Raccogliere parole e I quaderni di Hannah Arendt sono le due mostre di Sabrina Mezzaqui (Bologna, 1962) che si chiudono in Italia all’inizio del 2025. La prima, presso Galleria Continua nella sede storica di San Gimignano (14 settembre 2024 – 26 gennaio 2025), si iscrive entro un rapporto più che ventennale tra l’artista e la galleria, mentre la seconda, a cura di Manuela Valentini (6 –14 febbraio 2025), è frutto di una collaborazione con la Biblioteca del Centro di Documentazione, Ricerca e Iniziativa delle Donne di Bologna e si svolge nel palinsesto di Art City per Arte Fiera – un’edizione particolarmente fortunata per Mezzaqui, che, rappresentata da Galleria Continua e da Galleria Massimo Minini, vince il premio Fondazione BPER.
Le due mostre, che si susseguono a pochi giorni di distanza, presentano una contiguità non solo cronologica ma anche concettuale, offrendoci un’occasione per riflettere brevemente su alcuni aspetti della poetica e della pratica di Sabrina Mezzaqui, artista attiva dagli anni Novanta sulla scena bolognese, italiana e internazionale con una ricerca incentrata sul valore del tempo e della quotidianità, con una forte operatività relazionale e manuale.
Nelle opere esposte in entrambe le mostre – che analizzeremo tra poco – si ravvedono infatti temi e processualità costitutive del percorso ormai trentennale dell’artista: nello specifico, la letteratura e la trasformazione dell’oggetto-libro. Sin dalle prime opere degli anni Novanta, Mezzaqui si interessa alla letteratura come fonte, empatizzando con racconti e personaggi. Si pensi anche solamente all’installazione Le mille gru (1998), in cui dalle pagine de Il gran sole di Hiroscima di Karl Bruckner fuoriescono 999 gru realizzate con la tecnica dell’origami dall’artista, che si cimenta pazientemente nel medesimo esercizio della protagonista Sadako Sasaki. I riferimenti letterari ricorrono da allora non solo in veste di citazioni, ma come simbolo di una passione profonda per la lettura, accompagnati dalla sperimentazione sul libro in quanto “volume” – ovvero nella sua forma concreta e tattile – che avviene per mezzo di attività metodiche e minuziose di taglio, piegatura e ricomposizione del suo stesso materiale: la carta.
La sostanziale differenza tra le prime opere e quelle degli anni Duemila, nonché delle recentissime esposte nelle due mostre in esame, risiede nel processo di esecuzione, non più individuale ma collettivo. In conversazione con Monica Coretti al Museo MADRE (per il ciclo Costruire comunità, 2023), Mezzaqui rivela che il lavoro di gruppo e in gruppo è nato come esigenza contingente – quando le sue amiche si sono proposte di aiutarla per accelerare i ritmi di consegna – ma è poi diventato metodo ricorrente, se non costante, e parte integrante del suo orizzonte di ricerca. Mezzaqui si fa infatti mediatrice di comunità temporanee o periodiche, che si ritrovano in uno stesso momento e luogo per svolgere insieme compiti manuali e ripetitivi (ritagliare carta, infilare perline) e che condividono in tale contesto relazionale parentesi di quotidianità, storie, pensieri, incentivando momenti di meditazione, silenzio, affettività, cura.
Nell’ambito della mostra Raccogliere parole a San Gimignano, Mezzaqui sceglie non a caso di programmare una serie di incontri aperti al pubblico – di cui uno in collaborazione con l’artista Claudia Losi – situandoli in una stanza appositamente dedicata. Lì istituisce Il tavolo della poesia, sessioni laboratoriali di “composizione spontanea” in cui i partecipanti sono invitati a creare dei piccoli collages su carta con frammenti di frasi, impreziositi da ricami e perline, installati in progress sulle pareti. Nella stanza sono presenti anche i materiali naturali “modificati” raccolti durante il trekking da Pistoia a San Gimignano, lungo la via Francigena, che Mezzaqui svolge in gruppo alcuni giorni prima dell’inaugurazione e che rivelano un’altra modalità di condivisione situazionale e relazionale cara all’artista.
Non è la prima volta che Mezzaqui costituisce dei “tavoli di lavoro”, che sono avviati sia in forma privata e a cadenza regolare – nel suo studio o nel “tavolo permanente” a lei concesso dal Comune di Marzabotto – sia in sedi istituzionali e museali, nella cornice di mostre temporanee (come per Appello ai meditanti, 2014). Tra le opere di Raccogliere parole, posizionato sul palco dell’ex-cinema, si trova En – Il tavolo di Plotino, risultato materiale dell’omonimo tavolo di lavoro (2017-2024) tra San Gimignano e Maccastorna: un tavolo vetrato che accoglie migliaia di strisce di carta piegate, contenenti le parole greche delle Enneadi di Plotino, ritagliate dall’edizione italiana Bompiani, disposte a formare un cerchio inscritto in un quadrato con un inserto rettangolare centrale.
