Tra indagine analitica, elaborazione concettuale e restituzione visuale Agnes Denes struttura il suo lavoro, codificando all’interno di mappe, diagrammi e metafore visive dati di varia natura, geografici, biologici, matematici, linguistici e filosofici. Per tale ragione, nella produzione dell’artista – interamente animata da legame tra immagine e linguaggio astratto (Bonani et al 2021, 100) – e nelle sue annotazioni si può intravedere una precoce testimonianza di una tendenza artistica e metodologica che dall’inizio del XXI secolo si è sviluppata con forme di visual knowledge e data visualization.
Dalla dichiarazione di intenti espressa nel Manifesto emerge la consapevole ricerca interdisciplinare che Denes attua attraverso la sua pratica artistica. Il desiderio di esplorare diversi campi, attraverso l’uso dell’intelletto mediato dall’intuizione, e di riconoscere ed interpretare le relazioni tra diversi elementi e settori, per Denes devono condurre alla proposizione di nuovi concetti e terreni di indagine (Denes 1969). In questo percorso di «eterna ricerca», l’artista ungherese deve ai principi delle scienze naturali e della matematica e agli strumenti della tecnologia parte della sua sperimentazione; discipline che ha esplorato analiticamente restituendo un’immagine – intendendo questo termine sia in accezione figurativa che letteraria – sintetica e ramificata (Selz 1992, 147) del sapere, propria di una visione olistica della cultura e della natura.
Nel 1986 sulla rivista scientifica “Computers & Maths application” l’artista spiega il ruolo della simmetria nel suo lavoro. La simmetria, di cui triangoli equilateri sono frequentemente espressione, è una struttura e una forma simbolica, talvolta mostrata e visibile, altre celata poiché substrato concettuale e sistema di riferimento per i pattern invisibili dell’esistenza fisica e della logica del pensiero critico e deduttivo (Denes 1986).
Il procedimento attraverso cui lavora – astrazione concettuale e distillazione formale – trova ulteriore espressione nella serie delle Piramidi: «figure perfette e strutture etiche» che incarnano il sapere umano (Denes 2020, 233) ed esemplificano la teoria matematica della probabilità di Pascal, stessa legge che l’artista ha applicato in alcuni lavori di Land Art.
Un lavoro nella stessa direzione di The Dialecting Triangulation: A visual philosophy è Thought Complex (1971-1972), rappresentazione diagrammatica dei processi dell’intelletto – confronto, validazione, e opposizione – applicati alla cristallografia. Nel disegno un’architettura cognitiva è costruita come solidi cristallini, ai cui processi di formazione e sviluppo delle collinette Denes paragona l’evoluzione dei pensieri. Le sovrapposizioni e le intersezioni dei triangoli restituiscono un poliedro sfaccettato, soluzione figurativa, nodes and links, oggi comunemente utilizzata per configurazioni di visual knowledge (Lima 2017).
Il metodo analitico, strutturato su tesi e antitesi, è connaturato al modus operandi dell’artista, la quale definisce anche la sua produzione in base a esplorazione di temi e problemi opposti. Alla serie di opere dettate da linguaggio matematico e perfetto, affianca alcune elaborazioni grafiche di natura antitetica, che potremmo definire espressioni di ‘asimmetrie’, comunicative e percettive. Tra queste si possono individuare Isometric System in Isotropic Space-Map Projections, mappe geografiche provenienti da una serie di studi di distorsioni ottenuti da applicazione di regole cartografiche su solidi geometrici e altre forme, quali uova, conchiglie e ciambelle.
La tradizione delle mappe e delle carte geografiche, nata come sistema convenzionale di codificazione di informazioni naturalistiche e punti di riferimento terrestri, diventa fonte per scardinare le certezze, accettare il relativismo e il paradosso. Qualche anno dopo la fotografia Earthrise, scattata da Apollo 8 nel 1968, evento che ha prodotto un cambiamento nella percezione del pianeta (Rawes 2018, 80), Denes riconfigura la massa del globo, accordando longitudine e latitudine, con l’obiettivo di realizzare una cartografia sperimentale (Denes 2020, 18) che rende visivamente nuove incertezze e «buchi neri» della conoscenza: «We must create a new language, consider the transitory state of new illusions and layers of validity, and accept the possibility that there may be no language to describe ultimate reality, beyond the language of vision» (Denes 2020, 155).
