“We are stardust
We are golden
And we’ve got to get ourselves
Back to the garden”
Questi versi di Joni Mitchell (1969) aprono la pagina dedicata di [Alien] Star Dust: Signal to Noise: un progetto creato da Victoria Vesna e co-prodotto con un team di artisti e scienziati per esplorare la «polvere di stelle», un pulviscolo impalpabile, visibile ad occhio nudo tramite la sua deposizioni sulla superficie terrestre, risultato dell’unione tra particelle provenienti da terreno, rocce, montagne e deserti di tutto il mondo, con piccole quantità di materiale di origine spaziale proveniente da stelle, comete e meteoriti. Questa polvere, che si muove trasportata dal vento, porta con se anche minuscole particelle di terreno benefico e sostanze nutritive, nonché batteri, inquinamento, virus e spore potenzialmente dannosi. Victoria Vesna analizza questo fenomeno attraverso il suono, l’installazione e la meditazione online, rendendo la tecnologia un mezzo di riflessione sull’Interconnessione tra noi, il nostro pianeta e l’universo, oltre che un mezzo di auto-riconoscimento come parte di una grande unicità.
L’installazione fisica di [Alien] Star Dust attinge ad una collezione di meteoriti che sono atterrati in tutti i continenti, selezionati in stretto dialogo con il direttore del museo di Vienna, il geologo Christian Koeberl e il curatore di meteoriti Ludovic Ferrière. I meteoriti sono una fonte immaginaria che riconduce al concetto delle polveri Aliene, veicolato anche da micro-meteoriti ingranditi e stampati in 3D sospesi nell’aria. La mostra è stata presentata in anteprima nel 2020 al Museo di storia naturale di Vienna, il giorno prima che l’intera città chiudesse a causa di COVID 19.
Una delle tante particolarità del progetto consiste proprio nella sua evoluzione in una meditazione guidata globale, collaborativa e partecipativa che, secondo l’artista «porta i partecipanti in uno spazio di guarigione e trascendenza attraverso immagini e vibrazioni» distanziandosi da una semplice installazione, ma prendendo la forma di un rituale che avvolge e completa l’intera esperienza. Durante il periodo di crisi generato dall’emergenza Covid19 e dalla conseguente quarantena, è diventato evidente come la collettività abbia bisogno di cercare dei mezzi che possano soddisfare un bisogno di contemplazione e connettività, in contrapposizione al dolore e senso di vuoto provato da molti. Vesna «facilita» l’azione proponendo l’immedesimazione in una materia celeste, sempiterna è costantemente in movimento, in contrapposizione totale con le restrizioni motorie, la paura della morte e i rischi reali generati dal momento storico.
Trasmettendo in diretta da Integratron il 21 dicembre, il giorno del solstizio d’inverno, i partecipanti all’evento online sono stati accompagnati nella meditazione guidata dall’artista, attraverso un’immersione metaforica nelle polveri aliene, terrestri e artificiali che viaggiano in lungo e in largo sulla terra recando una realtà invisibile pregna di complessità. «La maggior parte di noi -spiega l’artista- vive la vita quotidiana senza essere consapevole delle polveri extraterrestri che potrebbero essere sul pavimento della loro cucina, proprio qui sulla terra. Il segnale alieno (inteso come testimonianza di unione universale) si perde nel rumore umano, e la meditazione di gruppo diventa quindi un mezzo per rivendicare la nostra cittadinanza universale piuttosto che planetaria, entrando in contatto con questa materia ancestrale».
L’audio è una parte fondamentale di [Alien] Star Dust. L’animazione sonora è diventata parte della meditazione guidata, ed é basata su una composizione di suoni creata dagli studenti della UCLA Ivana Dama e Clinton van Arnam, ulteriormente spazializzata dal compositore di suoni surround Paul Geluso, sotto la direzione concettuale della Vesna: Strati di segnali tratti dallo spazio si mescolano al rumore prodotto dall’uomo e melodie di varie culture, ampliando l’esperienza di connessione profonda e antica tra l’uomo e la «polvere di stelle». Alla base dell’intero complesso dei suoni, ci sono dei rumori oscillanti derivati dai dati live del coronavirus programmati da John Brumley. Rhiannon Catalyst aggiunge la sua voce ultraterrena all’esperienza, e Geluso introduce un flauto e un drone per aiutare i viaggiatori della mente partecipanti ad entrare in un’altra dimensione.
L’artista ha anche utilizzato registrazioni raccolte da antenne che fungono da ricevitore di segnali radio riflessi dalle scie di plasma delle meteore, rumori tratti dai radar di sorveglianza spaziale francese GRAVES, frequenze registrate della NASA, suoni creati dall’attrito all’interno del sismometro della sonda spaziale InSight (SEIS), suoni da Marte e vibrazioni prodotte dal Sole.
L’ultima aggiunta alla composizione sonora è stata unita appena prima di finalizzare il progetto, quando gli astrofisici hanno annunciato il rilevamento di raffiche superveloci di onde radio che vibrano attraverso la Terra dallo spazio profondo in uno schema ripetuto, lampi che si verificano probabilmente da miliardi di anni.
Questo insieme di suoni, umani e spaziali, suggerisce che c’è una sorta di macchina naturale nell’universo che pompa vibrazioni regolari di energia radio attraverso l’universo, con il quale l’artista vuole farci entrare in connessione attraverso una celebrazione digitale.
Secondo Vesna, è importante che ascoltiamo e decodifichiamo questi messaggi dallo spazio per comprendere come ogni essere vivente sia composto da una combinazione di diversi elementi provenienti dal Big Bang: idrogeno, elio, fosforo, carbonio e ossigeno, tutti derivanti dall’esplosione di un’unica, gigantesca stella.
Then can i walk beside you
I have come here to lose the smog
And i feel to be a cog in something turning
Well maybe it is just the time of year
Or maybe it’s the time of man
I don’t know who l am
But you know life is for learning
We are stardust
Joni Mitchell, Woodstock
immagini (tutte): Victoria Vesna, «[Alien] Star Dust: Signal to Noise», 2020