Dai luoghi che si abitano e vivono, che generano identità, si percepisce energia e memoria. Dagli ambienti vitali e portatori di emozioni, positive o negative che siano, ci si allontana a fatica oppure si sente l’esigenza di porre una distanza per ricostruire una nuova fase di vita. Nella storia personale di ognuno i luoghi sono le basi della condizione quotidiana d’esistenza e le strutture che ospitano, anche temporaneamente, i vissuti e la rappresentazione del ricordo. Nella valorizzazione e osservazione di queste relazioni, si costruisce la ricerca artistica di Sonia Andresano. In Allegra ma non troppo, la mostra personale tenuta ad AlbumArte a cura di Daniela Cotimbo, questi passaggi sono stati messi in evidenza attraverso le opere prodotte negli ultimi tre anni. L’osservazione di piccoli frammenti di vita – di visione e ascolto di particolari, spesso tralasciati e non intesi – è sviluppata sia nei video che nelle foto digitali.
Sembra ci sia la volontà di restare e rimettere in azione ciò che è stato, ribaltando l’atto del guardare e il vivere il tempo nello spazio. Luogo e tempo subiscono entrambi un azzeramento. La percezione e il ricordo, la dimensione emotiva, sono inglobati in una condizione di spazio-tempo che mette in un’unica entità omogenea il tessuto spaziale e temporale. Le azioni e le esperienze subiscono cambiamenti anche attraverso i “territori” in cui sono stati vissuti, nella linearità del tempo che sembra chiuso: il viverlo in una dimensione circolare e flessibile sembra un’esperienza propria anche del periodo di chiusura per l’emergenza sanitaria.
Dal video che titola la mostra si percorre il tempo che ha preceduto e introdotto la ripresa delle attività dello spazio espositivo. Gli ambienti vuoti di AlbumArte si arricchiscono dei suoni che provengono dall’esterno. I termini della ricerca gravano sul tema del movimento. La piccola scultura della mosca bianca, essere-testimone che da alcuni anni è parte dei lavori della Andresano, si aggira negli spazi da poco riaperti dove ogni cosa è stata sospesa, per ripartire con grandi energie ed incognite. Il luogo acquisisce una nuova immagine, nell’attesa e dopo, al momento della ripresa dell’attività espositiva. Il video sembra non abbia movimento, ma è possibile ritrovarlo in piccoli particolari.
Le immagini sono ferme, il punto di vista è ribassato, l’interno domina sull’esterno che si percepisce dai rumori e da pochi scorci aperti. Un tempo circolare sembra guidare anche gli altri video in mostra, da Che ci faccio qui (2019) a Trammammuro (2018) alla videoinstallazione Mio padre e suo figlio (2017); le immagini forniscono la ricostruzione di una mappa concettuale di passato e presente, di rapporti e di storie personali strettamente legati ai luoghi. Le foto hanno una pari matrice ideativa: si soffermano su un altro stato di conoscenza, dove frammenti e spazi vuoti raccontano allo stesso modo di una dimensione di valore da osservare e riprendere.
Veicolo cieco (2020) è l’opera scultorea in resina che è l’altra faccia della medaglia del racconto di Sonia Andresano: non è possibile guardare indietro, la visione è impedita dalla opacità della superficie. Quello che dovrebbe essere uno specchietto retrovisore di un camion perde la sua funzione d’uso impedendo ogni riflesso di immagini. Dal linguaggio scultoreo all’azione performativa, la logica narrativa è tracciata su una dimensione ambigua e ripetitiva; l’artista è nei video e nelle foto la chiave concettuale che sviluppa il racconto. Il filo che unisce le opere in mostra si materializza in Per filo e per segno (2018). Nelle piccole foto dell’artista intenta nel lavora a maglia il filo di lana, ripreso in digitale, procede nel segno grafico sul muro, tenendo uniti i due piani d’azione, tra tempo creativo e spazio concreto.
Sonia Andresano. Allegra ma non troppo, a cura di Daniela Cotimbo, è stato presentato a Roma da Albumarte nel luglio 2020.
immagini: (cover 1) Sonia Andresano, Exhibition view, AlbumArte, 2020, foto: Sebastiano Luciano. Courtesy Albumarte (2) Sonia Andresano, Exhibition view, AlbumArte, 2020, foto: Sebastiano Luciano. Courtesy Albumarte (3) Sonia Andresano, «Mio padre e suo figlio», 2017, Installation view (details), AlbumArte, 2020. Videoinstallazione, 3’ 41’ minuti, foto: Sebastiano Luciano. Courtesy Albumarte (4) Sonia Andresano, «Mosca bianca», 2018, Installation view, AlbumArte, 2020. Fotografie digitali, stampa su carta hahnemühle matt fibre montata su forex, cornici in legno, 53×36 cm, foto: Sebastiano Luciano. Courtesy Albumarte (5) Sonia Andresano, «Veicolo cieco», 2020, Installation view, AlbumArte, 2020. Resina trasparente, 83x14x21 cm, foto: Sebastiano Luciano. Courtesy Albumarte