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Andrea Chiesi, Kali Yuga 57, 2008, olio su tela di lino, 100 x 70 cm. Premio Terna 01 (categoria Megawatt)
Andrea Chiesi nasce a Modena nel 1966. Si forma nel sottobosco della contro-cultura emiliana nella prima metà degli anni Ottanta. La sua forza creativa e curiosità lo spingono a sperimentare in ambiti disciplinari diversi. Dipinge sui muri del Forte Prenestino di Roma, collabora come designer per alcune riviste e partecipa alla vita musicale della cultura underground. I paesaggi urbani che caratterizzano la sua ricerca portano con sé il bagaglio culturale delle sue prime esperienze. È questa sua apertura mentale che guida il suo occhio creativo a scrutare lontano e ad oltrepassare gli spazi convenzionali della città. Per lo più olii su tela mediati dall’occhio fotografico che, prima di tutti, cattura i soggetti, i suoi sono paesaggi di periferie, di edifici industriali destinati a demolizione o riconvertiti ad nuove funzionalità e valori. L’architettura diventa attenzione sociale e traccia della presenza umana, percepita anche nella sua assenza dalla destinazione d’uso così come questa è «scritta» nell’organizzazione strutturale degli edifici ritratti.
Il suo lavoro è stato esposto in istituzioni, gallerie e fiere di tutto il mondo. Dopo aver vinto il V Premio Cairo (2004) e la Prima edizione del Premio Terna (2008), seguita dalla mostra al Chelsea Art Museum di New York (2009), la sua attività artistica si è consolidata negli Stati Uniti, dove la Nohra Haime Gallery gli ha dedicato un’importante personale nel 2009, e in Italia dove è attualmente rappresentato dalla Galleria Guidi and Schoen di Genova. Nel 2014 il suo lavoro è stato esposto assieme a quello del collettivo Zimmerfrei (vincitore del Premio Terna 04, 2012) all’Istituto Italiano di Cultura di New York che nel 2012 gli ha conferito il Gotham Award, riconoscimento dell’eccellenza italiana all’estero.
L’opera con cui Chiesi ha partecipato al Premio Terna, Kali Yuga 57, è il ritratto dell’ex acciaieria di Cornigliano (Genova) fotografata poco prima della sua demolizione. «L’industria pesante – come afferma l’artista – è una metafora del nostro tempo; la torre che ho ritratto, con la sua verticalità, diventa un oggetto metallico che chiede energia, energia nuova, che si trasforma in altra energia» (Chiesi, 2008).
Quale è lo stato dell’arte oggi in Italia? Quale è il ruolo dell’artista nel sistema attuale dell’arte e della società?
Lo stato dell’arte riflette lo stato generale del Paese: molte difficoltà, tante potenzialità. Penso che ci vorrebbe una maggiore consapevolezza delle nostre capacità, più coesione nazionale, lamentarsi di meno e agire di più. L’artista ha sempre avuto un ruolo tutto sommato marginale nella società. Di solito si chiedono opinioni a scrittori, registi, filosofi; raramente ad artisti. Eppure nel loro essere visionari, spesso riescono a leggere la realtà in modo perturbante, sfiorando la preveggenza.
Premio Terna pubblicò, in una delle sue prime edizioni, una ricerca previsionale dello stato dell’arte dal 2010 al 2015. I risultati hanno aperto una finestra su quello che è agli effetti il panorama attuale. Tra questi, anche il fatto che la crisi avrebbe portato ad un superamento dell’assuefazione rispetto alle regole dominanti, oltre ad un maggiore impegno sociale dell’arte. È quello che sta accadendo davvero?
Credo che negli ultimi anni ci sia stato un cambiamento radicale nel mondo dell’arte. Da un lato sono scomparse molte gallerie che non hanno retto alla crisi perché impostate in un modo ormai superato, con strutture ipertrofiche e costi fissi ormai insostenibili. Per contro c’è stato un proliferare di realtà più difficili da inquadrare, con strutture agili che si adattano meglio ai cambiamenti, a volte svincolate dal mercato, che utilizzano molto la rete e i nuovi media. Io credo che l’impegno sociale sia diventato una moda molto in voga oggi nell’arte; di sociale certe operazioni pseudo-artistiche hanno ben poco.
