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Home News Focus

Roy Ascott. Esperienze telematiche

Elena Giulia Rossi by Elena Giulia Rossi
19/04/2018
in Focus, News dal Passato
Roy Ascott. Esperienze telematiche

laplissuredutexte

L’artista e teorico inglese Roy Ascott è stato il primo ad aver applicato all’arte le teorie della cibernetica – definita da Norman Wiener nel ’48 come lo studio scientifico della comunicazione tra animali e macchine – e della telematica – termine con cui si indica, dal 1978, la convergenza delle comunicazione con il computer. Le sue teorie hanno trovato terreno pratico in un progetto destinato a diventare storico, esattamente trent’anni fa. Nel 1983, invitato da Frank Popper nell’ambito della mostra Electra. Electricity and Electronics in the Art of the XX Century al Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi, Ascott realizzava il suo pionieristico progetto La Plissure duTexte: A Planetary Fairytale (L’intrecciamento del testo: una fiaba planetaria), conosciuto anche con il suo acronimo LPDT. Il titolo è un esplicito riferimento al saggio del critico francese Roland Barthes, dieci anni prima uscito con il titolo La plaisir du text (1973), un celebre saggio, che tra le altre cose, indagava il ruolo dell’autore e quello del lettore,  come contributo determinante per il  testo.  Ascott  di autori e di lettori ne prevede molteplici.

Per La Plissure duTexte: A Planetary Fairytale artisti e autori di undici località sparse nel globo, tra Stati Uniti, Canada, Europa ed Australia, erano chiamati a contribuire alla creazione una «fiaba planetaria». Il testo della narrazione di uno era continuato da un altro da una postazione remota, con lo stesso spirito del gioco surrealista Cadavere exquis (cadavere raffinato), come ha notato il teorico del media Edmond Couchot.

pissure_dutest2_2

Ascott si avvale di tutte le potenzialità del network e della telematica dell’epoca, per mettere in pratica il suo concetto di «paternità distribuita». Questo progetto è ormai entrato nella storia, ma la sua origine risale a molto prima di questa data. A questo proposito, si vuole qui ricordare il suo scritto The Construction of Change, originariamente apparso nel 1964 in «Cambridge Opinion. 41. Modern Art in Britain». Si tratta del primo testo pubblicato da Ascott a ridefinire l’arte alla luce della cibernetica di Wiener. Capire da subito l’impatto della cibernetica sulla società e il conseguente ruolo dell’arte nell’intercettare questi cambiamenti, ha significato proiettare, prima del tempo, una nuova definizione di interesse artistico attraverso informazione, comportamento e interazione. Pensare e strutturare l’opera come insieme di relazioni in cui comprendere l’interattività e, quindi, il cambiamento, considerare l’arte nel suo ruolo didattico, ha significato portare in primo piano il suo aspetto processuale e comportamentale, anteponendolo al risultato finale.

Nel 2010 e nel 2011 la Plissure du Texte è stato rielaborato e ripensato dal suo iniziatore con i moderni strumenti della comunicazione e in collaborazione con Max Moswitzer, Selavy Oh and Elif Ayiter in Second Life. Queste successive versioni, LPDT2 e LPDT3, strutturata in architetture e geografie testuali che si pongono tra mondi e dimensioni, dove robots autonomi intervengono agendo da nodi comunicativi tra narratori, dove i visitatori nello spazio fisico possono interagire anche attraverso l’invio di messaggi telefonici o via Twitter.

L’ormai indiscussa figura di Ascott ha portato in tempi recenti a considerare il suo nucleo di lavori analogici pionieristici con cui prefigurava le sue teorie sul network, sull’interazione e sulla telematica. Una serie di progetti del tipo, realizzati tra il 1963 e il 1970, è stata presentata dal Plug In ICA, con Video Pool Media nell’estate del 2013.

L’ampiezza di visione di Ascott, nutrita anche dal suo costante impegno didattico tutt’oggi vivacissimo con la sua piattaforma di ricerca internazionale I-Nodes, è ciò che fino ad oggi ha guidato l’intuizione di questo artista e teorico verso continue anticipazioni e visioni sulle diverse modalità con cui la tecnologia si intreccia con l’uomo, nella sua fisicità e nella sua organizzazione sociale. Tra queste, l’individuazione della necessità per l’uomo di doversi ricreare in una nuova natura, una Natura II, che appartiene ad un mondo che non è né digitalmente asciutto, né biologicamente bagnato, in sintesi un «mondo umido» (moist-media). Questo è ciò che proviene dal suo interesse verso fisica quantistica e tecno-etica e verso dove prosegue il suo impegno scientifico delle ricerche più attuali, coerentemente evolutesi dai suoi esperimenti pionieristici.

[youtube id=”kTSaOTh3Hz0″ width=”620″ height=”360″]

Immagini

(1 cover) Roy Ascott, Max Moswitzer, Selavy Oh and Elif Ayiter, LPDT2, su Second Life e proiettata in tempo reale a Seoul, Korea, nell’ambito di INDAF New media Art Festival, 2010(2) Roy Ascott, La Plissure du Texte: A Planetary Fairytale, telematic event within the exhibition Electra. Electricity and Electronics in the Art of the XX Century, a cura di Frank Popper,, screen shot,  Museo di Arte Moderna de La Ville de Paris, 1983; (3) LPDT2, su Second Life e proiettata in tempo reale a Seoul, Korea, nell’ambito di INDAF New media Art Festival, 2010 (questa versione del progetto è stata presentata ad Istanbul nel 2011 e una terza versione, LPDT2, è stata presentata a Shanghai nell’ambito della 9a Biennale per la mostra dedicata a Roy Ascott, «Syncretic Cybernetic» Shanghai, 2012; (4) estratto video da LPDT2.

Tags: arscyberneticfrom pastI-Nodemoist mediaNature IIPlissure du TexteRoy Ascotttelematic arttelematics
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