L’artista esegue una vera e propria proiezione cartografica attraverso una ricostruzione matematica di meridiani e paralleli con dati esatti, smantellando l’idea di una sola morfologia terrestre possibile, e creando nuove visualizzazioni di relazioni tra terre e continenti. Un lavoro di grande puntualità e precisione che è durato quattro anni per la difficoltà di traslare su diverse forme misure e distanze senza ausilio di computer e con strumenti molto poco sofisticati (Homer 2014).
Agnes Denes estende il suo sguardo investigativo a fenomeni ed eventi dell’ecosistema raccogliendo dati grezzi che propone come casi di studio di natura visuale. Bird Project – Visual investigation of system in motion, realizzato nel 1979 in Svezia, è un filmato che riprende il flusso migratorio degli uccelli per esaminare il sistema relazionale della specie in una prospettiva comparativa con l’essere umano. Il rapporto individuo-gruppo, la capacità di adattamento, e l’influenza ambientale sono i parametri presi in considerazione dall’artista. Interesse analogo, Denes lo aveva espresso due anni prima, in occasione di una trasferta alle cascate del Niagara per l’opera Rice/ Tree/ Burial dove filmò la forza dell’acqua e il movimento della natura.
La visione d’insieme e l’eliminazione dei confini che Denes persegue nella sua ricerca artistica si ritrova anche nella scelta di alcuni formati; l’intento di restituire l’unità e l’organicità delle sue elaborazioni visive portarono l’artista ha strutturare lavori in più sezione e ad immaginare quadri senza bordi, lunghi 500 o addirittura 1000 yards (Selz 1992, 147) per contenere in uno spazio ecosistemi di conoscenza.
Tra i suoi lavori di grande formato, Introspection II – machine, tools and weapons. L’artista sviluppa orizzontalmente una visual history della tecnologia, dalle origini ai suoi giorni, includendo le maggiori innovazioni fino alla bomba atomica e a Human Hang-Up Machine, macchina di sua invenzione costituita da innumerevoli componenti tecnici e fantastici.
Alla tecnologia si interessa in diverse occasioni; sperimenta con i Raggi X, i microscopi, scrive di intelligenza artificiale, e frequenta gli AT&T Bell Laboratories. Partecipa alla mostra «Software: information, technology and its new meaning in art» del 1970 dove, grazie alla collaborazione con il gruppo dei giovani computer scientist R.E.S.I.S.T.O.R.S, presenta due lavori che erano concepiti come sperimentazione computazionale della ricerca che stava portando avanti sulla teoria della conoscenza e dell’informazione (Bianconi 2020, 167). La computer animation Trigonal Ballet produceva un loop infinito di triangoli evanescenti. In Matrix of Knowledge, invece, l’artista aveva inserito una serie di «matrici» in Creative Reason, Evolution, Politics and systems, Emotions and Passions, e A Man’s Life, per invitare l’utente a confrontarsi con un sistema di informazioni precostituito e «condensato», ma che lasciava altresì spazio per un margine di scelta, proponendo al pubblico forme di interattività con computer: «in one program visitors could create their own lives, where only Birth and Death were unchangeable – prefixed givens» (Denes 2020,119).
L’artista in Matrix of knowledge guarda criticamente gli effetti dell’era dell’informazione, tema su cui si è espressa in diverse occasioni:
La somma delle informazioni accumulate raddoppia ogni sette-dieci anni. In futuro questo sovraccarico aumenterà fino a quando abbreviazioni e riduzioni appariranno premendo un pulsante su un analizzatore di sistemi, un decodificatore o un computer. […] Un giovane oggi può leggere meno di 500 libri o il loro equivalente per essere ben istruito. Questo numero potrebbe facilmente passare a 10.000 o 20.000 nel prossimo futuro. Quando leggere e imparare così tanto diventerà più di quanto la mente possa gestire, la risposta sarà la riduzione, la preselezione e l’eliminazione. Ma chi prenderà queste decisioni in base a quali criteri? Gli individui non saranno certamente in grado di farlo. Verrà creato un sistema per ridurre i dati in entrata, con il rischio di perdere la libertà di scelta. I mass media stanno già scegliendo per noi, e anche la specializzazione sta andando in questa direzione, intrappolando dati preziosi all’interno di ogni specialità, dove rimangono non digeriti, ostacolando deduzioni e combinazioni accurate, poiché il flusso di comunicazione è bloccato (Denes 2020,119).
