Babies Are Knocking – I bambini bussano, è la nuova esposizione a cura di Veronica He, Pia Lauro e Chiara Vigliotti che si sta svolgendo nello Studio Stefania Miscetti nel cuore di Roma. Ai numerosi artisti della scena contemporanea invitati a partecipare (più di quaranta) è stato chiesto di tornare in contatto con una visione che è propria dell’infanzia: l’urgenza dell’esplorazione, del gioco, di vivere e sperimentare. Un’operazione che dal principio chiede di mettersi in sintonia e ascolto non soltanto di emozioni e sensazioni dimenticate, ma anche con una privatissima parte di sé.
Cosa significa prima di tutto essere ‘bambino’? Ogni artista è stato accompagnato in questa riflessione attraverso un obbligo di tipo spaziale, quello di esprimersi esclusivamente attraverso il formato A4. Nonostante l’apparente limitazione, questa dimensione riporta istantaneamente chi si trova ad operarvi alle prime esperienze con carta e matita, riminscenze di esperienze comuni che lo spettatore coglie immediatamente. Il desiderio che muove il progetto è quello di portare sullo stesso campo due visioni molto differenti ma vicine per analogia: la libertà e la capacità di sperimentazione dei bambini e degli artisti. Altro punto di partenza è anche il momento storico: in un tempo in cui il “mondo adulto” si interroga su come risollevarsi dall’emergenza Covid, la vita dei bambini prosegue incessantemente secondo natura, caratterizzandosi come è sempre stato dalla spinta vitale verso la conoscenza e l’esplorazione, liberi da rigidità e sovrastrutture.
Tutta la mostra è stata allestita prendendo come riferimento i bambini in età prescolare, e a loro sono state rese accessibili le opere dei vari artisti posizionandole sulla parete ad un’altezza di massimo cento centimetri. In questo modo è stata materializzata l’intenzione di rendere il punto di vista dell’adulto a misura del bambino, e allo stesso tempo il punto di vista del bambino diventa visibile all’adulto. La posizione delle opere costringe lo spettatore alla “scomodità” di abbassarsi, rendendo l’esperienza non solo visiva ma coinvolgendo anche il resto del corpo. Nonostante questi propositi, l’intenzione della mostra è anche quella di non focalizzarci esclusivamente sulla giocosità e la libera sperimentazione, ma soprattutto di parlare in un linguaggio comprensibile a tutte le età di una vasta gamma di emozioni e sentimenti. Alcuni lavori ci parlano di dolore, di lutto.
Alcune immagini potrebbero essere persino scambiate per orifizi e, dal punto di vista dell’adulto, essere considerate erotiche o sconvenienti. Tuttavia, è proprio nell’età prescolare che si acquisisce la piena consapevolezza del proprio corpo e dei propri orifizi, rendendo quantomai azzeccata la scelta visiva delle immagini che a seconda dell’età di chi guarda portano messaggi diversi e spontanei, lavorando su più livelli di percezione. Il punto di convergenza della mostra è il tavolo centrale, con il quale i bambini possono rapportarsi intervenendo per mezzo del disegno. I prodotti dei bambini sono esposti in una parete opposta a quelle riservate agli artisti, come due sguardi che si confrontano e dialogano tra loro. Le riflessioni e gli spunti nati all’interno della mostra proseguono anche al di fuori dello spazio espositivo, attraverso la collaborazione con la Scuola Pubblica di Roma “IC Daniele Manin” – plesso F. Di Donato – partner culturale del progetto – e con i suoi studenti della sezione infanzia, al fine di supportare il Piano delle Arti dell’Istituto.
Babies are Knocking, a cura di Veronica He, Pia Lauro e Chiara Vigliotti
Studio Stefania Miscetti, Roma, 27.05 – 30.07.2021
immagini (cover 1) Babies Are Knocking, Studio Stefania Miscetti (2-3) Babies Are Knocking, group exhibition view, Studio Stefania Miscetti (4) Alfredo Jaar, Tavolo per Babies Are Knocking, 2021, photo Giorgio Benni