“Retelling the history of net art from the 1980s through the present day.”: si presenta così, con poche semplici parole, la mostra online “NET ART ANTHOLOGY” a cura di Rhizome.org.
I cultori dell’arte digitale saranno più che lieti di ritrovare alcune delle opere net più famose, (potremmo dire ormai di culto) nate a partire dagli anni Ottanta dall’ impetuosa affermazione di Internet e a loro tempo studiate, istituzionalizzate e dunque evolutesi secondo nuove spinte propulsive, tecnologiche e teoriche.
Il progetto espositivo – la venue è chiaramente l’etere – avrà una durata di due anni, durante i quali, settimanalmente, saranno esposte 100 opere net art complete di contestualizzazione critica.
Preservare e rendere accessibili opere che non sempre lo sono, rappresentano scopi precipui della mostra e di Rhizome in particolare. Ma soprattutto si evidenzia il tentativo di fornire una prospettiva ad un tipo di arte storicizzata ma priva di un catalogo: in altre parole, scriverne la storia raccogliendo gli elementi di un ipotetico canone estetico.
Il primo capitolo dell’esposizione, “Part 1: 1984-1998”, si apre col celeberrimo Cyberfeminist Manifesto for the 21st Century del collettivo femminile VNS Matrix, fondato da Josephine Starrs, Julianne Pierce, Francesca da Rimini e Virginia Barratt. Correva l’anno 1991 e le promesse della nuova società digitale furono l’occasione per affermare, con ironia, quanto essa fosse solo l’evoluzione di quella patriarcale.
Dalla teoria alla pratica, un nuovo terreno da esplorare per gli artisti della rete era il linguaggio verbale. Nel 1985 Eduardo Kac lanciava Reabracadabra, un poema visivo creato e presentato sul network pre internet video texto; mentre Olia Lialina ragionava su un’inedita narrazione fatta di ipertesti, frames e immagini con My Boyfriend Came Back from the War del 1996.
Ma il lavoro sul mezzo tecnico era solo parte della poetica della net art negli anni Novanta. Internet non era solo medium, ma significava – come oggi – collaboratività. Antoni Muntadas raccoglieva, nella sua installazione The File Room del 1994, documenti oggetto di censura nel mondo: grazie alla postazione computer posta al centro della stanza il visitatore poteva contribuire all’ampliamento dell’archivio. L’opera è processo, che si riattiva in occasione della mostra di Rhizome.
La riflessione sociale e politica torna in FloodNet (1997), perno concettuale e strumento per l’azione collettiva on-line del gruppo Electronic Disturbance Theater: Internet come agorà diventa il luogo per proteste politiche e sit-in virtuali.
La questione dell’identità (vera, fittizia, nascosta, pubblica, rubata, replicata) fu centrale fin dagli albori di Internet e nel lavoro MOUCHETTE di Martine Nedda, attivo dal 1996. MOUCHETTE è una 13enne la cui persona, la storia e la vita, sono esposte sul suo sito web e costruite progressivamente dalla sua interazione col pubblico. Il risultato è una sua notevole presenza in rete e un archivio sociale di discussioni, provocazioni, fan art e furti identitari.
Grafica, processo, collaboratività, infowar, comunicazione. Parole con significati nuovi e inaspettati nascono nel 1994 dalla giocosa sperimentazione sulla scrittura di Mez Breeze. La sua poesia Mezangelle è un codework-online: un nuovo codice che si costruisce a metà tra il linguaggio umano e quello di programmazione della macchina.
Non sappiamo cosa ha in serbo per noi Net Art Anthology fino al 2018. Si tratta di un ambizioso progetto in divenire che concorre alla conservazione delle opere, ne rimette in moto i meccanismi e contribuisce alla memoria storica digitale. La mostra ha appena iniziato a tracciare i suoi contorni, tuttavia promette di mostrare, alla fine, forse la più ampia e sensazionale fotografia di un capitolo dell’arte che è destinato, al passo con l’evoluzione tecnologica del web, a stupirci ancora.
Un grandioso balzo lungo più di 30 anni ci consentirà di apprezzare maggiormente il sincero entusiasmo e la viva curiosità nelle speculazioni dei pionieri della Net art, azzerando la sensazione di scontato che oggi ha Internet per la generazione digitale e di riscoprire la preistoria di molti dispositivi, quasi a ricordarci “come eravamo”.
Rhizome, NET ART ANTHOLOGY, 2016 – 2018
immagini (cover 1) Electronic Disturbance Theater, Flood Net DDK (1999). Web page with Java Applet used for virtual sit-ins. Courtesy of the artists. (2) Olia Lialina, My Boyfriend Came Back from the War (1996). Website. Courtesy of the artist. (3) Mouchette, Kill That Cat (1999) from the project Mouchette.org (1996-ongoing). Website. Courtesy of the artist.