< Interviews
Daniela De Lorenzo, Dentro e fuori luogo. Senza rete. Il territorio per l’arte, 2012, progetto Arch. Claudia Alati, 3D sign, P. Terna 04 (categoria Terawatt)
Daniela De Lorenzo nasce a Firenze nel 1959, dove vive e lavora. Dopo studi di scultura all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze inizia un percorso che affianca per alcuni anni le ricerche degli artisti fiorentini Antonio Catelani e Carlo Guaita, con i quali instaura un rapporto di stretta condivisione nei modi di intendere la pratica artistica. La sua ricerca, volta ad un’analisi temporale ed identitaria, è dunque supportata innanzitutto dalla scultura che insieme a video e fotografia danno vita ad installazioni multimediali e multidisciplinari, tangenze e sovrapposizioni di linguaggi che le permettono di seguire i passaggi del tempo ed analizzare gli aspetti mutevoli dell’esistenza. I suoi lavori , conservano una doppia anima, spesso composti da sovrapposizioni d’ immagini e slittamenti di significati.
Ha esposto i sui lavori in diverse mostre personali e collettive in prestigiosi spazi espositivi su territorio nazionale ed internazionale come la Biennale di Venezia, La Gallera di Valencia, il Kunstverein AllerArt di Bludenz, La Fondazione Olivetti di Roma, Villa Romana a Firenze, La Nuova Pesa di Roma, il MART di Rovereto, il MAXXI- Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma e il MAMbo -Museo d’Arte Moderna di Bologna. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche, tra queste: Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Museo Luigi Pecci di Prato, PAC di Milano, Rocca di Umbertide, Neue Galerie di Graz, Kunstverein di Bludenz, Museo Cantonale di Lugano, Centro del Carmen di Valencia e Museo degli Uffizi di Firenze.
Dentro e fuori luogo. Senza rete. Il territorio per l’arte è l’opera vincitrice del Premio Terna 04 nella categoria Terawatt. Si tratta di un progetto nato osservando il territorio del nuovo elettrodotto Foggia/Benevento, in cui passato e presente si fondono in una struttura complessa. E’ la rappresentazione della «relazione che intercorre tra un oggetto straordinario e fondamentale per la vita di allora e quello che oggi, rappresenta per noi l’energia. Entrambi al centro di relazioni tra popoli e comunicazione.»
Quale è lo stato dell’arte oggi in Italia? Quale è il ruolo dell’artista nel sistema attuale dell’arte e della società?
Lo stato dell’arte oggi in Italia somiglia molto al paese nel quale viviamo. Detto questo, oggi come sempre, ci sono molti artisti che svolgono ricerche interessanti e originali. Il «ruolo» dell’artista, se così si può dire, è quello di contribuire a creare gli strumenti per una sensibilità più sottile che si caratterizza nella forma dell’interrogazione.
Premio Terna pubblicò, in una delle sue prime edizioni, una ricerca previsionale dello stato dell’arte dal 2010 al 2015. I risultati hanno aperto una finestra su quello che è agli effetti il panorama attuale. Tra questi, anche il fatto che la crisi avrebbe portato ad un superamento dell’assuefazione rispetto alle regole dominanti, oltre ad un maggiore impegno sociale dell’arte. E’ quello che sta accadendo davvero?
In questi ultimi anni il sistema dell’arte è cambiato in modo fondamentale e questo cambiamento è dovuto principalmente alle novità che l’uso di internet ha portato nelle nostre vite e nel mondo, alla velocità, impensabile prima, con cui si può creare comunicazione, visibilità e nuovi rapporti. Ha creato però in alcuni casi, anche una sorta di appiattimento in un mondo globale, mettendo in secondo piano le delicate differenze dovute a culture e luoghi diversi. Per quanto riguarda l’impegno sociale, che dire? Non credo che l’arte possa trattare il «sociale» in modo diretto senza rischiare di diventare altro…
Ricordi la tua partecipazione al Premio Terna? Stavi lavorando ad un progetto in particolare?
Nel 2012 veniva chiesto agli artisti invitati di immaginare un intervento site specific usando i tralicci come supporto. Tre strutture sulla nuova linea elettrica in costruzione, Foggia/Benevento. Dopo un attento studio del territorio ho deciso di lavorare sulla «memoria» del luogo, partendo dall’analisi prima e dalla trasformazione in vere e proprie sculture poi, di tre splendidi vasi in ceramica, raffinate testimonianze di una grande sensibilità artistica oltre che di scambi di beni e di cultura. Testimonianze di una forte identità di un popolo che aveva attraversato l’Adriatico insediandosi sul tavoliere delle Puglie, i Dauni. Le sculture costruite in tubo di alluminio, all’interno della struttura stessa, hanno mantenuto soltanto ‘il disegno’ dei contenitori trasformando i tralicci e facendoli diventare parte strutturale delle opere.
In quale direzione si è evoluta la tua ricerca più recente? Ci puoi anticipare progetti e prospettive future?
