Il discorso inaugurale di Brian Eno in occasione dell’apertura di Sonar+D a Barcellona resterà sicuramente nella memoria dei tanti fortunati presenti, ma magari troverà una vasta eco anche negli animi di coloro che per caso o per fame di cooscenza, saranno esposti anche solo ad un estratto dei suoi densissimi 45 minuti di monologo. Un discorso che è partito dal valore degli esseri umani nella società moderna, per arrivare a conclusioni sociologiche di portata universale poi nel finale. “Perchè suoniamo?” è stato infatti il tema più ampio intorno al quale Eno ha saputo argomentare, con citazioni letterarie ed esempi di natura musicale (da Dickens a Chomsky, passando da Elvis ai Velvet Underground), con estrema chiarezza e umanità, in un crescendo narrativo magistrale. In un mondo in cui le singole menti sono sempre più connesse tra di loro, grazie agli strumenti tecnologici di cui possiamo fare uso ora più di prima, le nostre vite sono estremamente diverse le une dalle altre ed allo stesso tempo estremamente interdipendenti, in un paradosso costante.
Ad unirci indistintamente in un unicum che compone il variegato mix del genere umano due cose fondamentali: la scienza, ossia un linguaggio pubblico in cui si è raggiunto il consenso intorno alla realtà tramite esperiementi empirici, e la cultura, che al contrario della scienza, che non definisce valori, ha il compito di organizzare le discussioni intorno a quello che ci aggrada o meno, ossia in merito al pubblico consenso e alla definizione appunto dei valori condivisi. L’unico modo per cooperare e vivere in armonia questo cammino sullo stesso pianeta, è attraverso l’Arte, la Musica la Cultura, e tutto ciò che ci fa vivere stati dell’essere rilevanti per il nostro spirito ed il corpo insieme. La maggior parte della comunicazione tra gl’uomini riguarda proprio la ricerca di un consenso (difficile da quantificare in maniera scientifica, in quanto ha a che vedere con la sfera dei sentimenti, che varia notevolmente di epoca in epoca), e l’Arte ha il merito di cambiare e modulare il consenso pubblico. Eno dice: “La mia definizone preferita di Arte è: Arte è tutto ciò che non devi fare”, come ad esempio scegliere un indumento, che non deve essere di un particolare marchio, ma è una scelta che determina una scelta stilistica di un mondo possibile su un altro.
Le persone esprimono preferenze perchè determinate cose rappresentano mondi che li attraggono o in cui vorrebbero vivere, e dunque gli stili sono come bandiere: indicano qualcosa in cui crediamo. “Ho sempre pensato che la mia missione come artista fosse quella di produrre oggetti che appartenessero al mondo in cui mi sarebbe piaciuto vivere. Se avessi creato la musica che pensavo fosse appartenuta al futuro, in qualche modo avrei contribuito a realizzare quel futuro.” Come per dire cioè che possiamo partecipare collettivamente nel rendere reale quello in cui aspiriamo, e come società intera possiamo proiettare immagini, desideri, istanze di vita, che una volta espressi, potranno contribuire a fare evolvere la nostra stessa società secondo i dettami della cultura corrente e non. “La cultura è il lubrificante della società”, ci suggerisce cosa pensare ma soprattutto cosa sentire, è il luogo in cui le persone si ritrovano insieme, e dove la bellezza si concretizza in diversità attraverso un insieme complesso di messaggi, a volte subliminali e molto sottili.
Dunque, conclude Eno, come i bambini imparano giocando, allo stesso modo gli adulti imparano tramite l’arte. Ragione per cui fare arte, parlare d’arte, in qualsiasi forma o rispetto, costituisce un lavoro tutt’ora importante, il cui valore deve essere quantificato non solo in termini economici, ma su più ampia scala. I bambini quando giocano tutto il tempo e immaginano giocando cercano di capire cosa le altre persone pensano, e: “Play is the center of what all of us are doing: we are giving people the occasion to play and to learn by playing”. Nonostante le politiche internazionali vogliano convincerci che il nostro valore di esseri umani sia basato su quanto produciamo all’interno del sistema mercato, quello che invece Eno vuole suggerire è che il valore economico non è la sola chiave di lettura e di misura della nostra società, che le decisioni collettive (a livello politico e sociale) devono essere influenzate ed ispirate anche dalla riflessione e dal lavoro degli addetti ai lavori nelle arti, dai risultati della cultura che, progredendo, contribuisce a stabilire nuovi valori e sistemi di credenze nel mondo che viviamo, nelle comunità artistiche e non solo.
immagini (cover 1) Brian Eno, photo by by Shamil Tanna (2) Brian Eno, complex Sonar 2016. ph: Bianca Devilar