Ricordi la tua partecipazione al Premio Terna? Stavi lavorando ad un progetto in particolare?
Sì, la ricordo bene, è successo poco dopo la prima mostra a Milano. Vincere il Premio è stata una conferma e un riconoscimento importanti per il mio lavoro. Anche la mostra organizzata da Terna poco dopo al Chelsea Museum di New York mi ha aiutato ad allacciare una collaborazione con una galleria americana con cui lavoro tutt’ora.
In quale direzione si è evoluta la tua ricerca più recente? Ci puoi anticipare progetti e prospettive future?
Sono un pittore e come mi piace dire: il pittore dipinge. Sono in una fase ormai matura della mia ricerca, so cosa cerco e mi concentro molto su ogni singolo dipinto. Del resto ho sempre puntato tutto sul quadro, piuttosto che pensare a tatticismi e strategie. Dipingo, il resto viene di conseguenza. Ho in corso una mostra personale all’ Istituto Italiano di Cultura a New York, devo preparare la prossima personale per la galleria Guidi&Schoen di Genova e sto avviando una collaborazione in Cina. Vedremo.
Le tue opere, anche quelle pittoriche, sono il risultato di una formazione che ha attraversato discipline diverse. Ci puoi raccontare il tuo percorso?
È stato un percorso autodidatta, non accademico e trasversale, nato dalla frequentazione del mondo punk e post-punk emiliano dei primi anni ’80, contaminato dal fumetto underground e dalla musica indipendente. Ho collaborato con diversi musicisti di quella scena, ho esposto i primi disegni nei centri sociali. Soprattutto, in quel contesto ho capito di essere un cane sciolto, e di voler fare pittura. Il resto degli anni è servito a mettere a fuoco questo. Acquisire la consapevolezza che tutto si risolve sulla tela.
Cosa significa contro-cultura oggi?
In estrema sintesi significa tenere la mente aperta. Ogni generazione ha la propria manifestazione di contro-cultura. Per la mia è stato il punk, ma era inevitabile che perdesse la spinta creativa e innovativa e si riducesse a un genere come altri. Oggi ha una forma diversa, ma non cambia la sostanza, una contro-cultura esisterà sempre perché ci saranno persone libere, non allineate con il pensiero dominante.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
Si dovrebbe intervenire su agevolazioni fiscali per le acquisizioni di opere d’arte contemporanea, in questo modo il mercato ne trarrebbe un giovamento salvifico. Le gallerie andrebbero considerate come volano centrale per la promozione dell’arte, non boutique di lusso. Le tasse sono troppo alte, e non equiparate agli altri paesi europei, quindi si genera un fenomeno di concorrenza sleale all’interno della UE. Nei musei si ammirano collezioni di mecenati del passato. Oggi invece manca la volontà di costruire nuove raccolte durature, si preferisce puntare su eventi effimeri, mostre-spettacolo che durano qualche mese e poi non lasciano nulla. È una questione legislativa e soprattutto di volontà politica. Da questo punto di vista probabilmente gli Stati Uniti rimangono un punto di riferimento.
Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta oggi per un artista il Premio Terna nel panorama Italiano e in quello internazionale?
Una buona opportunità, un’iniezione di energia (appunto) e di ottimismo. Poi un artista se la deve giocare, come tutte le opportunità. Inoltre se il Premio cresce anche gli artisti coinvolti ne possono trarre beneficio.
Terna è un’azienda che si occupa di trasmettere energia al Paese. Il suo impegno con Premio Terna si focalizza sulla trasmissione di energia all’arte e alla cultura e nella creazione di una rete di sostegno e sviluppo del talento. Ritieni la formula del Premio Terna ancora attuale per la promozione dell’arte? Hai qualche suggerimento da dare per la prossima edizione?
Sì, penso che sia ancora molto valido. Un premio vinto porta fiducia e per un po’ paga le bollette. Inoltre in questo modo Terna sta costruendo una delle più belle collezioni d’arte contemporanea in Italia. Come suggerimento si potrebbe far entrare nella giuria elementi nuovi ad ogni edizione, magari anche artisti delle precedenti edizioni.