Quando leggiamo il minuscolo volume Perché non è già tutto scomparso?, scritto da Baudrillard nel gennaio 2007, pochi mesi prima di morire e nell’apice del suo pessimismo cosmico, ci sentiamo in un vortice fermo e senza scopo, in un buco nero che non porta da nessuna parte e che inizia in un altrove patafisico, nell’eccitante presa di coscienza di trovarci di fronte ad un enigma.
Le già estreme prese di posizione nei confronti della società-simulacro degli anni ‘80, esacerbate dall’avvento del World Wide Web e di Internet nella vita di tutti i giorni negli anni ’90, prendono qui una piega metafisica, assoluta, fantasmagorica.
Così, per dire: l’immagine digitale, che libera l’uomo da qualunque vincolo di realtà, grazie al fatto che non possiede un negativo, quindi un’essenza reale immodificabile, mette fine all’immaginazione stessa dell’immagine, alla sua “illusione” fondamentale, poiché nell’operazione di sintesi il riferimento non esiste più e la realtà stessa non ha più ragione di aver luogo, dunque, se la fotografia analogica testimonia l’assenza – un attimo che non esiste più – quella digitale testimonia qualcosa che non ha avuto luogo, una sparizione della realtà che si fa sparizione dell’immagine.
Ma questo ha a che fare con l’assolutezza della sparizione della realtà, che inizia appena la rappresentazione e il concetto se ne impossessano, e allora la tecnologia fa scomparire tutto per “eccesso di realtà” e l’arte diventa paradigma di tutto ciò che sopravvive alla propria sparizione. Paradigma, quindi, del genere umano, che avanzando tecnologicamente scompare e fallisce, restando ancorato ancora alla realtà e alla Storia.
Un libro di 40 pagine poco più grandi del formato A6, che si legge in 1 ora ma a cui servono molte di più per dargli un senso. Quintessenza della filosofia postmoderna, che nell’enigma e nell’incomprensione crogiola, volo pindarico che tra le piaghe dell’assurdo tratteggia un pensiero poco chiaro a volte, limpido altre, a tratti delirante, a tratti lucidissimo, baudrillardiano che supera se stesso. Un’opera d’arte astratta.
Jean Baudrillard, Perché non è già tutto scomparso?, Castelvecchi (traduzione D. Santoro), 2013 (prima pubblicazione: Pourquoi tout n’a-t-il déja disparu?, L’Herne, 2007)