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Margherita Moscardini, Untitled (casabianca), 2012, fotografia digitale, Premio Terna 04 (categoria Gigawatt)
Margherita Moscardini è nata a Donoratico (LI) nel 1981. Ha studiato Antropologia Culturale all’Accademia di Belle Arti di Bologna e frequentato diversi workshops tra cui quello della Fondazione Spinola Banna di Torino con Peter Friedl e il CSAV della Fondazione Ratti di Como con Yona Friedman. Negli ultimi anni è stata ospite del CCA Andratx (Mallorca, Spagna), CCA Art Today (Plovdiv, Bulgaria), Fondazione Pastificio Cerere (Roma, Italia), Citè Internationale des Arts (Parigi, Francia), MMCA Changdong (Seoul, South Korea) e nel 2015 ISCP (New York, USA).
La sua ricerca si articola sulle relazioni tra processi di trasformazioni di ordine urbano, sociale e naturale. Spesso è interessata ad aree abbandonate e in demolizione, il cui sistema di smaltimento delle macerie sventa paradigma delle complessità locali. La sua pratica privilegia il processo e progetti a lungo termine, considerando il contesto come un mezzo: l’architettura, il paesaggio (inteso come le caratteristiche geo-morfologiche di un’area) su cui il costruito è stato progettato, e come i piani urbanistici condizionano i comportamenti delle comunità locali. E’ il contesto a suggerire ambiti di indagine specifici, i materiali e i metodi del lavoro, che l’artista sviluppa attraverso interventi in larga scala, disegni, testi, modelli in scala e video-documenti. Quando i suoi interventi sono demoliti, per ragioni interne alla sua pratica il materiale di documentazione è considerato come una delle fasi di trasformazione del contesto, piuttosto che testimonianza di un’operazione conclusa.
Il suo lavoro è stato presentato in mostre personali e collettive in Italia e all’estero tra cui il SongEun ArtSpace di Seoul (South Korea), l’Istituto Italiano di Cultura di Istanbul (Turchia), il Museo MACRO di Roma (Italia), il Center for Contemporary Art di Plovdiv (Bulgaria), Fondazione La Quadriennale di Roma (Italia), Schaufler Foundation, Stuttgart e Staedtgalerie, Kiel, (Germania), Palazzo Reale, Milano (Italia), Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze (Italia). Tra i riconoscimenti, ha vinto la prima edizione del Premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, Torino (Italia), la borsa nctm e l’arte, con cui sta sviluppando un nuovo progetto presso il National Art Studio Changdong del MMCA, Museum of Modern and Contemporary Art of Seoul (South Korea), e il Premio New York 2014-2015, promosso dal Ministero degli Affari Esteri, l’Istituto Italiano di Cultura di New York e l’Italian Academy of Advanced Studies, Columbia University. Nel 2013 il nucleo centrale del suo progetto Istanbul City Hills-On the Natural History of Dispersion and States of Aggregation, entra nella collezione permanente del Museo MAXXI di Roma.
Untitled (casabianca), opera tra le vincitrici del Premio Terna 04 nella categoria Gigawatt, è un’immagine fotografica stampata in esemplare unico a memoria di un intervento poco prima della sua distruzione. Nella dependance di un complesso di campagna, sul ripiano di una dispensa murata e in corrispondenza di una finestra, terra, alberi ed erba bonsai riproducevano una porzione di paesaggio. L’apertura delle finestre forzava la comunicazione tra spazio interno ed esterno, oltre a garantire la sopravvivenza del modello vivente in scala: le condizioni atmosferiche e la luce naturale determinavano la vita e la trasformazione della porzione di territorio riprodotta. Mentre malta, argilla e pietre, posizionate all’interno di ognuno dei tre scaffali, riproducevano le stratificazioni geologiche del sottosuolo locale.
Quale è il ruolo dell’artista nel sistema attuale dell’arte e della società?
Il suo impegno è di agire sullo stesso piano di realtà del presente; deve coesistere con molte più forme di espressione, ma ha le stesse responsabilità di sempre.
Premio Terna pubblicò, in una delle sue prime edizioni, una ricerca previsionale dello stato dell’arte dal 2010 al 2015. I risultati hanno aperto una finestra su quello che è agli effetti il panorama attuale. Tra questi, anche il fatto che la crisi avrebbe portato ad un superamento dell’assuefazione rispetto alle regole dominanti, oltre ad un maggiore impegno sociale dell’arte. E’ quello che sta accadendo davvero?
Ci sarebbe molto da dire, ma non c’è spazio e rimando a una lettura: Take the Money and Run? Can Political and Socio-Critical Art «Survive»? di Martha Rosler, primo testo del volume «Culture Class», e-flux journal, edito da Sternberg Press, 2013.
Cosa ha significato per la tua esperienza e per la tua ricerca la partecipazione al «Premio Terna»? Quali opportunità concrete, anche di mercato, ha generato?
Con i 3000 euro del premio ho saldato dei debiti ma onestamente non ha generato altre opportunità.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
Ho qualche problema con la parola «creatività». C’è piuttosto c’è da chiedersi (e rispondersi in velocità) cosa dovrebbe avere l’Italia a sostegno di se stessa.
