Le mostre in questo periodo sono chiuse a causa dell’emergenza sanitaria mondiale. La riflessione che segue di Kenneth Drummond sulla mostra «The Quest for Happiness», curata da Maria Stella Bottai, Lorella Scacco e Pirjo Immonen e ospitata al Museo Gösta Serlachius di Mänttä, si ricollega al periodo che stiamo vivendo e sarà rilanciata quando si ripresenterà l’occasione di poterla visitare. E’ stata, ed è, inoltre, un’importante occasione di diffusione dell’arte italiana all’estero.
La mostra «The Quest for Happiness», ospitata al Museo Gösta Serlachius di Mänttä, in Finlandia, la cui durata, per triste ironia della sorte, è stata abbreviata a causa della pandemia in corso, riunisce il lavoro di quattordici artisti e collettivi italiani contemporanei attorno al tema della ricerca della felicità (The Quest for Happiness, come recita il titolo inglese). Si tratta di una tematica di particolare risonanza in Finlandia, poiché il paese figura ripetutamente (e in un certo qual modo sorprendentemente) in cima alla classifica annuale delle Nazioni Unite dei paesi più felici del mondo. Queste classifiche e la mostra in questione, quando si arriva alla sostanza della felicità, hanno in comune il fatto di sollevare tante domande quante sono le risposte che offrono.
Forse il dato più indicativo del complesso quadro di felicità presentato nella mostra è che molte delle opere d’arte esposte fanno riferimento, più o meno indirettamente, ai momenti di crisi che hanno segnato la recente storia d’Italia. Ne sono un esempio le opere di Goldschmied & Chiari. Questo duo artistico evoca il piacere sensoriale attraverso splendide volute di fumi colorati, come nell’opera Untitled View (2017), stampata su specchio e vetro. L’effetto ottico del fumo è straordinario: pur ricordando le nuvole celesti di un affresco rinascimentale, incarna al contempo le possibilità e i pericoli di una moderna protesta di strada, le gioie di un fervido dancefloor e le conseguenze di un bombardamento.
La mostra ospita anche l’emblematica installazione Dove andiamo a ballare questa sera? Questa stanza rosa brillante è disseminata di resti di una festa finita (bottiglie vuote, stelle filanti, una palla da discoteca) che si confrontano con lo spettatore nella stessa ricca gamma di colori delle caratteristiche esplosioni di fumo del duo. Il soggetto apparente è la cultura del consumismo edonistico degli anni Ottanta, ma il riferimento non è del tutto provocatorio; la scena infonde una sorta di calore nostalgico, offrendo una visione quasi letteralmente rosea. È impossibile non guardare l’opera anche attraverso la lente della crisi economica italiana del 2011 e del conseguente regime di austerità, la cui logica (come in altre parti d’Europa) è servita a ridefinire l’era precedente come un periodo di incurante eccesso sociale. La felicità si manifesta qui attraverso il suo avatar, il piacere, che a sua volta non affiora mai senza il suo opposto dialettico, il senso di colpa.
Matteo Montani, invece, affronta il tema adottando un approccio più sereno. La sua opera The Prayer (Preghiera) raffigura una persona prona in cera bianca disadorna, appoggiata su un vassoio di metallo. Un elemento nascosto che emette calore scioglie lentamente la cera, che si fonde in una marea di tonalità sorprendenti facendo emergere un nucleo colorato. Ciò riporta la cera al suo noto ruolo metaforico: le sue proprietà malleabili l’hanno spesso resa oggetto di meditazioni filosofiche sul rapporto tra forma e materia o corpo e anima (come in Aristotele) e intelletto e sensi (come in Cartesio). Dove si colloca l’opera di Montani in relazione a tali speculazioni è chiarito dai suoi dipinti, anch’essi qui esposti. Sono semi-astratti e raffigurano una serie di picchi somiglianti a una lontana catena montuosa, che brillano in modo inusuale (l’artista riesce a ottenere effetti sbalorditivi attraverso l’uso di materiali insoliti, come basi di carta abrasiva). Il risultato finale è a metà tra un paesaggio sublime e una visione estatica, il genere di cose che il cervello può evocare durante un’esperienza di pre-morte. Parlando di questi dipinti, l’artista ha affermato che l’occhio opera a livello esperienziale come «una soglia… uno schermo sottile sospeso tra due dimensioni».[1] In queste opere d’arte, la felicità va ricercata nell’unificazione delle diadi filosofiche contrapposte che giacciono nel cuore della nostra natura.
La prematura sospensione della mostra dovuta all’epidemia di coronavirus ha inevitabilmente conferito un valore retrospettivo al significato originario delle opere. Questo vale soprattutto per il video Palermo Procession (Processione di Palermo) di Marinella Senatore del 2018, che riprende una folla danzante tra le vie della città. L’opera è una festosa affermazione proprio di quel rapporto comune con lo spazio pubblico che, così come la mostra stessa, è diventato un’altra vittima dell’attuale pandemia.
[1]Matteo Montani: Artist Statement
The Quest for Happiness – Italian Art Now, Museo Gösta Serlachius di Mänttä, Finlandia
a cura di Maria Stella Bottai, Lorella Scacco e Pirjo Immonen.
Artisti: Yuri Ancarani, Silvia Camporesi, Loris Cecchini, Federica Di Carlo, Goldschmied & Chiari, Francesco Jodice, Marzia Migliora, Matteo Montani, Okkult Motion Pictures (Alessandro Scali & Marco Calabrese), Federico Pietrella, Pietro Ruffo, Marinella Senatore, Federico Solmi and ZimmerFrei.
26 ottobre – 29 marzo. Compatibilmente con lo stato di cose, la chiusura della mostra è posticipata a settembre 2020
immagini: (cover 1) Goldschmied & Chiari, «Where Shall We Go Dancing Tonight? | Dove andiamo a ballare questa sera?», 2019, nstallazione site-specific, materiali vari.Photo: Sampo Linkoneva, Serlachius Museums (2) Matteo Montani, «The Prayer | Preghiera», 2019, scultura in cera. Photo: Sampo Linkoneva (3) The Quest for Happiness – Italian Art Now, Museo Gösta Serlachius di Mänttä, Finlandia,Exhibition view. Photo: Sampo Linkoneva. (4) Loris Cecchini, «Waterbones», 2019, installazione site-specific, dimensioni variabili. Photo: Sampo Linkoneva, Serlachius Museums (5) Pietro Ruffo, «Migration Globe», 2017, inchiostro e intagli su carta, acciaio e legno, Courtesy the Maeci – Ministero Degli Affari Esteri e Della Cooperazione Internazionale, Rome.