Da qualche tempo sto lavorando su quelle che potrei definire «traiettorie invisibili». Partendo sempre dal corpo, ma nel suo aspetto sensibile, cerco i micromovimenti, le vibrazioni volontarie e involontarie che ri-disegnano la nostra percezione ma anche il nostro «sentire». Per esempio, l’aspetto mai oggettivo del vedere, lo sguardo si ferma su quelli che per ognuno di noi sono oggetti d’attrazione, per cui le tracce della visione denotano un aspetto psicologico importante. Analizzare la visione attraverso il punto dove si trova l’osservatore, dimostra quanto realtà e apparenza siano vicine. Con l’aiuto della fotografia posso trovare punti di vista inconsueti che poi mi aiuteranno nella realizzazione di sculture, bassorilievi o intarsi.
Il tuo percorso creativo è tracciato dall’intersezione di linguaggi diversi. Ci sono linguaggi del mondo tecnologico, ancora da te inesplorati, che potrebbero attirare la tua curiosità come potenziali strumenti di ricerca e di espressione creativa?
Non precludo nessun tipo di linguaggio se necessario per realizzare un lavoro. Ma essendo ‘un mezzo’ mi avvicino solo se in quel momento mi sembra lo strumento migliore. Lavorare ad un montaggio video o ritagliare minuscoli pezzi di carta per un intarsio, in fondo non è molto distante..
Come ti poni in relazione a questioni legate alla conservazione? E ancora, quanta importanza riponi nella documentazione dei lavori?
La questione della conservazione nell’arte contemporanea ha sempre rappresentato un problema anche per i restauratori. Questo perché la sperimentazione e la ricerca portano gli artisti ad utilizzare tecniche o supporti inconsueti o mai utilizzati prima. Negli ultimi anni però le cose mi sembrano molto cambiate dal momento che si è posta maggiore attenzione e ricerca per formare all’interno di scuole specializzate nuovi restauratori esperti di contemporaneo.
Dobbiamo comunque considerare che pochissimi materiali sono ‘eterni’, inoltre porsi il problema in questi termini ,oggi, forse è riduttivo. Pensiamo -per esempio – alla stampa digitale. Nessuno può darci garanzie sulla ‘durata’ di una fotografia perché ancora non sono passati tanti anni da quando abbiamo iniziato ad adoperarla; non sappiamo cosa succederà dopo 50 anni, anche se conservata con attenzione. Rimane comunque una ‘memoria’ per quanto riguarda foto e video da poter riutilizzare. Gli artisti certamente devono porsi questo problema, ma la conservazione non deve diventare un ossessione, il ‘valore’ dell’arte non è direttamente proporzionale alla sua ‘durata’. Ora, con l’aiuto della tecnologia, si può avere una buona documentazione ed è sicuramente molto importante.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
Prima di tutto dovrebbe dare all’arte contemporanea visibilità e sostegno. Una visibilità quotidiana come molti altri paesi nel mondo fanno, dovrebbe essere normale e non straordinario, convivere con il contemporaneo, nelle metropolitane negli areoporti, nelle nostre città.
L’arte contemporanea dovrebbe entrare nelle scuole fino da i primi anni; raccontandola e guardandola come l’arte che vive con noi.. l’arte del nostro tempo, che non vuol dire solo l’arte che in questo momento si produce, ma anche quella che è sempre contemporanea. Molti Musei in questo momento sono in gravi difficoltà. Allora perché non immaginare in modo diverso i grandi Musei che conservano opere straordinarie di altri periodi storici, come luoghi che prevedono anche la contemporaneità? Potrebbe essere un modo per far conoscere il contemporaneo ad un pubblico enorme, avvicinando con rispetto e con progetti accurati ed intelligenti, opere viste non solo cronologicamente. Inoltre, dovrebbe sostenere maggiormente i suoi artisti nel mondo.
Cosa ha rappresentato, e cosa rappresenta oggi per un artista il Premio Terna nel panorama Italiano e in quello internazionale?
Per me ha rappresentato una grande occasione. Ho potuto vedere realizzata un’opera site specific imponente, costruita con grande professionalità e con grande attenzione al progetto.
Il Premio Terna è un opportunità di grande visibilità. Credo però che debba lavorare maggiormente per far conoscere a livello internazionale le sue enormi possibilità a sostegno del contemporaneo. Mi sembra molto importante che il Premio Terna sia presente nei circuiti dell’arte, in Italia e nel mondo e la presenza, costante.
Immagini (cover – 1) (2) Daniela De Lorenzo, Accanto a me, installazione per la mostra «Autoritratti», 2013 Museo Mambo, Bologna. (3) Daniela De Lorenzo, D’altro canto, frame da video, installazione video per la mostra «Incontemporanea» Prato 2013 (4) Daniela De Lorenzo, installazione per la mostra «Suspence», Ex3, Firenze, 2010 (5) Daniela De Lorenzo, Converso, 2012 (6) Daniela De Lorenzo, Fine del gioco, 2007.