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Marco Fedele di Catrano, Senza Titolo, 2012, fotografia digitale su carta fotografica, Premio Terna 03 (Categoria Gigawatt)
Marco Fedele di Catrano, artista, italo svizzero, è nato a Roma nel 1976. Attualmente vive e lavora a Zurigo. La sua carriera ha inizio nel 1996 come fotografo freelance. Collabora con artisti internazionali, come Mario Merz, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Fabrice Hybert e molti altri e con diverse istituzioni e gallerie: Marseille MAC, MoMA P.S.1, l’Accademia di Francia a Roma, ZAGREB MSU, il Museo Madre, Incontri Internazionali d’Arte, RAM- Radioartemobile, Byrd Hoffman Foundation e Fondazione Volume (Roma). Le sue fotografie sono apparse su testate nazionali e internazionali, come «La Repubblica», «Libération», «L’Espresso», «Carnet», «Abitare», «Gulliver», «Beaux-Arts», «Tate Magazine» e «Il Giornale dell’Arte». Dopo un soggiorno di due anni a New York (2000-2002) segnato dall’incontro con il fotoreporter Leonard Freed e da un esperienza lavorativa presso l’agenzia Magnum torna in Italia. Da questo momento, il suo lavoro si apre ad altri strumenti espressivi: il suo interesse slitta dalla fotografia, all’installazione, al video. Nel 2003 inizia la sua collaborazione con l’artista americano Jimmie Durham durata fino al 2008. Nel 2004 si trasferisce a Vienna dove, oltre a seguire il Master alla School of Artistic Photography Friedl Kubelka, lavora per due anni nell’atelier di Franz West. Torna a Roma nel 2005 e inizia ad esporre il lavoro su scala nazionale e internazionale. Nel 2010 è uno dei vincitori del Premio Terna. Nel 2009 gli sono riconosciuti il Premio Movin’Up e il Premio Pagine Bianche d’Autore. Nel 2013, poco dopo il suo trasferimento a Zurigo, il suo lavoro installativo è riconosciuto con lo Swiss Art Award, Premio Federale Svizzero per le Arti Visive. I suoi progetti sono stati presentati in personali e collettive, in Italia e all’estero. Tra gli spazi che hanno ospitato sue personali: CCI Fabrika, Arthouse Hall (Mosca, 2015), Mosca Kunstraum Walcheturm (Zurigo 2014); La Rada (Locarno 2014); Galerie Mario Iannelli (Berlino 2011); RSTR# (Monaco 2010); Standard-Deleuxe (Losanna 2009); Galleria Next Door (Roma 2007) e Wuk (Vienna 2004). Numerose sono anche le mostre collettive in spazi quali: Scrjabin Museum (Mosca 2013); Ekaterina Cultural Foundation (Mosca 2012); Multimedia Art Museum (Mosca 2012); 54a Biennale di Venezia (Venezia 2011); Museo CIAC (Genazzano 2010); Associazione Culturale Stefania Miscetti (Roma 2010), Palazzo della Vicaria (Trapani 2010); Spazio 26 CC (Roma 2009); Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia (Roma 2009); American Academy in Rome (Roma 2008); Alkatraz Gallery (Lubiana 2007), Museo Napoleonico e Fondazione Pastificio Cerere (Roma 2007); Wuk (Vienna 2004); Magazzini Generali (Roma 2003).
La fotografia digitale Senza Titolo, tra le vincitrici del Premio Terna 03, ritrae un’azione che, nell’ambito di una mostra collettiva, l’artista realizza all’interno di un corridoio – intercapedine nel sottosuolo di un palazzo in cui la mostra stessa ha luogo. Le porte sono state rimosse dalla loro posizione e disposte obliquamente tra un muro ed un altro per diventare così «la costruzione di un momento di sospensione e l’apertura di un varco possibile, per poi ritrovare dopo poche settimane di nuovo la loro collocazione ordinaria».
Quale è il ruolo dell’artista nel sistema attuale dell’arte e della società?
Non penso che ci sia un modello di artista in senso lato, per cui credo che la sua posizione e i suoi cerchi di interesse e di azione rimangano invariati.
