Può un libro essere l’autoritratto di un artista? O un ritratto? Quanto si intersecano ritratto, autoritratto e autobiografia? Domande, queste, che possono venire in mente leggendo il catalogo della mostra Bill Viola- Rinascimento elettronico, a cura di Arturo Galansino e Kira Perov, Giunti, Firenze 2017, attualmente in corso a Palazzo Strozzi a Firenze. Una mostra di grande richiamo, molto intensa e circostanziata nella scelta delle opere e caratterizzata da una forte presenza organizzativa, gestita dall’artista stesso, dal suo studio e dalla moglie Kira Perov che da anni assiste Bill nei suoi progetti.
Tema fondamentale della mostra è il riferimento dei lavori di Viola alla storia dell’arte come fonte di suggestioni iconografiche, compositive e formali interpretate all’interno di un senso profondo della creazione artistica come esperienza spirituale. In sintonia profonda, inoltre, con l’impiego e la sperimentazione di dispositivi tecnologici complessi finalizzati alla costruzione di uno specifico linguaggio. Questo tipo di ricerca si ritrova sia negli effetti pittorici di molti suoi lavori sia nell’evocazione degli antichi polittici nel formato di molte installazioni, e diventa una costante a partire dal celebre The Greeting (1995): l’incontro di tre donne, ispirato a La Visitazione di Jacopo Pontormo (1528-29). Da allora la maggior parte delle opere di Viola segue il modello mentale di un’affascinante modulazione elettronica di immagini strutturate come quadri, sul filo di un’evocazione legata alla percezione di una temporalità rallentata e densa di sollecitazioni emotive.
Questa idea portante della mostra è intensificata dall’accostamento delle videoinstallazioni di Viola alle opere di pittori rinascimentali cui l’artista si è ispirato. The Greeting accanto al quadro di Pontormo, Emergence accanto al Cristo in pietà di Masolino da Panicale, Acceptance e Observance accostate nel Museo dell’Opera del Duomo alla Maria Maddalena di Donatello e alla Pietà Bandini di Michelangelo, The Deluge a Paolo Uccello nel chiostro verde di Santa Maria Novella. E da Palazzo Strozzi la mostra si estende in altre parti della città e del territorio, fino a Empoli e Arezzo.
Si stabilisce dunque tra l’arte elettronica e il rinascimento fiorentino un «dialogo», come lo definisce Galansino nell’introduzione al catalogo, un dialogo che ha avuto inizio con il soggiorno fiorentino di Bill nel 1974 come tecnico presso il laboratorio art/ tapes/ 22 di Maria Gloria Bicocchi (cui è dedicato un saggio di Alice Hutchison, Tecnologia e rivelazione. Bill Viola a Firenze), quando l’artista riceve una sorta di imprinting dall’immersione in una città così ricca di arte, scoprendo che le opere non nascono nei musei ma fanno parte di un territorio creativo che riguarda il tempo e lo spazio, le emozioni e la storia.
Questa impostazione che evoca continuamente una storia e una presenza ed evidenzia l’incrocio di identità culturali diverse – tra rinascimento e contemporaneità, tra pittura e tecnologia digitale, ma anche tra Firenze e lo studio in California – induce l’osservatore ad assumere uno sguardo critico, spinto non solo all’ammirazione di installazioni spettacolari ma anche, almeno in una certa misura, alla comprensione delle fonti di ispirazione e degli intenti dell’artista.
Nel catalogo si riverbera la struttura della mostra: pochi saggi ma molto significativi, una serie di schede in cui Bill racconta le sue idee. Si definisce con accuratezza il campo d’azione dell’arte di Viola, senza necessità di introdurre alla definizione della videoarte o arte elettronica; una forma d’arte ormai acquisita ma ancora alla ricerca di un linguaggio critico specifico e che in questa esposizione a Palazzo Strozzi è invece perfettamente assimilata nel sistema dell’arte grazie anche alla legittimazione fornita da presenza capolavori. Al centro del discorso si trova una lunga e bellissima intervista che scava nella vicenda dell’artista (John G. Hanhardt intervista Bill Viola): si parla di biografia personale, di consapevolezza e conoscenza di sé, perché afferma Viola «l’idea di fondo dei media è la creazione di un sistema artificiale che rifletta letteralmente – tecnologicamente, simbolicamente – la sfera della vita. Così facendo, incorpora vari aspetti del mondo che esulano dal visibile». Su questa traccia variamente articolata l’intervista racconta il rapporto di Viola con l’esperienza di un’arte come continua scoperta di sé e del mondo: affronta temi che riguardano il tempo, i sentimenti, la rappresentazione visiva e la percezione emotiva, il suono, la fotografia, la lentezza, la transizione tra inconscio e conscio; il ruolo del medium («il medium amplifica la consapevolezza»), e il senso della rivoluzione digitale e dei suoi effetti travolgenti.