I tuoi lavori sono spesso commissionati. Quali requisiti deve avere, a tuo avviso, il committente ideale?
Penso che in modi diversi molti dei lavori degli artisti siano spesso “commissionati”: accettare l’invito ad una mostra, accettare una proposta curatoriale, è comunque un modo di accogliere una commissione; certo, dipende dal valore che si da al contesto, in che misura entra dentro al lavoro. Io chiamo committente chi mi invita a sviluppare un progetto ponendomi condizioni e limiti. Quello ideale è autoritario e incline alle censure.
In quale direzione si è evoluta la tua ricerca più recente? Ci puoi anticipare progetti e prospettive future?
L’anno scorso ho lavorato ad Istanbul. Con l’aiuto di collaboratori locali ho fatto esperienza del sistema di smaltimento degli scarti delle demolizioni della città, e l’ho usato come paradigma per raccontare alcune delle contraddizioni legate alla recente trasformazione urbana. E’ stato un progetto che ha condizionato profondamente il mio modo di lavorare, e ha dato una struttura ad interessi che fino ad allora avevo affrontato in modo frammentario. Processi di trasformazione di ordine naturale come l’erosione, le caratteristiche geomorfologiche delle aree su cui si estende il tessuto urbano, in che modo la conformazione geologica di certi territori è legata alla qualità del costruito, sia quello prodotto da piccole comunità, che quello risultante da piani di riqualificazione governativi; la gentrification, il diritto alla città, come le moltitudini locali rivendicano i propri diritti, ad abitare, agli spazi pubblici, a spazi di democrazia. Sono questioni con cui mi misurerò anche altrove: da settembre intanto a Seoul, dove lavorerò per qualche mese all’interno del National Art Studio del MMCA, il Museo Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Seoul.
Le tue opere sono per lo più site-specific. Richiedono quindi un attento lavoro di documentazione. Come ti poni di fronte a questo aspetto, e ancora, come affronti questioni relative alla conservazione delle opere?
Conoscere il contesto su cui lavoro è importante, è uno strumento, ma forse meno conciliante di quanto tu lasci intendere. La gran parte dei miei interventi rimangono eventi perché vengono distrutti. Quando resistono è perché la distruzione è nel testo. Penso che conservare significhi sollecitare la trasformazione, il movimento, e in generale l’utilizzo. In questo senso conservare è innanzitutto rispettare il cambiamento. Le scelte recenti di organismi di tutela come l’UNESCO, sono un esempio chiaro di come evolve e di come sia problematica l’idea stessa di conservazione al tempo presente. Da un museo d’arte oggi io mi aspetto che riconosca i capolavori, e che li protegga come patrimonio garantendo loro diffusione e vitalità. Penso alle forme di alcuni movimenti sociali urbani recenti; è chiara responsabilità di organi della cultura internazionale sostenerle e difenderle, monitorando e collaborando al loro desiderio di persistenza.
Terna è un’azienda che si occupa di trasmettere energia al Paese. Il suo impegno con Premio Terna si focalizza sulla trasmissione di energia all’arte e alla cultura e nella creazione di una rete di sostegno e sviluppo del talento. Ritieni la formula del «Premio Terna» ancora attuale per la promozione dell’arte? Hai qualche suggerimento da dare per la prossima edizione?
L’impegno di Terna e di altre realtà private può essere fondamentale in questo preciso momento del nostro paese. Non solo per un sostegno diretto agli artisti (apprezzo il premio, ma resta un episodio), ma perchè in assenza di intelligenze e contributi statali il sostegno privato mi pare sia la sola alternativa alla cultura (la sopravvivenza) di questo paese. Aziende importanti come Terna dovrebbero praticare una specie di militanza continua, insistente, pressante, battente, meglio se fatta di contributi piccoli ma diffusi sul territorio. Per evitare alle istituzioni beneficiarie obblighi sconvenienti e alibi per le loro mancanze. Questa Italia senza governo è il paese delle eccezioni, dei piccoli miracoli locali. Per questi penso valga la pena lavorare.
immagini
( cover – 1) Margherita Moscardini, «Untitled (casabianca)», 2012, fotografia digitale, Premio Terna 04 (categoria Gigawatt) (2) Margherita Moscardini, «1xUnknown», 2012-ongoing, production Still, Quiberville (FR), dalla serie «1XUnknown», courtesy Ex-Elettrofonica, Roma (3) Margherita Moscardini, «1xUnknown», 2012-ongoing, dettaglio dell’installazione, photo Dario Lasagni, MDF, carta, cemento, finestra, lampada, timer, n.8 video, sonoro, n.8 mini-proiettori, cavi (dimensioni ambientali), courtesy Ex Elettrofonica, Roma (4) Margherita Moscardini, «1xUnknown», 2012-ongoing, production still, Heuqueville (FR), dalla serie «1XUnknown», courtesy Ex Elettrofonica, Roma (5) Margherita Moscardini, «1xUnknown», 2012-ongoing, veduta dell’installazione. MDF, carta, cemento, finestra, lampada, timer, n.8 video, sonoro, n.8 mini-proiettori, cavi (dimensioni ambientali), courtesy Ex Elettrofonica, Roma.