Fluttuante, come la videoarte che espone e presenta, la mostra «She – Wolves_Erotism > Love > Body», curata da Laura Leuzzi per Re_Exhibit_ Rewind Online Gallery, è aperta al pubblico fino al 31 Agosto 2024. Sarebbe, però, forse, meglio non usare la parola ‘aperta’, dato che l’esposizione è totalmente digitale, accessibile attraverso un link che travalica il concetto di apertura e chiusura, ma che affonda il suo senso nel percorso dell’internauta, avventuriero immateriale nel doppio di se stesso in rete, che nel vuoto colmo di tutto vaga.
Le opere esposte sono immensamente a loro agio nello spazio immateriale, perché immateriali anch’esse, seppur di un’immaterialità tanto diversa e tanto lontana da quella a cui siamo più propriamente abituati oggi: un’immaterialità analogica, seppur tradotte digitalmente, che presuppone dunque un supporto, che vediamo nelle increspature dell’immagine tradotte dal suo negativo, e che quindi si collega nella sua ontologia alla realtà, molto più dello spazio digitale asettico in cui siamo immersi e leggermente di più dell’ultima opera in mostra, la quinta, che dopo una batteria di sensuali opere storicizzate ci riallaccia alla contemporaneità, con un’espressione tecnica e concettuale tanto diversa eppure così affine alle sperimentazioni video tra gli anni ’70 e ’80 che abbiamo in precedenza esperito.
Laura Leuzzi struttura un percorso fatto di fasi, una sorta di corridoio in cui camminiamo attraverso il micro-movimento dello scrolling, fatto di porte che sono varchi meditativi nella sperimentazione video femminile. Il senso di questo percorso è palesato dal titolo stesso della mostra: ispirato al celebre libro di Clarissa Pinkola Estès, Woman who runs with the wolves (1992) e alla figura della lupa, l’esposizione ci mostra un corpo femminile libero, una sessualità pura, che esplora l’erotismo, l’amore e il corpo stesso. Un erotismo, dunque, legato a doppio filo al macro-concetto di Natura, una sessualità puramente femminile e limpida, libera da qualunque sovrastruttura.
L’opera video della pittrice Živa Kraus, Motovun Tape (1976), è decisamente più riflessiva e meno scanzonata della precedente e ci mostra poeticamente come il corpo dell’artista, più specificatamente la mano, si fa strumento per esplorare il mondo che la circonda. Il suo sensuale accarezzamento delle mura cittadine di Montona aprono ad un’esplorazione interiore e personale ma anche intrisa di memoria storica.
Torna potentemente l’ironia e il gioco nell’opera video di Maria Vedder e Bettina Gruber, Mama’s Little Pleasure (1984). In essa, accompagnata dalla musica scritta da Gruber, Vadder esplora i temi dell’erotismo e della sessualità giocando ad interpretare prima un marinaio e poi una ballerina in una piccola scenografia arrangiata. I suoi gesti, le sue pose, i suoi sguardi, gli oggetti di scena, i testi delle canzoni che ascoltiamo e perfino il cane presente nell’opera concorrono ad esporre una vera e propria tesi che rifiuta lo stereotipo e slaccia il preconcetto religioso che vuole l’amore collegato al sesso.
Per terminare, infine, con il video del 2023 di Elisabetta Di Sopra a tracciare una retta con le riflessioni artistiche contemporanee, a puntualizzare che quello che stiamo esperendo non è archeologia, non nasce e termina nel passato, ma esplode con un’energia incredibile mezzo secolo fa per farsi testimone indispensabile delle riflessioni presenti, punto di partenza di un ragionamento fondamentale e irrisolto. In esso l’artista, figura sciamanica, cammina scalza nel deserto del Wadi Rum, in Giordania, esplora le dune, esperisce il mondo attraverso il suo corpo, entra in dialogo con la sabbia attraverso le sue orme, che alla fine cancella con un panno, scomparendo anch’essa nello striscio di quella cancellatura che ha eliminato la sua presenza (le orme) ma non la sua esperienza viva (lo striscio non è totale assenza).
“Inspired by the famous book by Clarissa Pinkola Estès, Women who run with the wolves, this small, curated selection engages with the notion of a woman that unleashes the power of an ancient female archetype: “A healthy woman is much like a wolf: robust, chock-full, strong life force, life-giving, territorially aware, inventive, loyal, roving.”
This creature – as portrayed by Pinkola Estès – is fired up by a heat that is not limited to sexual arousal but is expanded to an “intense sensory awareness” which includes her sexuality. All her senses – taste, touch, sound, sight and much more – are activated by stimuli.”
Questo leggiamo nell’introduzione alla mostra scritta da Leuzzi, catapultandoci nell’istanza femminista chiarificatrice, istanza di una mostra che ci appare purissima e puntale, portatrice di senso in una realtà, forse, troppe volte confusa.
Re-Exhibit She – Wolves_Erotism > Love > Body, mostra online alla Re_Exhibit_ Rewind Online Gallery, a cura di Laura Leuzzi (storica dell’arte e curatrice, attualmente Chancellor’s Fellow a RGU, Aberdeen), fino al 31 agosto 2024Artisti: Elisabetta Di Sopra, Antonie Frank Grahamsdaughter, Bettina Gruber, Živa Kraus, Lydia Schouten and Maria Vedder
La mostra si sviluppa a partire dai materiali e dalle interviste raccolte nel corso di precedenti progetti dell’AHRC, tra cui EWVA European Women’s Video Art (2015-18) e REWINDItalia (2011-14), e si ispira al lavoro di Leuzzi con Diana Georgiou e Giulia Casalini, nonché a un recente capitolo del libro Wives, Witches, and Whores (Mogli, streghe e puttane), a cura di Helen Gorrill, pubblicato da Bloomsbury.
immagini: (cover 1) Antonie Frank Grahamsdaughter ,«Transit», 1986, fermo immagine da video (2) Lydia Schouten, «The Lone Ranger Lost in the Jungle of Erotic Desire», 1981, fermo immagine da video(3) Živa Kraus, «Motovun Tape», 1976, fermo immagine da video(4) Maria Vedder e Bettina Gruber, «Mamas Little Pleasure», 1984, fermo immagine da video (4) Elisabetta di Sopra, «Senza Tracce», 2023, fermo immagine da video