Un potere lacerante si sprigiona dal suono, nel dominio del pensiero sul corpo, della sua reazione nella percezione di sonorità in particolari condizioni e stati dell’essere. Questo sembra suggerire Rapture, il lavoro ambientale di Camille Norment, commissionato dalla fondazione OCA, Office of Contemporary Art Norway per il Padiglione Nordico della 56 Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia. Per la prima volta nella storia del Padiglione ai Giardini la Norvegia è la padrona di casa.
Il progetto è incentrato sull’elaborazione di un percorso sensoriale governato dalla musica che è medium significante. La Norment utilizza la Glasharmonika, o armonica a bicchieri, per una traccia musicale composta con lo strumento dalle antiche origini e ritenuto invenzione di Franklyn Benjamin alla metà del XVIII secolo. Nel passato questo strumento veniva osteggiato perché ritenuto in grado di suscitare reazioni euforiche, in particolare nelle donne. Proprio dalla considerazione di come avveniva il controllo e l’imposizione da parte del potere sovrano sulla libertà dell’individuo, si chiarisce anche la complessità e la prospettiva critica di questo progetto, che pone attenzione sulle nuove forme di repressione.
Rapture è un’installazione che esprime una condizione diffusa del suono sulla materia e il luogo viene trattato come corpo sensibile. L’artista americana, residente da diversi anni a Oslo, racconta che le finestre e le pareti sono la pelle di quell’unico corpo che è lo spazio bianco del Padiglione. Camille Norment studia anche il rapporto tra la materia e il suono che da questa viene irradiato, e di come si lega alla dimensione stessa del padiglione: muri bianchi in calcestruzzo e un’ampia superficie vetrata lacerata e atterrata dai risultati di un’interazione dominante. Il dialogo è fisico e poetico al tempo stesso, coinvolge in una danza mobile due elementi, fisici ed eterei, per giungere fino alla rottura. Il suono diffuso dagli altoparlanti ha una posizione dominante che evidenzia il rapporto con i risultati subiti nel luogo stesso. Musica ed arti visive vivono un dirompente connubio fatto di elementi tangibili e di livelli multisensoriali, guidati da un’impronta socio-politica.
La composizione musicale è eseguita in un coro di dodici voci femminili che corrispondono alle note dello strumento, in assonanza con l’architettura e il pubblico che visita il padiglione, lo percorre in ascolto dei diversi punti di diffusione del suono. Una dimensione sinestetica è attiva nella visione compenetrata dalla luce, che è altro elemento simbolico del padiglione realizzato negli anni 60 dall’architetto norvegese Sverre Fehn. Attraverso la spazialità degli ambienti la ricerca melodica è parte integrante, centrale, è il rapporto che si vive con lo spazio, tra i suoi alberi, attraverso il quale la stessa opera acquisisce forma e dimensione sensoriale diversa. L’installazione site specific, come un fenomeno osmotico diffuso in ogni m2, è in dialogo naturale con l’ambiente che ne diviene ospite invisibile. Si vedono i risultati di una deflagrazione, della reazione delle superfici di vetro e degli infissi divelti dalla forza del suono; il corpo – del luogo e della persona – è rapito e scosso da un evento particolare, dal suo potere e dalla libertà di percezione.
Le barriere invisibili sono abbattute e dalla stessa funzione delle finestre, che fanno filtrare luce ed aria, la visione sulle cose passa attraverso la percezione; come il vento si inserisce e trascina le cose anche la perdita del sé razionale porta verso il cambiamento o la rottura.
Rapture, un progetto di Camille Norment per il Padiglione Nordico, 56 Biennale di Venezia, commissario: Office for Contemporary Art Norway (OCA), curatore: Katya Garcia-Anton, direttore, OCA, in collaborazione con Antonio Cataldo, Senior Programmer, OCA, Giardini, 9 May–22 November 2015
immagini (cover 1) OCA – Photo: OCA / Magne Risnes (2) Rapture (3) Official inauguration of ‘Rapture’ in the Nordic – Pavilion at La Biennale di Venezia on 6 May 2015. Performance by the Camille Norment Trio. Photo: OCA / Marta Buso (4) ‘Rapture’ installation view. Photo: OCA / Matteo Da Fina