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Home News Interview

Intervista | George Drivas

Eva Kekou by Eva Kekou
07/07/2017
in Interview
Intervista | George Drivas
Eva Kekou intervista l’artista greco George Drivas, quest’anno protagonista del Padiglione Grecia alla 57a Biennale di Venezia (2017) con Laboratory of Dilemmas, un’installazione di narrativa video basata sull’opera teatrale di Eschilo, Iketides, da cui trasporre il dilemma etico sulla salvezza dello sconosciuto o la conservazione della sicurezza nella contemporaneità, con i suoi dilemmi dettati dal progresso scientifico. George Drivas è anche protagonista a Kassel con Empirical Data per Documenta 14, e a Roma con la mostra «Uncinematic», selezione delle sue opere di narrativa video realizzate tra il 2005 e il 2014 a cura di Daphne Vitali.

 Eva Kekou: Possiamo iniziare la nostra conversazione partendo delle tue perferenze estetiche e delle tue fonti di ispirazione?

I miei riferimenti e influenze estetiche ruotano chiaramente intorno al mondo del cinema. Che si tratti di un’installazione mono-schermo o multi-schermo, la mia opera interroga i limiti, l’essenza, e ovviamente le potenzialità del mezzo cinematografico in sé. Lavorando con la forma narrativa e filmica di ciascun’opera, passo attraverso diverse  fasi mutevoli di de-costruzione. La versione finale è spesso frammentata. Non sono interessato a raccontare l’intera storia. Voglio raccontarne una parte, forse solo un capitolo. Mi diverto a spezzettare la narrazione, a rompere la forma dell’immagine in movimento, fermandola e congelandola per un po’, ad inserire pause e freni. Alla fine, ciascuna delle mie opere prende forma dagli elementi mancanti, acquista significato da ciò che non dice, da ciò che non mostra. La mia opera sfida il pensiero lineare, l’approccio basato su causa ed effetto, il genere di narrazione con inizio-centro-fine. Per raggiungere il suo significato completo è richiesta la partecipazione dello spettatore; in un certo senso, ricerca un’attivazione della creatività dello stesso spettatore. Al termine delle mie opere lo spettatore alla fine è portato a riflettere sul nostro processo di riflessione e comprensione, su come concepiamo la nostra visione del mondo o il nostro buon senso, o semplicemente su come noi sostanzialmente e a volte disperatamente esistiamo.

 

Traggo sempre ispirazione dagli eventi reali e dai fatti veri che poi trasferisco in un contesto immaginario. Le mie opere spesso usano elementi autentici, qualunque questi possano essere, in location, copioni o dialoghi, e al contempo puntano a introdurre, in tutti questi ingredienti realistici, una sensazione molto meno realistica. I miei personaggi potrebbero apparire distanti, prosciugati dalle emozioni e relativamente in-naturali. A volte non sembrano neanche umani. Si sforzano di esistere, di reagire, di evolvere.

Sono determinato a dare al mio lavoro un carattere universale, una rilevanza che va oltre qualsiasi epoca e società specifiche. A tale scopo, tutti i “dettagli” che rimandano specificatamente a un periodo sono spesso eliminati. I costumi, il materiale di scena, persino lo stesso cast sono in un certo senso neutri e senza tempo. Gran parte delle location appaiono relativamente isolate dal loro ambiente, senza necessariamente “tradire” la loro origine. In tal senso, il legame con qualsiasi luogo e periodo specifico si allenta e la sua storia diventa più un simbolo o una parabola, un paradigma per casi e storie che sono e saranno sempre in qualche modo perse in un luogo e tempo sconosciuti, sebbene allo stesso tempo appaiano, nel bene e nel male, stranamente familiari.

Ci puoi raccontare del tuo lavoro alla Biennale di Venezia per il Padiglione Greco?

L’opera è intitolata Laboratory of Dilemmas, è un’installazione narrativa video/sonora ispirata alla tragedia di Eschilo Iketides (Le Supplici), che pone il dilemma se salvare lo straniero e salvaguardare la sicurezza del Nativo. L’opera esplora l’angoscia, la perplessità e la confusione degli individui e dei gruppi sociali quando chiamati a riflettere su simili temi.

Laboratory of Dilemmas origina da estratti di un documentario, perduto e mai terminato, su un vecchio esperimento di biologia.

Per motivi sconosciuti, questo esperimento non è mai stato completato, tuttavia alcune parti del documentario che sono state riscovate rivelano i dettagli delle sue fasi, e le stesse speranze del professore greco che lo aveva concepito, il dilemma che dovette affrontare e le divergenze con i suoi colleghi ricercatori.

La storia è presentata in modo progressivo attraverso vari video e fonti sonore all’interno di un Labirinto. Considerato uno dei miglior padiglioni della Biennale, fino a ora ha riscontrato un grande successo di critica.

 

Quale lavoro presenti per Documenta 14 a Kassel?

Al Museo Fridericianum presento una mia vecchia opera dal titolo Empirical Data. Si tratta di un video in bianco e nero, basato sull’esperienza da immigrato dell’attore di origini georgiane David Maltese – oggi molto famoso in Grecia – e il suo percorso che lo ha visto arrivare in Grecia per poi approdare alla recitazione, un evento che alla fine ha portato al suo riconoscimento professionale e alla successiva “integrazione” nella società greca. La parte principale è recitata dallo stesso Maltese.

 

Al momento hai anche una personale a Roma, presso la Galleria Nazionale. Ci puoi raccontare?

Nella mia personale intitolata “Uncinematic”, proietto una serie di film e un’installazione a 3 canali, tutti realizzati nel decennio tra il 2005-2014. Si tratta di opere realizzate a New York, Berlino, Atene e Tbilisi, che caratterizzano la mia costante ricerca artistica nel campo dell’immagine in movimento. Mostrano il mio metodo creativo dal momento in cui ho usato solo fotogrammi in bianco e nero fino a oggi, in cui la mia opera si è evoluta incorporando colore, dialoghi e immagine in movimento. Affrontano tematiche ambientali, politica, strane relazioni amorose e/o semplicemente l’uomo solo nella grande città. “Uncinematic” volge uno sguardo profondo a una gran parte del mio corpus di opere. È presentato su due piani del museo, per un totale di sette differenti proiezioni. Sono felice ed entusiasta di presentarlo per la prima volta in una mostra personale a Roma.


George Drivas:
«Laboratory of Dilemmas», Padigione Greco, Biennale di Venezia, 13 May – 26 November 2017
«Uncinematic», Galeria Nazionale, Rome, Italy, 21 giugno – 24 settembre, 2017
«Empirical Data»,”ANTIDORON – The EMST Collection”, Fridericianum, Documenta 14, Kassel, Germania, 10 giugno – 17 settembre, 2017

immagini: (cover 1) George Drivas, «Case Study», 2007, 2008, still from video, © George Drivas (2) George Drivas, «Sequence Error», 2011, still from video, © George Drivas (3) George Drivas, «Betatest», 2006, still from video, © George Drivas (4 – 5) George Drivas, «Laboratory of Dilemmas», 2017, still from video, © George Drivas (6) George Drivas, Empirical Data, 2009 (7) George Drivas, Kepler, 2014, still from video, © George Drivas

Tags: arsarshakebiologydocumentaryEva KekoufilmGalleria NazionaleinstallationinterviewintervistaKasselRomescienceVenice
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