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Alia Scalvini, Crossing the field , light box and mixed media, Premio Terna 02 ( Category GigaWatt)
Alia Scalvini è nata Castiglione delle Stiviere 1980. Dopo essersi laureata all’Accademia delle Belle Arti di Bologna nel 2005, ha partecipato a diversi workshop tra Venezia, Belgrado, e Berlino, dove ha vissuto e lavorato. La sua ricerca si concentra sul rapporto che l’uomo contemporaneo ha sviluppato con la rappresentazione dello spazio-tempo, con uno sguardo al canone estetico in campo scientifico. Per la realizzazione dei suoi lavori utilizza tecniche e materiali diversi, dettati dalle necessità espressive del momento. Ecco come il video e il disegno, e supporti come carta carbone o carta tecnica entrano nel suo cosmo creativo. «A mio parere – sostiene Scalvini – se l’arte ha una funzione, questa è quella di destabilizzare e interrogare. Volendo attingere a materiali e tecniche provenienti da un ambito come quello scientifico dobbiamo saperci mantenere liberi da ogni debito, dimostrazione e verifica. Si tratta qui di riuscire, nonostante tutto, ad avere un approccio lirico, ad immaginare ancora la Terra piatta, a considerare anche tecnica e scienza come strumenti del fantastico, in un certo modo dalle qualità mitologiche». Le sue opere sono state esposte in diverse gallerie ed istituzioni, tra cui Palazzo Tornelli (Ameno, 2014), Montoro 12 Contemporary art (Roma, 2013), Casabianca Gallery (Bologna, 2012), Shanghai Urban Planning Exhibition Center (Shanghai, 2010),MAXXI, Museo Nazionale per le Arti Contemporanee (Roma, 2009), Istituto di Cultura Italiana (Belgrado 2009), Festival Internazionale del Cinema Astratto (Roma 2009), Bethanien Kunstraum (Berlino, 2009), The First International Roaming Biennal of Tehran (Berlino, Istanbul, 2008). Tra le mostre personali, si segnala «Le dimensioni sono finite», presentata nel 2013 alla Montoro 12 Contemporary art (Roma).
Crossing the field, tra le vincitrici del Premio Terna 02 (categoria Gigawatt), è un’opera realizzata in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica – Osservatorio Astronomico Cagliari. Si tratta di un’installazione composta da una tenda igloo – la stessa utilizzata dall’artista come campo-base durante le sue registrazioni – dalla proiezione di un video e da quattro speakers che amplificano il segnale radio prodotto da uno sciame meteorico. L’installazione riporta le immagini di un viaggio intrapreso da Scalvini nel 2009. L’artista mette in relazione il video con il suono prodotto dallo sciame meteorico delle Leonidi nel momento in cui attraversa la nostra atmosfera e interagisce con il campo elettromagnetico terrestre.
Premio Terna pubblicò, in una delle sue prime edizioni, una ricerca previsionale dello stato dell’arte dal 2010 al 2015. I risultati hanno aperto una finestra su quello che è agli effetti il panorama attuale. Tra questi, anche il fatto che la crisi avrebbe portato ad un superamento dell’assuefazione rispetto alle regole dominanti, oltre ad un maggiore impegno sociale dell’arte. E’ quello che sta accadendo davvero?
Non conoscevo la ricerca previsionale, ma immagino sia veritiera. Ai periodi di crisi coincide spesso un esuberanza artistica. In quanto all’impegno sociale, esistono notevoli opere di arte «impegnata» come ne esistono di miserevoli. Non è l’impegno sociopolitico o il soggetto a fare di un’opera un’opera necessaria, eccellente. Semmai è la sua qualità estetica che suggerisce, a volte istantaneamente e a volte a distanza di secoli uno sguardo forte su di un dato periodo della storia dell’uomo.
Cosa ha significato per la tua esperienza e per la tua ricerca la partecipazione al «Premio Terna»? Quali opportunità concrete, anche di mercato, ha generato?
