La nascita di un museo è condizionata spesso dalla volontà di accrescere il territorio, dal desiderio di supportare la creatività locale e internazionale, di apportare benessere, di vivacizzare il dibattito artistico, di creare un dialogo con altre istituzioni, di sposare un strategia che parte dall’arte per intrecciare i fili con tutte le varie realtà locali. Il museo è la casa della speranza culturale d’oggi, è una scelta ben precisa che coniuga le istituzioni sotto il segno dell’ambizione e le invita a cooperare per costruire – in un determinato luogo – un totem, un perno attorno al quale riconoscersi e farsi riconoscere, avvicinare il pubblico mondiale e esibire naturalmente il potere. A questi spazi sempre più aperti alla didattica e alla formatività lavorano, da tempo, gli architetti Fuensanta Nieto (Madrid, 1957) e Enrique Sobejano che, nel 1985, hanno dato vita allo studio Nieto | Sobejano imponendo in breve tempo il loro marchio (come giovani e promettenti star del panorama architettonico contemporaneo) dentro e oltre i confini spagnoli. Dotati di particolare intuito museografico e di una spiccata vivacità plastica che si riversa nella scelta dei materiali e nel riutilizzo di preesistenze con le quali fanno spesso i conti – il caso, ad esempio, della suggestiva trasparenza che offre l’involucro in alluminio pressofuso adottato per il volume emergente e geometricamente squadrato del Museo San Telmo – Nieto e Sobejano conducono, da tempo, un progetto di revisione, un modello – sempre più aperto all’integrazione e alla purezza strumentale come dimostra una recente mostra passata un po’ inosservata – organizzata negli spazi del MAST di Bologna per poco meno di un mese (fortunato chi ha avuto modo di visitarla tra il 24 settembre e il 25 ottobre 2014) – il cui catalogo, pubblicato da Electa nella sezione Architettura, non solo rappresenta la traccia di quello che è stato l’appuntamento bolognese, ma anche (e soprattutto) un percorso dettagliato del lavoro che il duo ha realizzato negli anni.
Partendo dalla considerazione di alcuni luoghi, di alcuni spazi da riqualificare mediante l’ausilio di materiali innovativi (luoghi da trasformare in ambienti dell’arte contemporanea), Nieto | Sobejano realizzano, infatti, ambienti (ovvero meta-architetture) intelligenti, la cui intelligenza è mossa dall’affiancamento costante dell’attuale dinamismo tecnologico alle luci del passato. Come vere e proprie sfide alla pesantezza del tempo, le loro architetture interrogano gli strumenti stessi dell’architettura per concepire controcampi, per concepire dialoghi (non scontati) con gli ambienti, per edificare «interpretazioni non scontate delle specificità delle diverse contingenze delle quali ogni opera di architettura è il prodotto». Il restauro del Castillo de La Luz a Las Palmas (1999-2013), il Museo di Madinat al-Zahra nei pressi di Cordoba (1999-2009), il Centro di Arte Contemporanea sempre a Cordoba (2005-2014), il Museo San Telmo a San Sebastian (2005-2011), il Museo di Storia di Lugo (2007-2011) e il Museo Joanneum a Graz (2006-2013) sono alcuni dei luoghi restaurati o integralmente progettati per mostrare una preziosa cifra stilistica nutrita, sempre, di strepitose doti che non solo indovinano luminosi, preziosi e funzionali spazi espositivi, ma si integrano anche, con risoluzioni sempre più eleganti, sulle potenzialità ambientali e formali dei luoghi che accolgono le loro opere.
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immagini (cover) Auditorium e centro congressi Aragón – Expo 2008, Saragozza, 2005–2008 – © Roland halbe (1) Mercato temporaneo Barceló – Madrid, 2009 – Museo Joanneum Graz, 2006–2013 – © Roland halbe (2) Museo di Storia – Lugo Spagna.