Nella prefazione al suo libro Micrographia, Robert Hooke, filosofo naturale, architetto e studioso poliedrico inglese, figura di spicco della rivoluzione scientifica, auspicava già nel 1665 l’ampliamento dei sensi. Hooke sosteneva che «non è improbabile che possano essere introdotte molte invenzioni meccaniche in grado di migliorare i nostri sensi di udito, olfatto, gusto e tatto». Ai suoi tempi, gli occhiali erano considerati uno strumento d’avanguardia. Oggi stiamo entrando nell’era dei «wearables»,«seconde pelli» intelligenti in grado non solo di ampliare i sensi, ma anche di permeare tutto il nostro essere. Stanno diventando parte del nostro corpo, indispensabili per le attività fisiche ed integrati nelle routine quotidiane. I corpi con «appendici» tecnologiche, gli «organismi cibernetici» radicati nel nostro immaginario collettivo fin dagli anni ’60, non appartengono più alla letteratura della Science Fiction, ma sono ormai parte integrante della vita di tutti i giorni. Inevitabilmente, queste «seconde pelli intelligenti» catturano l’immaginazione e il potenziale creativo degli artisti contemporanei, incoraggiandoli a ricercare nuove applicazioni e significati. Ed è proprio in questa direzione che si muove il progetto sviluppato da Martin Rille, Coded Sensation, che ipotizza la possibilità di trasformare la superficie del nostro corpo in un «contenitore sensibile» di dati e conoscenza, di parole e suoni che possono essere «rilasciati» attraverso il contatto con il corpo. Toccare, sentire ed avvertire sensazioni diventa quindi importante come vedere, in una sorta di sintesi dei sensi che si trasforma in una modalità di conoscenza del mondo. Al momento si tratta solamente di una possibilità. Ma è proprio questo che l’arte dovrebbe fare: immaginare possibilità ed aprire nuove prospettive, consentendoci di acquisire consapevolezza del nostro presente e ancora di più del nostro ipotetico futuro. Ammirare le opere scultoree e performative di Martin Rille ci fa pensare che il futuro sia più vicino di quanto non crediamo. Si accede ad una dimensione temporale dove possiamo «dispiegare» le nostre storie attraverso pellicole corporee sensibili che ci permettono di parlare tramite il movimento, guidandoci in una sorta di danza dei sensi accompagnata da musica e rumori misteriosi, prodotti da vestiti «sonici» scuri e scintillanti. Gli abiti, realizzati con nastri di audiocassette ed interamente improntati a criteri di sostenibilità, oltre ad aprire potenziali scenari futuri, creano consapevolezza sulle problematiche ambientali del nostro tempo.
Dobrila Denegri: Martin, ricordo che quando ci siamo incontrati per la prima volta, tempo fa, eri impegnato in lavori ispirati da alcune icone del mondo della Science Fiction. Puoi dirci qualcosa sui tuoi interessi iniziali –artistici e non –che ti hanno portato a quello che stai facendo ora?
Martin Rille: Ho sempre voluto fare l’inventore, sin da quando ero bambino. Smontavo le macchinine radiocomandate e costruivo nuovi oggetti con le parti elettriche e meccaniche interne. Inseguendo il mio sogno d’infanzia, prima di studiare arte ho conseguito il diploma presso un college ad indirizzo tecnico. Poi, mentre studiavo arte a Vienna, ho iniziato avvicinandomi alla video art: è stato qui che il mio background scientifico ha incontrato il mondo dell’arte. Il mio interesse iniziale era quello di esprimere l’arte attraverso la tecnologia self invented.
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Come hai iniziato a sviluppare Coded Sensation e dove ti ha portato questo progetto?
Dopo aver visitato un workshop incentrato su consapevolezza del corpo, movimento e tocco mi è venuta l’idea di sviluppare un progetto che avesse l’obiettivo di fissare le informazioni sulla superficie della nostra pelle, in modo che potessero essere «lette» allo stesso modo del linguaggio brail. Avendo visto un’opera di Nam June Paik e lavorato, quando avevo 16 anni, alla Sony come riparatore di walkman, sapevo che sarebbe stato possibile creare CODED SENSATION utilizzando il nastro magnetico delle audiocassette.
Potresti dirci qualcosa in più sul processo di lavorazione di Coded Sensation ? Con chi hai collaborato per la sua realizzazione?
E’ cominciato tutto nel 2008, a Nitra (Slovacchia), con una performance realizzata in collaborazione con l’artista Amber Gabrielle.
Dopo questa prima performance e dimostrazione tecnologica ho costruito insieme all’artista Max Frey una macchina in grado di produrre senza cuciture un tessuto di nastro magnetico. Abbiamo creato degli abiti interi, e la lettura è stata resa possibile da trasmettitori wireless. Insieme all’artista Sarah Hyee abbiamo realizzato dei vestiti che consentono il movimento, entro i limiti di flessibilità del materiale di CODED SENSATION.
Come ti definiresti? Artista? Performer? Inventore? Designer? E in che modo, nel tuo caso, tutte queste forme di espressione si relazionano fra loro?
Mi piace il termine inventore. Ma tutte le idee o le invenzioni dipendono dal lavoro degli altri e si basano su di esso. Per la realizzazione di Coded Sensation devo ringraziare una lunga lista di persone. Mi vedo però come un artista, perché porto l’invenzione un passo più avanti, nel mondo dell’arte.
DD: Puoi dirci qualcosa in più sul tuo progetto di design Squat?
Ho frequentato all’università d’arte di Vienna un workshop sul legno intitolato build your own sitting tool within a week /costruisci la tua sedia in una settimana. E’ lì che ho progettato e costruito lo SQUAT. I piccoli cubi si muovono e si adattano al corpo. Ho sviluppato un meccanismo apposito, brevettato nel 2012.
Nuovi progetti all’orizzonte?
Sto costruendo un nuovo prototipo, attualmente in fase di sviluppo. Un nuovo lavoro dopo CODED SENSATION.
Immagini
(1) Martin Rille, Coded Sensation, Amber Gabrielle, Martin Rille, Coded Sensation, Amber Gabrielle, Julia Hausberger, Milan Mladenovic, Adam Mühl, Kelly Nash, Johanna Rille (2) Martin Rille, Coded Sensation, 2012, video (3) Martin Rille & Amber Gabrielle, Performance University of Applied Arts, 2008 (4) Martin Rille, Coded Sensation (machine) (5) Martin Rille, Squat, 2012