Oggi, il secondo intervento di Elena Giulia Abbiatici, parte di «Il Corpo eterno. I sensi umani come laboratorio del potere, fra crisi ecologica e trans umanesimo», progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Primo appuntamento: Sotto al naso, Arshake, 03.03.3021).
Pesci, conchiglie, molluschi, tartarughe, astice, pinna nobilis e pesce palla fanno bella mostra sul bancone del pescivendolo dipinto da Bartolomeo Passerotti nel 1578[1]. Sembra di sentirne l’odore nauseante del banco del pesce fresco insieme a tutta una serie di rimandi alla lascivia con cui la pinna nobilis era descritta nella letteratura europea e alla vanitas dei corpi vivi.
Gli still life seicenteschi di Giuseppe Recco[2] che riempiono le sale del museo Capodimonte di Napoli trasbordano profumo ed odori in una sinestesia olfattiva, che affinando la vista percepiamo chiaramente, in un misterioso disordine olfattivo.
We – as human beings – are excellent ‘smellers’ – afferma Caro Verbeek, storica dell’arte olfattiva. The idea that we somehow lost our capacity to smell is a myth that arose in the 19th century because of scientists like Broca who found out our olfactory bulbs are smaller than in other mammals, and by Freud who deemed the sense of smell primitive and obsolete. But if we blind fold an individual and ask this person to get on all fours and follow a scent trail, this person will succeed. Furthermore we can discern trillions of smells, and even smell emotions, which are translated into chemical emanations. Words could never do that to that extend.
Per questa ragione nel 1960 il cinema ha voluto sperimentare il primo lungometraggio olfattivo della storia. Scent of Mistery[3] prometteva l’avvento di una nuova frontiera: l’era di Smell-O-Vision. Gli annunci dicevano: «Prima fu il movimento (1895)! Poi la parola (1927)! Adesso gli odori!»
Scie di brandy, di caffè, di pesce erano diffuse nella sala cinematografica per la proiezione del film, le cui scene erano accompagnate da odori, seguendo le indicazioni dell’osmologo Hans Laube, attraverso un impianto a tubi, direttamente sui sedili[4].
Il flop fu però immediato perché la tecnologia non era abbastanza sofisticata: alcuni aromi venivano erogati in ritardo rispetto alle scene, altri odori – esempio pane cotto, vino e pesce – davano nausea alle persone. Scent of Mistery era stato preceduto da «Aroma-Rama», film horror di fine anni ’50 accompagnato dall’emissione di orribili olezzi durante le scene principali, aggiunti però come ripensamento e non nella sceneggiatura principale.
I piani per introdurre Smell-O-Vision in altri cinema furono naturalmente subito interrotti e si dovette aspettare decenni per vedere sviluppato uno schermo che trasmettesse odori come bit. Almeno fino al 1999, quando la società californiana Digiscents[5] licenzia la prima versione di ISmell[6], un dispositivo esterno collegato ad un server, che permetteva di convertire informazioni digitali in odori. Dotato di cartucce sostituibili, esso mescolava 128 essenze fondamentali per la creazione di migliaia di fragranze. Di fatto gli odori in file digitali risiedevano sul web server principale e tramite una procedura chiamata «ScentStream» potevano essere scaricati sui computer. A questo punto il dispositivo ISmell trasformava i bit in molecole odorose. ISmell, in quanto dispositivo di estensione sensoriale, poteva essere incorporato in videogame, siti web, spot pubblicitari, film e musica.
https://www.youtube.com/watch?v=y7cNI0qysQA
Tuttavia anche ISmell, similmente a Smell-O-Vision, fu un fallimento perché non rispondeva a nessun bisogno degli utenti e probabilmente perché limitare l’odore ad una risposta chimica tradiva la magia che si genera quando si è colti di sorpresa da un profumo.
Diversi gli esperimenti successivi: nel 2013 Google lancia il proprio Google Nose, in grado di ricreare gli odori persino di lontane civiltà antiche. «In the fast world we live in, we don’t always have time to smell the roses. Now with GoogleNose the roses are just a click away!». Presto rilanciata come fake news, smentita e dimenticata, la notizia cela un impegno effettivo da parte del colosso americano in vista di uno slancio straordinario e sofisticato.
In un articolo pubblicato su «Arxiv»[7] nel 2019, i ricercatori del team di Google Brain spiegano come stanno allenando l’AI (una rete neurale grafica) a riconoscere gli odori, in base alle strutture molecolari. I ricercatori hanno creato un set di dati di quasi 5.000 molecole, identificate dai profumieri ed etichettate con describers – campioni con caratteristiche specifiche. Il team ha addestrato la sua AI ad associare le molecole ai describers e gli algoritmi sono stati in grado di riconoscere gli odori delle molecole in base alle loro strutture[8]. Non mancano comunque margini di errore, dovuti alla soggettività della percezione (due persone potrebbero descrivere lo stesso profumo in modo diverso) o dovuti ad una visualizzazione molecolare speculare, illusoria e ingannevole (talvolta le molecole hanno gli stessi atomi e legami, ma sono disposte come immagini speculari e hanno odori completamente diversi). Tuttavia, la formazione dell’AI per associare molecole specifiche ai loro profumi è un primo passo importante.
