La piattaforma internazionale Rhizome.org con il New Museum di New York, in rete con alcuni spazi di arte contemporanea che ospitano pratiche artistiche, hanno commissionato nuovi lavori di net art per il social network cinese WeChat. I lavori presentati in mostra sono stati pensati e creati per la rete esplorando il potenziale dei dispositivi mobili. La net art torna nella sua forma primaria, ovvero creata e diffusa attraverso internet. Tutti gli artisti esplorano il potenziale delle tecnologie, molti si appropriano delle piattaforme di social media. La net art, che aveva in qualche modo ritratto la prima era di internet, torna ora a calcare il paesaggio della rete nella sua attuale riconfigurazione. Tra gli artisti commissionati, presenti anche il duo tra i pionieri della net art Jodi.org che dalla rete torna ad invadere il campo emotivo. La net art torna nuovamente a toccare temi di attualità figli della rete stessa. Quella che una volta era un mondo altro dal reale, una dimensione dove potersi immergere e da dove poter tornare, è ora una nuova realtà ibrida. Il virus ne è una manifestazione visibile, o meglio, un sintomo percepibile. Raphaël Bastide costruire una narrativa in pillole quotidiane durante il periodo di quarantena (iniziato il 17 marzo e ancora in corso). Aaajia(XU Wenkai), indaga questioni legate all’identità.
L’artista ed ingegnere ambientale Tega Brain ricollega il suo lavoro alla difficile economia della salute pubblica americana. LI Weiyi accende i riflettori sul linguaggio dei media, in particolare quello dei filtri (testi, emoticons, meme) con i quali esprimiamo le nostre emozioni.
Mentre Evan Roth ci mette in collegamento diretto con quanto scorre lungo i fili delle fibbre ottiche sottomarine di Hong Kong, nel punto in cui toccano terra, Slime Engine si concentra sul mondo dell’informazione, quello che concretizza la nostra realtà. Dall’orologio comunitatio di Helmut Smits, realizzato con la partecipazione degli utenti, alla nuova idea di sorvegliana di Yangachi, si arriva al gioco online di Ye Funa, Dr Corona, non un virus, piuttosto un’intelligenza artificiale medica che risponde e risolve problemi che hanno causato il corona-virus. Il suo corpo esce dalle righe di internet. Ancora una volta opere operazioni in rete si rivelano strumento narrativo ottimale per raccontare il mondo che ne è risultato.
First Look: We = Link
a cura di ZHANG Ga, organizzata da Chronus Art Center
Co-commissionata da Chronus Art Center (Shanghai); Art Center Nabi (Seoul); Rhizome at the New Museum (New York) istituzioni che hanno presentato il progetto: Chronus Art Center (Shanghai); Art Center Nabi (Seoul); Rhizome of the New Museum (New York); Arts at CERN (Ginevra); e-flux (New York); HeK (House of Electronic Arts Basel); iMAL (Bruxelles); LABORATORIA Art & Science Foundation (Mosca); Leonardo/ISAST; MU Hybrid Art House (Eindhoven); SETI AIR/SETI Institute (Mountain View); V2_Lab for the Unstable Media (Rotterdam).
immagini: (cover 1)LI Weiyi,«10.27 filters: The Ongoing Moment», 2020 (2) First Look: We = Ling – Logo (3) Tega Brain & Sam Lavigne, «Get Well Soon!», 2020 (4) aaajiao, «WELT», 2020