography, Zurich. Courtesy l’artista e Rodeo, Londra / Piraeus (3) Liliana Moro, «Le Nomadi», 2023. Foto Stefan Altenburger Photography Zurich. Courtesy l’artista e Rodeo, Londra / Piraeus (4) Liliana Moro, «Moi», 2012. Foto Stefan Altenburger Photography Zurich Courtesy l’artista e Rodeo, Londra / Piraeus (5) Liliana Moro,” “, 2001. Veduta dell’installazione al Kunstmuseum Vaduz. Foto Stefan Altenburger, Photography Zurich. Courtesy l’artista e Rodeo, Londra / Piraeus (6) Liliana Moro, «Spazi», 2019/2023/2024. Foto Stefan Altenburger, Photography Zurich. Courtesy l’artista