Numerosi sono i team di ricerca in ingegneria elettronica applicata alle scienze chimiche, biologiche ed ambientale che hanno sperimentato e avviato la programmazione di diversi software olfattivi o «nasi elettronici», efficaci a riconoscere le componenti volatili su cui sono tarati.
Composto da otto sensori di gas a microbilancia al quarzo (QMB), rivestiti con diverse metallo-porfirine, il naso elettronico è un dispositivo complesso in grado di emulare il sistema olfattivo dell’essere umano e fornire un’impronta univoca dell’odore, consentendone il riconoscimento. Utilizzato in ricerca medica, rappresenta uno strumento di analisi precoce: i sensori mostrano una buona sensibilità verso i composti volatili presenti nell’aria espirata, che si rivelano possibili marcatori del cancro del polmone. «Tuttavia il naso elettronico non è in grado di segnalare concentrazioni diverse di odori molesti, anche in possibile in combinazione tra loro. Molto spesso la miscela di diversi composti dà una percezione diversa. Non è ancora stata chiarita come la struttura chimica influenzi la percezione che noi abbiamo e non esiste un ricettore per ogni composto odoroso. Noi abbiamo 130 ricettori coi quali sentiamo miliardi di odori. Ogni sensore olfattivo sente più molecole.» affermano Corrado di Natale, professore di Ingegneria Elettronica, e Roberto Paolesse, professore di Chimica, presso l’Università Tor Vergata di Roma, co-fondatori del SensorsGroup[9] di Tor Vergata.
«Un’altra difficoltà è riuscire a creare una scala della natura degli odori perché la percezione è soggettiva, tanto dal punto di vista legislativo ci si riferisce solo all’intensità».
Robot e AI nei prossimi anni si arricchiranno sempre più fino a sostituire gradualmente l’attuale funzione del chirurgo. L’AI potrebbe stravolgere la medicina in pochi decenni. I dati raccolti su numerose patologie porteranno al riconoscimento e alla definizione della diagnosi in tempi ed efficacia di assai più brevi[10].
Col potenziamento dell’Intelligenza Artificiale, anche ricercatori nell’ambito delle arti visive hanno sperimentato diverse applicazioni della AI al mondo dell’olfatto.
L’artista Alexandra Daisy Ginsberg[11] e un team scientifico hanno usato l’apprendimento automatico per ricreare l’odore di un fiore estinto come molti altri fiori a causa della colonizzazione umana: l’Hibiscadelphus wilderianus. Il progetto è frutto di una collaborazione pluriennale tra Ginkgo Bioworks (società specializzata nella creazione di microbi su ordinazione), l’International Flavours & Fragrances Inc. (IFF), Sissel Tolaas (ricercatrice di odori prolifici e artista) e la dott.ssa Alexandra Daisy Ginsberg (artista e ricercatrice di biologia sintetica). E’ possibile cogliere un antico fiore sepolto nel permafrost artico e ricrearne il profumo, con un avanzato sequenziamento del DNA e sintesi genetica?
Christina Agapakis, direttrice creativa di Ginkgo Bioworks e Dawn Thompson, ex capo del sequenziamento di prossima generazione, visitando l’Università di Harvard Herbaria, (HUH) hanno trovato venti rari esemplari di fiori estinti, e sono riusciti a prelevare il DNA di quattordici, incluso l’ Hibiscadelphus wilderianus. Nonostante il degrado dei campioni ad opera del tempo, il team alla fine ha inviato i suoi campioni al Paleogenomics Lab dell’Università della California a Santa Cruz (UCSC), che li ha ridotti in polvere e, con un avanzato know-how chimico, ha estratto il DNA utilizzabile. Jue Wang, una biologa computazionale che all’epoca lavorava per Ginkgo Bioworks, ha usato una stampante per DNA per dare forma fisica alle sue creazioni digitali.
Le molecole sono state lasciate fermentare col lievito e infine il preparato – il fiore ricreato – è stato analizzato con un naso elettronico che utilizza la spettrometria di massa, una tecnica analitica applicabile su sostanze sconosciute.
Resurrecting the Sublime mostra in tutta la sua eloquenza il sublime generato dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale nel mondo della biologia, ovvero la possibilità di rimettere al mondo il mondo.
Lo spettatore entrando nell’installazione inala un profumo che conosce passato e futuro e crea uno sfalsamento temporale e percettivo. Il tempo della creazione è cambiato. «Chi siamo? Da dove veniamo, dove andiamo?». La potenza creatrice si modella ogni giorno, distruggendo il vecchio e facendolo risorgere come se fosse una fenice. L’artificio non ha più alcun limite.