Il Premio Terna mi ha permesso di conoscere alcuni artisti che oggi stimo e di visitare Shanghai, esperienza breve ma intensa. Essendo lo spostamento, nel senso più ampio, il motore principale della mia ricerca, va da sé che un viaggio del genere mi ha dinamizzato. In senso commerciale non è cambiato nulla fino all’anno scorso quando ho iniziato una collaborazione con la Galleria romana Montoro 12.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
Ad esempio potremmo smettere di pensare in termini di competitività, ma di coralità. Stiamo parlando di un cammino corale, intrapreso da secoli nel nostro paese come nel resto del mondo, i paesi migliori in questo senso probabilmente sono quelli che permettono agli artisti di lavorare dignitosamente, senza fretta. I paesi che assicurano un tetto, uno studio e un semplice vitto a chi lavora inseguendo qualcosa che nessuno di noi sa ma che è indispensabile a tutti, un bene che appartiene all’umanità intera non solo all’individuo o al paese in questione. L’Arte ora la fa chi può permetterselo.
Ci puoi raccontare di come è nato il tuo interesse per la scienza e, nello specifico, della tua esperienza di collaborazione con l’Istituto Nazionale d’Astrofisica? Quali canali o espedienti credi siano possibili perché creatività e scienza entrino in contatto per uno scambio reciprocamente benefico ai rispettivi ambiti disciplinari?
I linguaggi scientifici mi piacciono, non li capisco. Vedo sempre delle altre cose lì dentro. Si tratta qui di riuscire, nonostante tutto, ad avere un approccio lirico, ad immaginare ancora la Terra piatta, a considerare anche tecnica e scienza come strumenti del fantastico, in un certo modo dalle qualità mitologiche. Ricordo quando in visita all’Osservatorio Astronomico in compagnia della ricercatrice dell’Istituto di Astrofisica Silvia Casu ci siamo ritrovate a parlare a ruota libera utilizzando due lingue diverse. Ne nacque un grande fraintendimento e una gioia. E un Opera. E’ stato come un gioco di bambini.
In quale direzione si è evoluta la tua ricerca più recente?
Sto disegnano fiori. Potrei dirvi che sto lavorando alla costruzione di un astronave o al ritratto di mia figlia. E’ uguale. Ad un certo punto è uguale. Tutto ha lo stesso identico valore. La coincidenza, questa è la mia evoluzione.
Ci puoi anticipare progetti e prospettive future?
C’è un accordo definito da un buon rapporto di fiducia per una personale in Francia.
Terna è un’azienda che si occupa di trasmettere energia al Paese. Il suo impegno con Premio Terna si focalizza sulla trasmissione di energia all’arte e alla cultura e nella creazione di una rete di sostegno e sviluppo del talento. Ritieni la formula del «Premio Terna» ancora attuale per la promozione dell’arte? Hai qualche suggerimento da dare per la prossima edizione?
Non so risponderti a livello di azienda, posso parlare delle persone con le quali ho collaborato durante gli eventi collegati al premio e che si sono dimostrate tutte davvero professionali e instancabili. Se l’organizzazione si comporta ancora in questo modo direi che riesce a trasmettere energia e dignità al proprio e all’altrui lavoro.
immagini
(1 cover – 2) – Alia Scalvini, Crossing the field, 2009, installazione audiovideo (3) Alia Scalvini, Corrispondenza, 2013, gessetto su carta carbone, courtesy Galleria Montoro12 (4) Alia Scalvini, Polare, 2010, foglio magnetico, spilli, courtesy Galleria Montoro12 (5) Alia Scalvini, Mitoseme, 2013, tecnica mista su carta tecnica, courtesy Galleria Montoro12 (6) Alia Scalvini, Nostars, 2011, fotografia (9) Alia Scalvini, Kindle Movement, 2011, courtesy Museo Tornielli (10) Alia Scalvini, Al centro vuoto, 2012, musica techno tibetana, lampade strobo, plastica, scavo romano Cagliari Bastione.