Premio Terna pubblicò, in una delle sue prime edizioni, una ricerca previsionale dello stato dell’arte dal 2010 al 2015. I risultati hanno aperto una finestra su quello che è agli effetti il panorama attuale. Tra questi, anche il fatto che la crisi avrebbe portato ad un superamento dell’assuefazione rispetto alle regole dominanti, oltre ad un maggiore impegno sociale dell’arte. E’ quello che sta accadendo davvero?
L’arte non si impegna più di prima rispetto alle problematiche sociali. Sono i mezzi, che prima non si avevano, che permettono ad un artista di contaminarsi di più rispetto al passato. Si costruisce in questo modo un’idea di arte globalizzata che non sempre è reale.
Ricordi la tua partecipazione al Premio Terna? Era un momento particolare del tuo lavoro?
Si era un momento particolare, perchè dopo alcuni mesi, forse quasi un anno, mi sono trasferito in Svizzera.
In quale direzione si è evoluta la tua ricerca più recente?
Il lavoro più recente approfondisce in modo più evidente la relazione tra spazio fisico e la sua trasformazione. In alcuni miei lavori l’elemento economico diventava catalizzatore di questo dinamismo.
Come è nato il tuo interesse per l’architettura e per lo spazio? E cosa significa questo incontro/scontro con la fotografia in termini esperienziali dello spettatore?
Lo spazio è uno spazio che abitiamo e con il quale ci confrontiamo e il lavoro fa lo stesso, cerca di posizionarsi. La fotografia fa un fermo immagine di questi spostamenti e indaga.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
In Italia manca una riconoscimento collettivo sul ruolo dell’arte e degli artisti contemporanei e in questo senso anche le istituzioni riflettono una scissione che spesso si materializza in disinteresse e mancanza di aiuti e di proiezioni. A costruire in Italia sono aziende che, come Terna, si interessano ai processi artistici e cercano di farne tesoro, ma il paese in quanto struttura è mancante. Non c’è un’idea di strutturazione e in ambito istituzionale la politica entra troppo con i suoi tempi, rendendo più discontinua questa costruzione. In altri paesi, come ad esempio in Svizzera, questo non accade e si ha la percezione diretta di una costruzione più solida e duratura.
Cosa ha rappresentato, e cosa rappresenta oggi per un artista il Premio Terna nel panorama Italiano e in quello internazionale?
Il Premio Terna rappresenta in primo luogo, specialmente per artisti più giovani e meno strutturati, senza galleria, etc., un primo sostegno possibile dal punto di vista economico; poi una possibilità di scambio su scala più internazionale, attraverso la strategia del paese ospitante.
Ritieni la formula del Premio Terna ancora attuale per la promozione dell’arte? Hai qualche suggerimento da dare per la prossima edizione?
Mi sembra che l’interesse di Terna rispecchi un’attualità per la promozione dell’arte. Dove credo che bisognerebbe investire di più sarebbe sulla continuità: un artista arriva ad esempio a Pechino o a Mosca per una mostra all’interno del Premio Terna. Perché il lavoro diventi veramente costruttivo andrebbe creato un ponte più duraturo tra l’artista e il luogo ospitante della mostra, sostenendo, per esempio, la possibilità di svolgere un lavoro e una ricerca in loco. Si salderebbero di più i rapporti con istituzioni o figure curatoriali locali, e si creerebbero i presupposti per un nuovo progetto sul campo, potenzialmente condivisibile tra i vari vincitori. Terna potrebbe essere promotore, produttore e in parte beneficiario di questo lavoro.
Immagini (cover) Marco Fedele di Catrano, Senza Titolo, 2012, Premio Terna (1) Marco Fedele di Catrano, Forex, KunstraumWalchetum, Zurigo, 2014, photo: Lorenzo Pusterla (2) Marco Fedele di Catrano, Untitled, Gasträume, 2014, Zurigo (3) Marco Fedele di Catrano, Paravento, CIAC, Genazzano, 2010 (4) Quando le linee iniziano a cadere, mi oriento, 2010, tubi argentati di alluminio anodizzato, 6,50 m x 4,30m, De Zwijssenhal, Tilburg, 2010 (5) Marco Fedele di Catrano, Senza Titolo, 2014 (6) Marco Fedele di Catrano, Shift, Kunstraum Walcheturm, Zurigo, 2014, photo by Lorenzo Pusterla.