Il che solleva insieme un problema etico: abbiamo il diritto di ricreare e annusare di nuovo lo stesso patrimonio mondiale naturale, che abbiamo contribuito ad estinguere?
L’olfatto (e i sensi) è (sono) chiaramente divenuti territorio del marketing.Il team francese MYRISSI[12] nel 2017 ha lanciato sul mercato un traduttore sensoriale intelligente, attraverso la sua tecnologia denominata E-COs (emotions, colors, odours). Combinando intelligenza artificiale e analisi comportamentale, questo strumento lavora sull’articolazione di odori, colori ed emozioni come strategia di marketing. La tecnologia E-COs consente a un cliente di inserire rapidamente informazioni come immagini promozionali o il tipo di emozioni da perseguire, oppure di partire dal prodotto finale – come un profumo – per affinare la strategia di marketing. Il software analizza questi dati e suggerisce direzioni olfattive o aromatiche per meglio raggiungere il target di destinazione, sulla base di due database di odori-colori ed emozioni realizzati con oltre 25.000 test. Il primo database prevede il corrispettivo cromatico di qualsiasi odore. Il secondo è un database affettivo contenente 64 diversi stati d’animo. Ciò che ne risulta pare essere una operazione finto-espressionista: emotività a pelle, colori e profumi, ottenuti attraverso la traduzione commerciale dell’emozione da riscuotere.
Il fuoco di Prometeo diviene sempre più artificiale, lo scacco reale sarà il completo soccombere dell’uomo alla techné, dominatrice di dati e mercati.
Heidegger in una intervista rilasciata al direttore Der Spiegel nel 1966 scriveva: «tutto funziona, questo è inquietante, che tutto funziona e che il funzionare spinge ulteriormente verso un ulteriore funzionare. E che la tecnica strappa e sradica l’uomo sempre più dalla terra. Sono spaventato da quando ho visto le fotografie dell’uomo scattate dalla Luna. Lo sradicamento dell’uomo è già stato fatto, tutto ciò che resta è una condizione puramente tecnica».
La tecnica è la tendenza maestra del nostro mondo calcolante. Domina il sistema sanitario, finanziario, militare, scolastico, politico; coopera nel perseguimento umano dell’onnipotenza divina. Quella che era una volta utopia, l’immortalità, sta divenendo illusoria realtà sostanziale.
[1] Image via: https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2018/01/ROMA-GALLERIA-NAZIONALE-DARTE-ANTICA-A-PALAZZO-BARBERINI-Bartolomeo-Passarotti-PESCHERIA-Seconda-met%C3%A0-del-XVI-secolo.jpg
[2] Image via: http://www.museocapodimonte.beniculturali.it/portfolio_page/collezione-d-avalos/
[3] Image via: https://www.imdb.com/title/tt0054271/
[4] https://www.bbc.com/culture/article/20151013-the-movie-you-can-smell
[5] https://noemalab.eu/org/sections/specials/tetcm/2002-03/olfatto/digiscents.html
[6] Image via: https://thehustle.co/digiscents-ismell-fail
[7] https://arxiv.org/abs/1910.10685
[8] Image via: https://arxiv.org/abs/1910.10685
[9] http://sensorsgroup.uniroma2.it/
[10] Laurent Alexandre, La guerre des intelligences. Comment l?intelligence Artificielle va révolutionner l’education, Éditions Jean Claude Lattès, 2017.
[11] Image via: https://www.resurrectingthesublime.com/about and https://daisyginsberg.com/work/resurrecting-the-sublime
[12] https://myrissi.fr/#qui-sommes-nous
immagini: (cover 1) Giuseppe Recco, «Natura Morta con Pesci», Museo e Real Bosco di Capodimonte’, “su concessione del Ministero della Cultura – Museo e Real Bosco di Capodimonte”(2) Bartolomeo Passarotti, «Pescheria», seconda metà del XVI secolo, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma (3) Digiscent, Ismell (4) odor molecule, schema (5) Christina Agapakis, Alexandra Daisy Ginsberg & Sissel Tolaas, with support from Ginkgo Bioworks and IFF Inc, «Resurrecting the Sublime» at Biennale Internationale Design Saint-Étienne, March 2019. Each vitrine is filled with the smell of an extinct flower, photo-Alex-Cretey-Systermans
Primo appuntamento: Sotto al naso (Arshake, 03.03.3021)
Partner di progetto: Arshake, FIM, Filosofia in Movimento-Roma, Walkin studios-Bangalore, Re: Humanism, Unità di ricerca Tecnoculture – Università Orientale di Napoli, GAD Giudecca Art District-Venezia, Arebyte (Londra), Sciami (Roma).
«Il Corpo eterno. I sensi umani come laboratorio del potere, fra crisi ecologica e trans umanesimo». Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali