L’incontro tra computer e disegno è protagonista della mostra «The American Algorists Linear Sublime» organizzata dal MFA Computer Art Department presso The School of Visual Art, in collaborazione con il New York Digital Salon. Un excursus di quarant’anni storia attraversa il lavoro di artisti pionieri nella sperimentazione del computer applicato al disegno, in particolare di coloro che nel 1995 si sono raccolti attorno al gruppo degli Algorists, co-fondato da Jean-Pierre Hébert e da Roman Verostko.
In mostra lavori di Jean-Pierre Hébert, che, nel 1978, produceva opere in inchiostro su carta utilizzando la sua prima plotter, di Manfred Mohr che, con un passato dedicato a pittura e musica jazz, si è avvicinato alla computer art all’alba degli anni ’60; di Roman Verostko che, con il suo background di pittore, ha iniziato ad usare programmi di sincronizzazione audio-visiva nel 1967, e, dal 1987, a progettare ì i primi disegni guidati da un braccio meccanico; di Mark Wilson che ha iniziato a creare arte generativa dagli anni ’80.
Ora, perché ci interessa tanto segnalarvi questo evento? Per tanti motivi. Si tratta, infatti, di una mostra di pionieri nel settore, a dimostrazione di un interesse crescente verso la storicizzazione di queste forme d’arte. Si tratta inoltre di artisti che dimostrano come arte e computer possano incontrarsi in una dimensione poetica, soprattutto quando guidati dalla padronanza del disegno. Forti di questo, gli autori possono avvalersi anche della tecnologia per sperimentare potenziali diversi derivati dalla sua applicazione ad una già consolidata conoscenza e manualità della tecnica.
La partnership della School of Visual Art con il New York Digital Salon permette, inoltre, di accendere i riflettori su di una realtà, quest’ultima, tra le prime ad esser nate per dedicare un interesse esclusivo verso queste forme di espressione artistica e ad essere diventate un punto di riferimento newyorkese e nel mondo. Il suo contributo, assieme ad altri, è stato fondamentale affinché l’arte digitale si affacciasse sullo scenario del contemporaneo e ne intraprendesse il suo graduale percorso di assimilazione. I lavori degli artisti in mostra sono, infatti, ormai istituzionalmente riconosciuti, presentati in diverse mostre in importanti musei del mondo, come il MoMA di New York (M. Mohr), e ormai parte di importanti collezioni, come il Victoria & Albert Museum di Londra. Ma c’è molto di più. Questa mostra introduce il lavoro di artisti che provengono da una formazione figurativa e da una padronanza del disegno che gli permette di mettere a frutto l’incontro tra manualità e computer in un opere che non rinunciano, piuttosto potenziano, la componente poetica.
«The American Algorists Linear Sublime», 26.10.- 27.11.2013, The School of Visual Arts, New York in partnership with New York Digital Salon
Immagini
1(cover) Jean-Peirre Hebert, Triptych: Bright Wavelets 1-3, 2008, courtesy of the artist, photo via; (2) Jean-Peirre Hebert, Pillar of Infinitude, Fragment, 2011, courtesy of the artist, photo via