Fin dagli esordi, il lavoro di Mario Sasso (Staffolo, 1934) ruota attorno a un tema che attraversa tutti i momenti della sua ricerca, incluse le opere più recenti, presentate nella sede dell’Associazione Operatori Culturali Flaminia 58. Il tema in questione è la città e la mostra, a cura di Francesca Gallo, s’intitola Tridente perché nata attorno alle opere che omaggiano Piazza del Popolo e le tre strade che da essa partono per raggiungere il centro di Roma.
Pittore, videoartista e pioniere in Italia nell’elaborazione delle immagini in computer grafica, Sasso sperimenta l’intreccio di media vecchi e nuovi, mettendo in dialogo la staticità e la materialità della pittura con il dinamismo e l’immaterialità dell’immagine elettronica. Tridente – Opere dal 2012 al 2015 espone gli esiti di una ricerca decennale che ha portato Sasso, con l’ausilio dei nuovi media, a ridefinire e rimodellare la pittura da cui la sua ricerca artistica era partita.
Giunto a Roma nel 1958, Sasso affianca alla pratica pittorica il lavoro per la RaiTV, firmando un gran numero di sigle che hanno fatto la storia della televisione italiana. È così che si misura dapprima con le tradizionali tecniche di animazione e, dagli anni Ottanta, con la lavorazione al computer, grazie all’arrivo in Rai di strumentazioni come il Paintbox, il primo computer pensato per la pitturazione elettronica.
Già dagli anni Sessanta, il soggetto dei suoi dipinti è lo spazio urbano che a metà del decennio successivo si mostra attraverso saracinesche, cassette postali, telefoni pubblici e sampietrini, dipinti con una dovizia di dettagli quasi iperrealista. I sampietrini tornano oggi in alcune opere esposte nella mostra Tridente, ma in una forma totalmente rinnovata: l’immagine del pavé è elaborata al computer e poi stampata, mentre l’assenza dello strato pittorico è rimpiazzata dalla materializzazione tridimensionale dei sampietrini che si estroflettono e talvolta compongono delle scritte appena leggibili come ROMA, SAN PIETRINI e PIETRE DI CITTA’.
A uno sguardo più ravvicinato, ci si accorge che gli intrecci caotici di linee e colori nascondono un’immagine sottostante, punto di partenza dell’elaborazione in computer grafica: lo stradario, introdotto da Sasso alla fine degli anni Ottanta come punto di arrivo di una visuale che si fa sempre più distante e aerea. Se negli anni Novanta la lettura della mappa era impedita da interventi pittorici gestuali e materici, oggi questa materia pittorica non c’è più: i procedimenti e i supporti si sono modificati, limitando l’uso della pittura, o meglio di quella tradizionalmente intesa. La pittura infatti resta, ma diventa elettronica, caratterizzata dalla stessa possibilità di lavorare ritocco dopo ritocco e dalla medesima stratificazione di quella reale, senza però che questo produca un concreto spessore e senza che la mano dell’artista si muova direttamente sul supporto. Anche quest’ultimo si modifica, passando dai materiali tradizionali a quelli contemporanei, come il PVC. Un esempio in mostra è Territorio digitale (2015), un grande «quadro» che, a ben vedere, è una tastiera di un computer i cui pulsanti sono identici ai sampietrini delle opere esposte sulle pareti. Oggetto ambiguo contenente diverse suggestioni, Territorio digitale fa riflettere sull’informatizzazione delle tecnologie richiamando alla mente l’ormai dimenticata testina sferica della macchina da scrivere IMB Selectric che era stato motivo ispiratore della più celebre sigla di Sasso, quella del Tg3 (1986).
Il sottile PVC contribuisce a superare i confini rigidi del quadro e, libero dal telaio, può assumere forme diverse, come in una delle opere che dà il titolo alla mostra e in cui il Tridente è formato da tanti mattoncini rettangolari. L’immagine unitaria cede il posto alla costruzione per frammenti, secondo una logica che faceva da protagonista nella mostra Còllant, presso la Galleria Mara Coccia (2012), in cui l’installazione Dove si incrociano le città era costituita da tanti frammenti in PVC che riproducevano quelli lapidei della Forma Urbis di Settimio Severo, ennesima pianta cittadina, questa volta decisamente antica.
Proprio in quella mostra, dieci video – oggi visibili nello studio dell’artista – riproducevano delle camminate compiute all’alba in diverse strade di Roma, secondo una modalità che si ritrova anche in Città Verticali (2015). L’opera è composta da tre video che mostrano via del Babuino, via del Corso e via di Ripetta e sei pannelli in alluminio recanti mappe di altrettante città, in ognuna delle quali emerge il Tridente come un cuore pulsante. Come scrive Francesca Gallo «nel titolo si allude alla verticalità della veduta che dà origine alla cartografia qui messa in dialogo con il punto di vista tipico della stazione eretta, rappresentato dai tre video, metafora dell’esplorazione del territorio». Questa volta la mappa non è modificata per impedirne la lettura, anzi nelle intenzioni dell’artista le linee nette evocano l’antica tecnica della xilografia, ulteriore riferimento alla tradizione grafico-pittorica. Sasso ricerca questo confronto tra immagini statiche e dinamiche fin dalla mostra On/off (1989) dove presentava i suoi Pictogrammi – Videogrammi, tele in cui s’innestavano piccoli schermi LCD che dinamizzavano il quadro e aprivano a uno spazio altro, portando alle estreme conseguenze la lezione dello Spazialismo.
La mostra Tridente propone poi un confronto tra strumenti tecnologici diversi sulla base dello stesso tema della passeggiata lungo le strade di Roma. L’atmosfera sospesa di Città Verticali è visibile anche in un video poi usato come sigla di coda della trasmissione La Notte della Repubblica (1989), eccezionalmente esposto da AOCF58 e unico riferimento in mostra al lavoro di Sasso in Rai. Si tratta di una camminata notturna che, nelle parole dell’artista, comunica un effetto di galleggiamento grazie all’uso della steadycam, un effetto ben diverso dai movimenti prodotti camminando con una videocamera più maneggevole, come accade invece nei tre video di Città verticali dove si percepiscono i singoli passi. L’anello di congiunzione è rappresentato da Telecamera su Roma (1999) esposto molte volte, ma mai prima d’ora nella città cui è dedicato. Si tratta di una passeggiata compiuta tenendo una handycam all’altezza del ginocchio. Il risultato sono immagini in movimento difficilmente distinguibili, sfuggenti, che nell’effetto dinamico finale, oltre che nel procedimento casuale che sta dietro la loro produzione, ricordano delle pennellate espressioniste.
Valore aggiunto di questa personale è l’apertura al pubblico dello studio di Sasso, che non solo arricchisce il percorso espositivo, ma vuole anche essere un ulteriore riferimento alla vicina zona del Tridente, storicamente segnata da gallerie e studi d’artista. A chiusura della mostra, il 30 ottobre, si terrà una conversazione proprio attorno a questa storia e all’ideale spostamento del Tridente verso nord con l’apertura di nuovi centri come l’Auditorium e il MAXXI.
Mario Sasso. Tridente – Opere dal 2012 al 2015 (mostra) e ATTORNO A TRIDENTE. Conversazione con Silvia Bordini (storica dell’arte), Franco Purini (architetto), Francesca Gallo (curatrice della mostra)
venerdì 30 ottobre, ore 16.30, AOCF58,Via Flaminia, 58
immagini (cover) Mario Sasso, Territorio digitale (Tastiera), 2015, stampa a getto di inchiostro su PVC(1) Mario Sasso, Pietre di città 2 (particolare), 2015, stampa a getto di inchiostro su alluminio (2-3) Mario Sasso, Telecamera su Roma, 1999, video di 3’55 (4-5) Mario Sasso, Città verticali, 2015, stampa a getto di inchiostro su alluminio + monitor con video Tridente