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Miltos Manetas è un artista concettuale che ha esplorato il mondo informatico a 360 gradi. Lo ha, prima di tutto, vissuto e abitato e ne ha formalizzato l’esperienza attraverso ogni varietà di media, tra cui pittura, video performance, net art. Fondatore del movimento artistico NEEN, pioniere dell’arte dopo i videogames (MACHINIMA), fondatore del primo Padiglione Internet alla Biennale di Venezia nel 2009, autore di Ñewpressionism, un nuovo genere di paesaggio (analogico) post informatico, la sua visione ha sempre guardato oltre le cose e anticipato i tempi.
Nonostante questa premessa, quando si entra nello spazio della galleria privata di Valentina Bonomo a Roma, e ci si trova di fronte ad una serie di disegni appesi al muro con un allestimento ‘classico’, si è, un’altra volta, colti alla sprovvista scoprendosi nell’anticamera di una nuova visione, ancora in fieri.
I disegni, realizzati da Manetas nell’aura di condivisione con la sua piccola Alpha, incorniciati dal profumo e dall’aura del mercato che inevitabilmente si respira tra le mura di una galleria storica privata, fanno parte di un processo ancora da definirsi che oscilla tra analogico e digitale.
Questa sua esplorazione di una visione ancora non messa a fuoco prosegue un percorso che, ancora una volta avanti ai tempi, lo aveva visto anticipare la nostalgia di un tempo analogico, una necessità di ritorno al passato palesata come effetto – causa dell’eccesso di informazioni, un analogico di cui la tecnologia è parte integrante. Il suo newpressionism, o il paradosso del Padiglione Internet della Biennale di Venezia nel 2013, abitato dagli Unconnected, sono parte di questa visione. Ispirato all’esperienza che alcuni territori visitati nell’ultimo decennio gli avevano regalato, Manetas cerca ora di trasferire la stessa forza e spiritualità nella Rete.
L’idea è anche quella di rovesciare le regole del mercato dell’arte, aspetto che rende questa operazione effettiva nella complicità della gallerista che si è prestata al gioco. I lavori, infatti, non sono in vendita bensì regalati a visitatori e collezionisti ad una condizione: le opere devono essere installate dall’artista, autorizzato a scegliere liberamente la posizione nello spazio privato, a poterla fotografare e trasferire online, su un sito dedicato. Alternativa a questa scelta, è chiudere i disegni nel perimetro di una apposita cornice.
Sarà questo passaggio fisico, questa entrata nell’intimità delle case, l’esperienza che condurrà Manetas alla seconda fase del progetto, quella che ricostruirà la ‘memoria’ del titolo Μέμωρι (in greco: Μέμoρι) di questo passaggio in una geografia di spazi che devono conservare la forza e la sacralità degli spazi prescelti e conquistarne una nuova nel loro ricomporsi online. Come? Questo è ancora da scoprire, quando la fine della mostra decreterà l’inizio del nuovo capitolo.
«Miltos Manetas: Μέμωρι», Valentina Bonomo, Roma, 06.10 – 18.11.2017
immagini (all): «Miltos Manetas: Μέμωρι», Installation views, photo by Andrea Veneri
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Miltos Manetas is a conceptual artist who has fully explored the Internet world. Manetas has, first of all, inhabited and lived it, later formalising his experience through a variety of media, including painting, video, performance, net art. Founder of the artistic movement NEEN, pioneer of Art after Videogames (MACHINIMA), founder of the first Internet Pavilion at the Venice Biennale in 2009, and author of Ñewpressionism – a new genre of (analog) post-Internet landscape – Manetas’ vision has always looked beyond, anticipating the times.
Despite this premise, when visitors enter the space of Valentina Bonomo’s private gallery in Rome and find themselves facing a series of drawings hanging on the wall, displayed in a classic layout, they are, once again, caught off guard and in the presence of a new vision still in the making.
The drawings, made by Manetas in connection with his little daughter Alpha, framed by the smells and aura of the art market, which are inevitably felt within the walls of a historic private gallery, are part of an undefined process, oscillating between analog and digital.
The exploration by Manetas of this, as yet, undefined vision follows a journey that is once again before its time as much as it was when the artist anticipated the nostalgia for the analog, a need to return to a past that manifests itself as effect – cause for an excess of information, an analog in which technology is completely embedded. His newpressionism movement, or the paradox of the Internet Pavilion at the 2013 Venice Biennale, inhabited by the Unconnected, are part of this vision. Inspired by his experiences from areas visited in the last decade, Manetas is now trying to transfer the same energy and spirituality to the Net.
The idea is also to overturn the rules of the art market, an aspect that could only become effective with the complicity of the gallery owner, who took part in this game. The artworks, in fact, are not on sale but are given to visitors and collectors on one condition: the artist must install the works and have the freedom to choose where these will be displayed in the private space, photograph them and then transfer the photos online onto a dedicated site. The alternative is to secure the drawings within the limits of a dedicated frame.
The experience of this physical move and the ability to access to the intimate space of homes takes Manetas onto the second stage of the project, which reconstitutes the ‘memory’ (recalled in the title Μέμωρι recalling the Greek word ‘mεμορι‘) in a geography of spaces. This process must not only retain the power and the sacredness of the chosen locations, but also inhabit a new space when coming together online. How? This has yet to be seen as the end of the exhibition signals the beginning of this new chapter.
«Miltos Manetas: Μέμωρι», Valentina Bonomo Gallery, Rome, 06.10 – 18.11.2017
immagini (all): «Miltos Manetas: Μέμωρι», Installation views, photo by Andrea Veneri
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