I nomi di Franco Evangelisti e Alvin Curran sono ben noti a chiunque si interessi a un campo sperimentale di studi musicali che, grossolanamente e con un approccio alquanto riduttivo e svilente, è stato a lungo etichettato come «antimusicale» o «rumoristico». I due nomi hanno legami stretti con la città di Roma dove, nella seconda metà anni Sessanta, si produsse un vero e proprio movimento culturale e artistico che generò progetti trasversali e di respiro internazionale. I più influenti erano legati ai collettivi GRUPPO DI IMPROVVISAZIONE NUOVA CONSONANZA (GINC) e MUSICA ELETTRONICA VIVA (MEV), rispettivamente fondati da Evangelisti, che si ispirava alla sperimentazione della scuola di Berlino, e dal più anarcoide Curran.
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L’avanguardia sonora romana era una realtà e si deve riconoscere all’Accademia Americana il merito di aver offerto in quegli anni casa e sostegno alle attività di sperimentazione sonora legate a quei progetti, come pure a molte altre in ambito artistico e umanistico.
È nella sua sede di Villa Aurelia che il 14 novembre si è rievocata l’origine di quella corrente sperimentale che si centrava sull’utilizzo dei primi synth portatili – il SynKet di Paolo Ketoff – e sui suoni concreti, attribuendo un significato denso al concetto di libera improvvisazione collettiva.
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Le celebrazioni hanno avuto inizio con una conferenza che ha messo a confronto lo stesso Alvin Curran, a testimonianza del lavoro di MEV, Francesco Antonioni, in rappresentanza di GINC, e la compositrice americana Annie Gosfield. Round-table breve e piuttosto spenta, in cui si è sfruttato poco il patrimonio di informazioni e contenuti che due figure come Curran e Gosfeld avrebbero potuto mettere a disposizione dell’uditorio.
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Più interessante invece la parte centrale della giornata celebrativa, che comprendeva i live set di Ceccarelli & Roncato, Teho Teardo, Alvin Curran, Annie Gosfield e Chris Cutler, seguita dall’ormai irrinunciabile chiusura con la sezione DJ set.
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Tra i momenti più significativi dell’evento celebrativo, quello offerto da Alvin Curran che ha richiamato un pubblico foltissimo e attento, con una performance che rimandava alle forme, ai modi e ai suoni della free-improvisation anni ’70. A precedere Curran, il set di Teho Teardo che ha presentato i suoi lavori per il cinema di Man Ray e per la mostra di Joan Mirò attualmente allestita a Villa Manin: performance molto coinvolgente con cui il compositore ha fornito un esempio di comunicazione viva tra musica e arti visive, progettando umilmente e con grande serietà un universo sonoro in grado di mettere in comunicazione l’acustico con l’elettronica e i suoni concreti.