«L’idea alla base del progetto Artpool è quella di creare un ARCHIVIO ATTIVO costruito su specifiche attività artistiche. Questo si differenzia dalle pratiche archivistiche tradizionali in quanto l’ARCHIVIO ATTIVO non si limita a raccogliere materiale già esistente ‘là fuori’, ma il suo funzionamento genera anche il materiale stesso da archiviare»¹.
La storia dell’archivio Artpool va rintracciata a partire dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso quando i due artisti ungheresi, György Galántai e Júlia Klaniczay, decidono di avviare un progetto di «archivio attivo», coinvolgendo artisti nazionali e internazionali a partecipare a eventi, progetti e mostre legate alle ricerche artistiche sperimentali (Arte Concettuale, Fluxus, Mail Art, Performance Art). Fin dalla sua fondazione nel 1979, le attività dell’Artpool sono state in gran parte ‘tollerate’ dalla politica culturale del tempo, benché considerate illegali e periodicamente bannate a causa della loro natura eccessivamente lontana dalla linea dell’arte ritenuta ufficiale. Solo tredici anni dopo giungerà il riconoscimento ufficiale dell’archivio, che viene inaugurato il 20 marzo 1992 con il nome di Artpool Art Research Center, grazie all’intervento del vicesindaco di Budapest, Miklós Marschall, presente tra l’altro alla cerimonia d’apertura².
Il 6 marzo 2024 è stata inaugurata, nei nuovi spazi dell’Artpool, una mostra a cura di György Galántai che celebra i primi dieci anni di attività legale dell’archivio attraverso una serie di manifesti, documenti, cataloghi, foto e video dal 1992 al 2002, sulla scia di una precedente mostra tenutasi all’Istituto Ungherese di Parigi nel 2002 organizzata da Galántai e Jean-Jacques Lebel.
La mostra – dal titolo AZ ARTPOOL MŰVÉSZETKUTATÓ KÖZPONT ELSŐ TÍZ ÉVÉNEK DOKUMENTUMAI (Documenti dei primi dieci anni del centro di ricerca artistica Artpool) – inizia nel corridoio di ingresso, dove trovano posto una serie di flyers e piccoli manifesti delle attività organizzate dall’Artpool, alcune tele di grande formato di Robert Watts, opere di Galántai e Mario Lara, e infine il progetto di mail art HANDS, presentato per la prima volta nel 1995 a Le Lieu – Centre en Art Actuel (Québec) e l’anno successivo all’Istituto Ungherese di Parigi. Superato il corridoio si giunge alla sala centrale dove il percorso di visita è costruito in maniera cronologica da sinistra a destra attraverso una serie di documenti, progetti, manifesti e foto collocati sulle pareti, mentre su cinque tavoli centrali sono presenti i cataloghi sfogliabili delle mostre cui si fa riferimento.
La narrazione inizia con il 1992, anno che segna non solo l’inizio dell’ufficialità dell’Artpool, ma ne definisce anche una precisa linea espositivo-progettuale, caratterizzata dalla scelta dei fondatori di dedicare ogni anno a un tema che verrà sviluppato in modalità diverse da gennaio a dicembre. Si comincia dunque con l’anno dedicato alla fondazione dell’Artpool e di progetti promossi dall’archivio, come il Decentralized Networker Congress tenuto dal 24 al 26 agosto presso la vecchia sede dell’Artpool e la mostra Flux Flags (Liszt Ferenc tér, Budapest, 25 settembre – 11 ottobre), di cui sono esposte le fotografie e la fanzine. Seguono: l’anno dedicato al Fluxus (1993), alla figura dell’intellettuale Miklós Erdély (1994), alla performance (1995), a Internet (1996) – in cui inizia a delinearsi il sito internet dell’archivio, il primo a essere aperto in Ungheria –, al network (1997), all’installazione (1998), al contesto (1999) – caratterizzata dalla mostra internazionale Foot-Ware presso il vecchio spazio espositivo, non più attivo, Artpool P60 (18-31 ottobre) –, fino al nuovo secolo, salutato con il tema della possibilità (2000), dell’impossibilità (2001) e del dubbio/doppio (2002). Di questi dieci anni sono esposti una selezione di documenti d’archivio, soprattutto fotografie delle principali mostre realizzate ogni anno, tra cui ad esempio Poïpoïdrome à Espace-temps Réel No. 1 / Real Space-Time Poipoidrom No. 1 (1998), in cui è stata ricostruita l’installazione di Robert Filliou e Joachim Pfeufer, insieme alla presentazione di altre opere di artisti invitati per l’occasione, e il riallestimento di Hungary Can Be Yours! – International Hungary (2000), inaugurata il 27 gennaio 1984 ma bannata immediatamente dalle autorità locali.
Ad accompagnare il percorso di visita tre schermi con selezioni di video della mostra di Parigi del 2002, Le centre de recherches artistque Artpool à 10 ans, della giornata inaugurale dell’Artpool, delle performance Fluxus del 1993 e della mostra Poipoidrom con un omaggio a Robert Filliou (1998).
Ciò che emerge dalla visione di questi materiali è l’assoluta interdisciplinarità che caratterizza l’Artpool, un’istituzione probabilmente unica nel suo genere all’interno del contesto europeo, insieme alla costante volontà di far conoscere a un pubblico sempre più ampio la storia dell’arte della neoavanguardia sia ungherese che internazionale.
NOTE
[1] György Galántai, Júlia Klaniczay, Artpool: The Experimental Art Archive of East-Central Europe, Artpool, Budapest 2013, p. 15.
[2] Nel corso della sua storia l’Artpool ha avuto diverse sedi e dal 2015, da organizzazione no-profit qual era, diventa un dipartimento del Szépművészeti Múzeum – Museum of Fine Arts di Budapest. Nel 2020 cambia ulteriormente sede e si stabilisce definitivamente nel campus del National Museum Restoration and Storage Center (OMRRK), dove continua la sua missione quale parte integrante del Central European Research Institute of Art History (KEMKI). Vedi qui il sito per ulteriori approfondimenti.
Artpool Art Research Center, a cura di György Galántai, Budapest
immagini: (cover 1) Selezione di opere dal progetto «Hands» (1995) con opera di Mario Lara, (1999), Cyber-szandál, ph. Dóra Halasi (2) AZ ARTPOOL MŰVÉSZETKUTATÓ KÖZPONT ELSŐ TÍZ ÉVÉNEK DOKUMENTUMAI, exhibition view, ph. Dóra Halasi (3) AZ ARTPOOL MŰVÉSZETKUTATÓ KÖZPONT ELSŐ TÍZ ÉVÉNEK DOKUMENTUMAI, exhibition view, ph. Dóra Halasi (4) AZ ARTPOOL MŰVÉSZETKUTATÓ KÖZPONT ELSŐ TÍZ ÉVÉNEK DOKUMENTUMAI, exhibition view, ph. Dóra Halasi.