Il 6 settembre ha inaugurato alla Trafó Galéria di Budapest la mostra Geisterknochen, a cura del collettivo Technologie un das Unheimliche (T+U) e Borbála Szalai.
Fondato a Berlino nel 2014 T+U, composto da Márk Fridvalszki, Zsolt Miklósvölgyi e Márió Z. Nemes, pone al centro della propria ricerca il rapporto tra la tecnologia e la condizione umana, riprendendo il concetto freudiano del ‘perturbante’ (Das Unheimliche, 1919) in riferimento a una sperimentazione intorno all’assunto teorico di tecnologia, alla luce della forma dei suoi rapporti con l’umanità nell’epoca postmoderna. In questo contesto l’uomo è immaginato come un “utente” della tecnologia, secondo un rapporto di potere che vede la seconda prevalere sul primo, ottenendo una fusione umano-tecnologia che si manifesta come una presenza aliena che minaccia il senso antropocentrico del sentirsi a casa nel mondo.
Geisterknochen si inserisce all’interno di questo filone di ricerca, unendo tecnologia, filosofia, arte e archeologia. Il titolo della mostra – in italiano «ossa di fantasmi» – si riferisce a una doppia proposta critica: da un lato al concetto hegeliano secondo cui lo spirito è qualcosa di equivalente a un osso; dall’altro al significato di palæhauntology, teorizzato dai curatori nell’omonima fanzine pubblicata in occasione della mostra ungherese. Come si legge nel manifesto di apertura della pubblicazione:
«By synthesizing the concept of deep ancestral or prehuman time with Derrida’s notion of hauntology – where haunting converges with ontology – palæhauntology foregrounds the necessity of confronting the spectral remnants of our cultural and biological pasts, which persists in shaping the present and extend into our posthuman futures. Traditionally, ghosts are perceived as the spectral shadows of the human past. However, palæhauntology subverts this anthropocentric perspective, positioning humans as potential shadows or remnants of non-human materiality.»[1]
Secondo questa accezione l’uomo non è solo perseguito dalla presenza dei fantasmi del passato, ma è esso stesso un fantasma all’interno della realtà contemporanea. A partire da questa consapevolezza, la mostra presenta i lavori di undici artisti eterogenei appartenenti al contesto dell’arte contemporanea ungherese e dell’Est Europa. Dopo un video introduttivo di presentazione da parte dei curatori, lo spettatore è accolto, all’interno della sala unica della Trafó Gallery, da un’installazione centrale su più livelli con opere di diversi artisti: Lőrinc Borsos propone diversi interventi scultorei composti di frammenti di ossa e scheletri, in grado di evocare una spiritualità tranquilla e contemplativa; Aleksandr Delev realizza la scultura Tower (2023) in resina traslucida che sfida le idee convenzionali di progresso, suggerendo che gli echi del passato continuano a infestare lo sviluppo tecnologico del presente; infine le cinque installazioni di Tamás Komoróczky, dal titolo Anticipated Target Concepts (1-5, 2010-2024), presentano una collezione di scatole piene di oggetti rivestiti di velluto e assemblati, tra cui si trovano fossili e frammenti di altre esposizioni dell’artista, come un corno di animale, una macchina per fax, VHS, ossa e bottiglie. Pur collocati in un apparente disordine, ogni oggetto ha un significato e una posizione ben precise: privati ora del proprio significato originario, essi si trasformano in residui del passato, nella volontà di Komoróczky di riflettere sulla propria storia personale e sul futuro, suggerendo che il nostro desiderio di predire cosa succederà potrebbe essere vano.
Intorno a questo nucleo centrale si inseriscono poi le installazioni di Hynek Alt, Untitled (Today) (2018), composte da una serie di fogli di grandi dimensioni, simili ai fogli di giornale, collocati in blocchi in diverse zone della galleria. L’intento è di esplorare il ruolo della materialità in un’era dominata dalla digitalizzazione, nei confronti della quale l’artista propone immagini di stampe, realizzate in serie e raffiguranti resti di scavo urbano, come una metafora della fragilità e temporalità della moderna tecnologia, spingendo i visitatori a riconsiderare la provvisorietà dei più avanzati dispositivi tecnologici. Sulle pareti infine si susseguono opere di grandi e piccole dimensioni, realizzate con materiali diversi, che ancora si riferiscono alla spettralità del presente e ai fantasmi del passato, come la scultura ossea di una balena in The Cetacean Worship di Insane Temple, gli acquerelli “Life Beyond…” I-IV (2024) di Dominika Trapp o la serie di fotografie di Július Koller Cult Cultural Situation / Kultová kultúrna situácia (U.F.O.) (1988).
Geisterknochen e Palæhauntology invitano lo spettatore ad avvicinarsi all’inquietante e all’ignoto, incoraggiando una riflessione sulle metafore filosofiche delle ossa e dell’archeologia, così come dello scavo culturale che rivela le radici della nostra esistenza contemporanea e l’eredità dei fantasmi che modellano il nostro mondo e il possibile futuro che ci aspetta.
[1] Technologie un das Unheimliche, Palæhauntology, Digital Print, Budapest 2024, p. 1.
Geisterknochen, a cura di T+U (Márk Fridvalszki, Zsolt Miklósvölgyi, Márió Z. Nemes), Borbála Szalai, Trafó Galéria, Budapest, 06.09 – 27.10.2024
Artisti: Hynek Alt, Lőrinc Borsos, Aleksandr Delev, Miklós Erdély, Márk Fridvalszki, László Győrffy, Insane Temple (Stach Szumski & Nestor Peixoto Aballe), Július Koller (JKS), Tamás Komoróczky, Márió Z. Nemes, Dominika Trapp.
immagini: (cover 1) Technologie und das Unheimliche fanzine. No 8. Paleohauntology | Trafó Gallery, 2024 | photo: Dávid Biró (2) Geisterknochen | exhibition view, left: Július Koller: Anti-performance (U.F.O.), 1980 (B/w photograph (photo: Květoslava Fulierová) Július Koller Society, Bratislava; right: Tamás Komoróczky: Anticipated Target Concepts (Macbeth), 2010. Assemblage (flocked objects, framed, 102×98 cm) | Trafó Gallery, 2024 | photo: Dávid Biró (3) Hynek Alt: Untitled (Today), 2018 (rotary offset press, 3000 pieces, 63×47 cm) | Geisterknochen, Trafó Gallery, 2024 | photo: Dávid Biró (4) Tamás Komoróczky: Anticipated Target Concepts (1-5) – detail, 2010–2024 (flocked objects in paper boxes, 39x59x27 cm each) | Geisterknochen, Trafó Gallery, 2024 | photo: Dávid Biró (5) Left: Dominika Trapp: „Life Beyond…” IV., 2024 (ink on paper, A3); in the middle and on the right: Július Koller: Cult Cultural Situation / Kultová kultúrna situácia (U.F.O.) 1., 2,, 1988 (B/w photographs (photographer unknown), Július Koller Society, Bratislava | Geisterknochen, Trafó Gallery, 2024 | photo: Dávid Biró