A me piace il mare, per dire, mi piace la pesca subacquea, mi piacciono gli scogli, intorno agli scogli c’è il mare, da bambino ci giocavo, sono nato dove c’era il mare. Spero di avere un pezzo di terra che si specchi sul mare un domani
Pino Pascali
Lo scopri dopo, dopo la visita, dell’esistenza di uno spazio virtuale dove poterle visionare tutte, le circa 160 foto che Pascali scatta e stampa tra il 1964 e il 1965. All’omonima fondazione, che non poteva non affacciare sul mare, è esposta attualmente solo una selezione del corpus fotografico recentemente scoperto ed ospitato sulla piattaforma museovirtualepinopascali.it, nella mostra “Pino Pascali. Fotografie”, a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara con la direzione scientifica di Rosalba Branà. Cento sessantasei fotogrammi provenienti dall’archivio di Sandro Lodolo dello studio romano Lodolofilm.
Le foto sono appunti di un viaggio che Pascali compie tra Napoli e Roma, per realizzare uno spot pubblicitario, un Carosello per la Cirio. Il giovane artista, neodiplomato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma sotto la guida di Toti Scialoja e Peppino Piccolo, inizia subito a collaborare come aiuto scenografo in alcune produzioni Rai e come disegnatore con la Lodofilm.
Per la Ciro Pascali mette, purtroppo, da parte il disegno e il collage con cui abitualmente operava, per realizzare un Carosello dal carattere nazional-popolare, e raccontare la terra partenopea attraverso il montaggio delle sue foto.
Un lavoro che diviene, però, occasione per realizzare una sorta di ricognizione urbana: un viaggio tra volti, segni, paesaggi, oggetti della città.
Frames della vita quotidiana, icone popolari, temi diversi che contribuiscono ad arricchire l’imaginario dell’artista: i volti di bimbi, i giochi della guerra, i teatrini e i pulcinella, numeri e lettere che affollavano i suoi collage, il mare, le barche, i pescatori e i marinai.
Il taglio fotografico è particolare, e spesso predilige i primissimi piani insieme a bianchi e neri fortemente contrastati, mettendo in luce l’interesse di Pascali per la forma delle cose. Appunti per le sue finte sculture: centine, rivestimenti, materiali comuni che si elevano a scultura.
Allora appare meticoloso lo studio delle forme curvilinee di un cigno a Villa Borghese: forme bianche su sfondo nero. Come bianchi sono gli ombrelloni a Campo De’ Fiori raccontati nei dettagli dei loro meccanismi di apertura, e che ritrovano un corrispettivo nei disegni e nei taccuini dell’artista. Studio per finte sculture: centine lignee rivestite in tela bianca, che rivelavano la forma della materia ma ne rinnegavano il peso e la consistenza. Un artista interessato, come affermava, alla parte epidermica delle cose.
E poi il mare e la geometria. La griglia geometrica di edifici, cataste, pile di mattoni, passerelle e pontili, insieme al mare e all’acqua costantemente presenti nella ricerca scultorea dell’artista pugliese. Costruite secondo moduli geometrici e riferibili al Mediterraneo, o all’acqua più in generale, sono 32mq di mare circa, 9mq di pozzanghere, Mare, Campi arati e canali d’irrigazione: finte sculture realizzate tra Il 1966 e il 1967, quasi materializzazione degli appunti fotografici degli anni precedenti.
E parte ed arriva sempre al mare, il racconto di un artista poliedrico, oltre che grafico, scultore e perfomer: un Pascali fotografo.
Pino Pascali. Fotografie, Fondazione Pino Pascali, Museo Virtuale
immagini: (cover 1) Pino Pascali, «Festone», 1965, Courtesey Fondo fotografico Archivio Fondazione Pino Pascali (2) Pino Pascali, «Festone», 1965, Courtesey Fondo fotografico Archivio Fondazione Pino Pascali. (3) Pino-Pascali, «Araba-Fenice», Fotografie-©-Courtesy-Sandro-Bongiani-Arte-Contemporanea-Salerno