Anche I quaderni di Hannah Arendt (2017-2021) dell’omonima mostra di Bologna sono l’esito di un tavolo di lavoro predisposto per trascrivere alla lettera Nel deserto del pensiero – Quaderni e diari 1950-1973 della celebre filosofa tedesca. I 29 quaderni, disposti su tre tavoli vetrati e retroilluminati, sono il prodotto di lunghe sedute collettive di ricalco in negativo su fogli carta leggera, tipica degli atti giuridici e amministrativi, dall’edizione BEAT, che in un secondo passaggio Mezzaqui ripassa con inchiostro e rilega a mano con copertine in stile grigie Bauhaus, con la collaborazione di artigiane di Marzabotto. L’unica calligrafia visibile, di precisione impeccabile, senza errori o sviste, restituisce quindi un processo corale, dietro cui si nascondono tante mani. Tale modalità operativa era stata impiegata già nella trascrizione de I quaderni di Simone Weil (2010-2016), a prova di una predilezione verso il pensiero di scrittrici donne evidente anche nelle opere in cui Mezzaqui cita e omaggia, tra le altre, Marguerite Yourcenar, bell hooks o Mariangela Gualtieri – poetessa e amica a cui l’artista dedica anche 5 libri (2024), installazione centrale della mostra a San Gimignano. Nel caso di Hannah Arendt, il contesto espositivo della Biblioteca Italiana delle Donne amplifica ancora di più la volontà di preservare e valorizzare il lavoro intellettuale, la militanza politica e la dimensione autobiografica di voci femminili; una volontà rimarcata per giunta dall’evento pubblico che accompagna il finissage della mostra, ovvero una lettura performativa di brani di Arendt da parte di un gruppo di donne, amiche e studentesse che segue il suo lavoro da vicino.
Se immaginiamo il processo di realizzazione delle opere citate, a colpire sono certamente il fattore-tempo e la meticolosità del gesto. Le comunità attivate da Mezzaqui sembrano sottrarsi al consumo e alla frenesia del turbocapitalismo attraverso atti lenti, pazienti, minimi. La ripetizione sistematica di uno stesso movimento finisce per creare uno stato di attenzione perenne e di trance, una connessione perfetta tra azione e pensiero che richiama una dimensione meditativa e spirituale di stampo non solo occidentale – Mezzaqui è infatti affascinata dalla ritualità buddista e dall’impermanenza esecutiva del mandala, motivo su cui torna a più riprese nella sua ricerca. “Meditare con le mani” – titolo di un laboratorio del 2016 a Cesena, invitata proprio dall’amica Mariangela Gualtieri – è la felice espressione che Mezzaqui trova per definire questo lavoro collettivo e continuo, volto a cercare nuove forme di r-esistenza; meditare quindi scomponendo e ricalcando con le mani le parole dell’Altro, di grandi pensatori e pensatrici; “meditare con le mani” trovando “passatempi” per “ritagliarsi tempo”.
L’autrice desidera ringraziare:
Sabrina Mezzaqui, Galleria Continua e Laura Montesanti
l’artista e fotografa Sonia Lenzi per il Centro di Documentazione, Ricerca e Iniziativa delle Donne di Bologna.
Sitografia essenziale
Sabrina Mezzaqui, sito personale
Sabrina Mezzaqui, biografia, cv e bibliografia
Segnalazione mostra Galleria Continua, San Gimignano
Segnalazione mostra Centro di Documentazione, Ricerca e Iniziativa delle Donne di Bologna
immagini: (cover) Sabrina Mezzaqui, «I quaderni di Hannah Arendt», 2024, exhibition view Archivio Biblioteca del Centro di Documentazione, Ricerca e Iniziativa delle Donne di Bologna. Courtesy: CDD (Centro Documentazione Donne). Photographer: Sonia Lenzi (2) Sabrina Mezzaqui, «Raccogliere parole», 2024, exhibition view Galleria Continua San Gimignano. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photographer: Ela Bialkowska, OKNO Studio (3) Sabrina Mezzaqui, «Raccogliere parole/Il tavolo della poesia», 2024, large table with twenty chairs, 2 wall shelves, 7 books, variable elements. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photographer: Ela Bialkowska, OKNO Studio