Nato nel 1985, da un progetto di formazione e ricerca dedicato alla scena artistica più attuale, il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea (MLAC) ha promosso, sin dalle sue origini, una visione sperimentale di museo fondata sul dialogo tra mondo accademico e artistico, tra prassi creativa e ricerca scientifica. [1] Ancora oggi in tale luogo si respira un’aria innovativa tesa a valorizzare, sperimentare un nuovo concetto di curatorialità e interdisciplinarietà.
All’interno dei suoi ambienti, nonostante il mutare della prospettiva storica, studenti, artisti e docenti, hanno lavorato, fianco a fianco, per la realizzazione di mostre d’arte contemporanea, lezioni-laboratorio, letture attive e MasterClass.
Nel Marzo 2016 vi ha inaugurato un’interessante mostra a cura di Giulia Tulino: Il linguaggio come scoperta. Nuove forme di libro d’artista nel XXI Secolo. In quest’occasione gli artisti Lucia Crisci, Giuseppe Graziosi, Susanne Kressler, Alessandro Rosa e il gruppo Void, sono stati invitati a confrontarsi con una forma artistica particolare: il libro d’artista.
Introducendo la tavola rotonda, tenutasi dopo il vernissage ed intitolata: Il libro d’artista dalle origini ai giorni d’oggi, il professore Claudio Zambianchi ha suggerito una riflessione sulle difficoltà insite nella definizione e nella storicizzazione del fenomeno artistico in questione.
A seguire il collezionista Mauro Carrera, indicando come riferimento la definizione di Artist Book formulata nel 1971 dal celebre critico d’arte Germano Celant, ha acutamente osservato: il libro d’artista è fondamentalmente una sintesi di contenuto e forma, è corretto oggi il termine “libro d’artista” o forse sarebbe meglio parlare di oggetto d’arte in forma di libro?
La tavola rotonda ha giocato un ruolo fondamentale all’interno della mostra. Grazie ad essa sono emerse le motivazioni della diffusione e del successo del libro d’artista: esso ha rappresentato, dai tempi più remoti, un veicolo di promozione alternativo al classico circuito di distribuzione dell’arte, ed è stato particolarmente apprezzato da artisti intenzionati a presentare, con una sana dose di libertà ed indipendenza, il proprio lavoro. Durante il dibattito sono emersi molteplici interrogativi legati all’interpretazione e allo studio delle potenzialità e delle variazioni di tale fenomeno.
L’impostazione classica del libro d’artista, in cui la struttura tipografica ospita al suo interno l’intervento dell’artista, ha subito dei mutamenti. Nei tempi più recenti, spiega la curatrice Giulia Tulino, ha prevalso la contaminazione tra varie tecniche e i lavori degli artisti esposti, confermano tali osservazioni. Facciamo riferimento all’opera di Lucia Crisci: Rosato 2015, arazzo realizzato attraverso l’assemblaggio di pagine di riviste accostate tra loro secondo un criterio puramente cromatico; all’installazione di Susanne Kessler composta da libri, dipinti con catrame, pendenti da una grande ruota metallica, intitolata Mobile Library 2015; ed infine alla performance sonora del gruppo Void: Noise is full of words 2012, basata su un software di lettura vocale che converte i suoni prodotti da una chitarra elettrica in parole e testi. Nel realizzare il loro lavoro, gli artisti citati si sono avvalsi di medium differenti, testimoniando le infinite modalità artistiche di rapportarsi ad un testo o di interpretare l’idea di libro. Possiamo dunque osservare come nel mondo dell’arte contemporanea il libro d’artista abbia subito un’ulteriore evoluzione: esso è stato dematerializzato, destrutturato, virtualizzato o infine addirittura integrato nell’opera d’arte, divenendo parte di essa.
[1]La fondatrice ed ideatrice di questo progetto museale, la professoressa Simonetta Lux, descrive, nel suo recente libro, l’ambiente culturale gravitante intorno al Museo. Simonetta Lux (a cura di) Museo Laboratorio di Arte Contemporanea. MLAC Index 2000-2012, Gangemi editore, Roma 2012.
immagini (cover 1) Susanne Kessler, Mobile Library, 2015. (2) Void, Noise is full of Words, 2012 (3) Lucia Crisci, Rosato, 2015.