In questa accumulazione di informazioni, Denes utilizza l’immagine come strumento per costruire linguaggi di percezione (Denes 1986, 839) conseguenti al cambiamento storico che stava vivendo durante l’Era dell’Informazione. La capacità di sintesi e di chiarificazione che attribuisce all’immagine le permettono di costruire dispositivi per vedere e conoscere la realtà, sia nella struttura metafisica sia nelle reciproche e molteplici relazioni che la costituiscono. Quanto tracciato sopra, prendendo in esame una piccola parte della produzione dell’artista, intende essere un breve percorso – solo uno dei molteplici possibili che la varietà del suo lavoro offre – per rileggere a posteriori l’attualità della operazione artistica che Denes ha condotto nel campo della visualizzazione come strumento comunicativo di dinamiche complesse e invisibili. La formulazione di un approccio conoscitivo, visuale e sintetico, che l’artista elabora a partire dagli anni ‘70 con sguardo lucido e critico, sembra preludere un’ «Arte per il Terzo Millennio» – citando il titolo della Lectio Magistralis dedicata all’artista che Mirella Bentivoglio presentò all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1998.
References
Bianconi, Giampaolo. 2020. “Agnes Denes in the 70th: toward the hologram”, in Agnes Denes: Absolutes and Intermediates, edited by Emma Enderby, 165-168. New York: The Shed
Bonani, Paola, Oppedisano, Francesca Rachele and Laura Perrone. 2021. Ti con Zero.Tre Stazioni per Arte e Scienza. Roma: Azienda Speciale Palaexpo
Burnham, Jack Wesley. 1970. Software – Information Technology: Its New Meaning for Art. Exhibition catalogue. New York: the Jewish Museum
Denes, Agnes. 2020.The Human Arguments. The writing of agnes Denes, Washington: Spring Publication
Denes, Agnes. 1993. “Notes on Eco-Logic: Environmental Artwork, Visual Philosophy and Global Perspective”. Leonardo 26, no. 5: 387–95.
Denes, Agnes. 1969. Manifesto
Denes, Agnes. 1992. “Wheatfield/Tree Mountain.” Art Journal 51, no. 2: 22–23
Denes, Agnes. 1990.“The Dream.” in Critical Inquiry 16, no. 4: 919–39.
Denes, Agnes. 1986.“Notes on a visual philosophy”. Computers & Mathematics with Applications 12, no. 3–4, Part 2: 835-848
Denes, Agnes. Art for the Third Millenium. Creating a New world. WEAD. Women Eco Artists Dialogue
Hobbs, Robert. 1992. “Agnes Denes’s Environmental Projects and Installations: Sowing New Concepts” In Agnes Denes, edited by Jill Hartz, 163-170. Ithaca: Herbert F. Johnson Museum of Arts, Cornell University
Barretto, Ricardo. 1999. Sculptural Conceptualism: A new reading of the work of Agnes Denes, “Sculpture Magazine”, vol.18. n4
Homer, Nicola. 2014. “Agnes Denes: interview. A visionary artist”. Studio International, March 11 2014
Lima, Manuel. 2017. The book of Circles. Visualizing Spheres of knowledge. New York: Princeton Architectural Press
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Selz, Peter.1992 . “Agnes Denes: the artist as universalist” In Agnes Denes, edited by Jill Hartz, 147-155. Ithaca: Herbert F. Johnson Museum of Arts, Cornell University
Sims, Lowery Stokes. 1992. “Penetrating the Folds of Time… The Visionary Art of Agnes Denes” In Agnes Denes, edited by Jill Hartz, 155-161. Ithaca: Herbert F. Johnson Museum of Arts, Cornell University
immagini: (Cover-1) Cover Wheatfield – A Confrontation: Battery Park Landfill, Downtown Manhattan – with Agnes Denes Standing in the Field, ©1982 Agnes Denes, immagine via (2) Agnes Denes, «Study for Thought Complex», 1970, india ink su carta millimetrata, 30 x 20 cm c.ca. © Agnes Denes, immagine via (3) Agnes Denes, «Isometric Systems in Isotropic Space-Map Projections. The Doughnut», 1979, carboncino su carta millimetrata, 61x 76 cm circa. © Agnes Denes, immagine via (4) Agnes Dens, «Introspection I – Evolution, 1968-71, Monoprint, 12x 5 m circa; Introspection II – machine, tools and weapons», 1972, Monoprint, 10 x 6 m c.ca. © Agnes Denes, immagine via (5) Agnes Denes, «Tree Mountain – A Living Time Capsule-11,000 Trees, 11,000 People, 400 Years», 1992-96, (420 x 270 x 28 meters) Ylojarvi, Finland, © Agnes Denes, immagine via