Con la scrittura di software generativi [qui realizzati da Cyrille Henry and Antoine Villere] e la realizzazione di attenti giochi di proiezione, l’artista francese Miguel Chevalier è in grado di immergere letteralmente in altri mondi. Creato in occasione dell’Islamic Festival, Digital Arabesque 2014 è un installazione di realtà virtuale che prende vita sul pavimento di Al Majaz Water Front. Tradizione e modernità vivono nella simultaneità del mezzo digitale che attraversano. Grafiche policrome dinamiche richiamano le tecniche del mosaico, dello zelliges, e del mondo di Mashrabiya. Tutto questo è generato da algoritimi matematici liberati nello spazio virtuale dove prendono vita per generare un’infinità combinatoria di forme che si evolvono e si rinnovano. Non solo. I visitatori interagiscono e interferiscono con il lavoro provocando mutamenti e slittamenti nella traccia del movimento indicata inizialmente dal software. Lasciano così spazio ad una casualità che diventa generatrice di nuove e sorprendenti trasformazioni, accompagnate dalla sensazione di essere immersi in un gigantesco caleidoscopio arabesque.
Natura, matematica e macchina entrano in un gioco di interferenze tradotte in una vertiginosa visione, interattiva e avvolgente. Il linguaggio è declinato nelle sue diverse sfaccettature, ritratto nella sua funzione al servizio della natura – nel suo dettare le regole della creazione e della sua evoluzione -, nella sua funzione di scrittura del codice di programmazione che guida la macchina (il computer) a codificare funzioni e visualizzazioni; infine. Il linguaggio, infine, è ritratto nel suo processo di traduzione, in questo caso generata dalla sovrapposizione e dall’intersezione del tutto nel filtro delle risoluzioni installative che le consegnano al pubblico in una versione interattiva e immersiva.
Digital Arabesques 2014 è, quindi, un’opera ibrida. Dalla sua realizzazione in studio attraverso la scrittura di un codice di programmazione, in questo caso realizzata da Cyrille Henry and Antoine Villeret, si apre allo spazio urbano per diventare la prima opera pubblica dell’artista francese. Lo studio di una formula installativa si è infatti esteso ad una riflessione che ha tenuto conto dello spazio urbano risolvendosi in una soluzione architettonica che rendesse quanto più possibile invisibili le strutture a sostegno degli strumenti di proiezione.
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Se l’installazione ci risucchia in un’immersione totale, il video prodotto da Claude Mossessian con una drone camera, ci posiziona da un altro punto di vista, quello che la prospettiva del bird – eye restitisce con una visione dall’alto. Ecco ancora una volta intrecciarsi analogico e digitale in un’opera pubblica che nell’interazione con i visitatori e con gli spettatori sul web si trasforma in una performance analogica di «zoom in» (quello dell’immersione nell’installazione) e di «zoom out» (quello del video ripreso dall’alto) che dà vita a composizioni cangianti materializzate dalla combinazione di tradizione e modernità.
Images (all) Miguel Chevalier, Islamic Art Festival, Al Majaz Water Front, Sharjah (UAE), Department of Culture & Information, Directorate of Art, Sharjah Government, Generative and interactive virtual-reality installation, 50 m x 22 m / 164 ft x 65,6 ft , Software: Cyrille Henry and Antoine Villeret, Technical production : Voxels Productions / Nicolas Gaudelet (video) A film by Claude Mossessian © Claude Mossessian