Un altro contributo fondamentale è Il processo creativo- Rendere visibile l’invisibile, di Kira Perov che racconta dettagliatamente come sono state realizzati i lavori di Viola: un discorso che parte evidentemente dalla consapevolezza che costruire un’opera d’arte è sempre un processo mentale, materiale e tecnologico complesso, e che la sua conoscenza è uno strumento critico per la lettura e il godimento dell’opera stessa.
Agli inizi degli anni ‘70, scrive Kira Perov, l’interesse primario di Bill Viola «era lo studio della percezione umana che ben presto sfociò in una ricerca volta alla comprensione della coscienza umana, o semplicemente dell’essere». Le fasi di questa ricerca si dipanano lungo una serie di esperienze interiori e intellettuali profondamente legate agli strumenti e ai procedimenti usati e talvolta inventati per realizzarle: dai video a canale singolo alle installazioni, dalle registrazioni ai montaggi sempre più complessi, dalla raccolta di immagini e suoni agli allestimenti di veri e propri set cinematografici, con attori, scenografi, macchinisti, addetti alle luci e con dispositivi sempre più sofisticati e interpretati, dagli schermi al plasma e LCD all’alta definizione del mondo digitale.
«L’avvento di ogni nuovo dispositivo ispirò nuove idee per la sua produzione», scrive ancora Kira Perov, «Bill si spingeva sempre oltre i limiti degli strumenti a sua disposizione …. il nostro archivio contiene tutti i formati video, tra cui la bobina aperta da 12,7 mmin bianco e nero, quella U-matic, Hi8, Beta SP, Laser Disc, DVD, supporti in alta definizione, e i più recenti hard disc digitali. Le opere in mostra a Palazzo Strozzi compongono un’eccezionale rappresentazione dei vari cambiamenti che hanno coinvolto negli ultimi quarant’anni la tecnologia del video e dei media. La tecnologia per la creazione di immagini si è sviluppata più velocemente di qualsiasi altra, e Bill ha passato la vita utilizzando questi strumenti e inventandone di nuovi per dare forma alla sua straordinaria visione».
Un racconto arricchito da fotografie che documentano situazioni e soluzioni: Viola in sala di montaggio e nel deserto tunisino, le attrezzature su un carretto tirato da un asino o tra gli arredi scenici dei set allestiti per le riprese in studio, con gli attori e i tecnici, mentre prova, verifica a dà istruzioni, sempre direttamente coinvolto. Immagini di vita d’artista. Mancano però gli schizzi autografi dei progetti di Viola che erano invece in un’altra sua significativa esposizione, Bill Viola. Visioni Interiori a Roma, Palazzo delle Esposizioni, 208-09, sempre a cura di Kira Perov.
«Bill Viola.Rinascimento Elettronico», Giunti Editore, 2017
catalogo di mostra, Palazzo Strozzi, Firenze (a cura di Arturo Galansino e Kira Perov, 10.03- 23.04.2017)
immagini: (cover 1) Bill Viola, «The Deluge (Going Forth By Day) Il diluvio (Uscire al giorno)», 2002, 36’. Pannello 3 dei 5 di Going Forth By Day (Uscire al giorno), 2002. Installazione video-audio Video a colori ad alta definizione proiettato su una parete in una stanza buia; audio stereofonico e subwoofer. cm 370 x 488. Courtesy Bill Viola Studio (2) Bill Viola, «The Greeting (Il saluto)», 1995, 10’22″. Installazione video-audio. Proiezione di video a colori su un grande schermo verticale installato a parete in uno spazio oscurato; audio stereofonico amplificato. Interpreti: Angela Black, Suzanne Peters, Bonnie Snyder. Courtesy Bill Viola Studio (3) Bill Viola, «Eclipse. The Moon Setting Through an Open Window (Winter Solstice 1974) (Eclisse. La luna solca il cielo attraverso una finestra aperta. Solstizio d’inverno)», 20’3’’. Videotape, bianco e nero, audio monofonico. Prodotto in associazione con art/tapes/22, Firenze. Courtesy Bill Viola Studio (4) Bill Viola, «The Crossing (La traversata)», 1996, 10’57’’. Installazione video-audio. Proiezione video a colori a due canali dai lati opposti di una vasta galleria buia, su due grandi schermi sospesi al soffitto e installati sul pavimento dorso a dorso; quattro canali audio stereofonici amplificati, quattro altoparlanti. Interprete: Phil Esposito. Courtesy Bill Viola Studio (5) «Bill Viola.Rinascimento Elettronico», Giunti Editore, Florence 2017, cover)