Primavera de Filippi, studiosa di diritto, attivista e artista, è all’origine di Plantoid, una forma di vita basata sulla blockchain che illustra la nozione di Decentralized Autonomous Organisation (DAO) attraverso una creatura meccanica autonoma, auto-sufficiente e capace di riprodursi attraverso la criptovaluta. Come artista, mette in discussione i quadri teorici consolidati ed esplora nuovi territori attraverso un sofisticato intreccio di robotica, biologia, economia, tecnologia, e una buona dose di seduzione. Primavera ci racconta il suo lavoro in un’intervista parte di Loading, fase di ricerca di GAME OVER, progetto ideato dall’Associazione VILLAM, finalizzato alla ricerca e allo studio di nuove “entità culturali”, ibride volte alla ricostruzione del futuro.
Elena Giulia Rossi: Quando hai incontrato l’arte per la prima volta? In quale direzione e in quali termini pensi che l’arte possa agire attivamente a favore del cambiamento sociale?
Primavera de Filippi: Come ricercatrice del CNRS (Centre national de la recherche scientifique, Parigi), analizzo le questioni legali e la governance delle DII (Decentralized Internet Infrastructure), come i sistemi basati su blockchain. Sto cercando di sviluppare un quadro teorico che spieghi il funzionamento di queste infrastrutture dal punto di vista legale e normativo.
Come artista, cerco di mettere in discussione i quadri teorici consolidati, nel tentativo di esplorare nuovi territori che non siano ancora stati conquistati dalla dottrina, con l’obiettivo di evidenziare i limiti del diritto e la sua capacità di adattarsi agli sviluppi tecnologici e sociali.
Tutta la mia produzione artistica è concepita per interfacciarsi con la mia ricerca accademica. Uso l’arte come strumento per illustrare i risultati della mia ricerca, ma anche (e soprattutto) come modo per mettere in discussione alcuni dei presupposti teorici o giuridici che stanno alla base delle regole del diritto, mettendo in evidenza i limiti o svantaggi di alcuni quadri normativi esistenti.
I plantoidi sono una serie di creature blockchain con le fattezze di una pianta robotica. Nasce così il plantoide. La natura ‘organica’ illustra quella della blockchain, la rende comprensibile e la proietta verso una governance istituzionale migliore. Ecologia ed economia sono strettamente collegate. Nella governance futura, come immagini una possibile complicità tra blockchain ed ecologia per affrontare la crisi climatica?
Con Plantoid l’idea è di dimostrare che, anche se i sistemi basati su blockchain non hanno personalità o capacità giuridica, possono comunque agire nella sfera economica e tramite smart contract, in modo da fungere de facto da agenti economici, controllando le criptovalute o i token basati su blockchain e gestendoli o scambiandoli attraverso transazioni smart contract. Quindi se una DAO (Distributed Autonomous Organisation) è progettata per operare per conto terzi (animali o risorse naturali che siano), allora può fungere da agente tecnico ed economico per queste creature, anche se non sono riconosciute dalla legge come persona giuridica.
I Plantoidi possono assumere un artista affinché progetti la loro prole. Quali criteri guidano la selezione dell’artista? Chi li stabilisce a monte? In che misura i plantoidi avranno bisogno dell’artista, se ne avranno bisogno?
La selezione dell’artista dipende dalla struttura di governance inserita all’interno dello smart contract del Plantoide. Alcuni sono strutturati su un sistema molto semplice: più una persona ha sovvenzionato la riproduzione del Plantoide, più peso questa persona avrà nel votare le varie proposte che determineranno le caratteristiche della prole. Altri hanno un sistema leggermente più sofisticato che si basa sul consenso olografico DAOstack, grazie al quale le persone si appoggiano dapprima a un mercato di previsione per selezionare le varie proposte, e poi i finanziatori scelgono. In sostanza, chiunque implementi un nuovo Plantoide può decidere il meccanismo specifico di governance che gli verrà assegnato. Alcuni potrebbero essere basati su un’intelligenza artificiale più sofisticata in grado di selezionare la proposta in modo più autonomo, escludendo l’intervento dell’uomo.
Indipendentemente dal loro grado di autonomia, avranno comunque bisogno di persone che li progettino. Non riesco a immaginare un Plantoide ricrearsi da solo. L’idea è che il Plantoide, come progetto artistico, si sviluppi affidando la sua riproduzione ad una molteplicità di artisti.
Chi è l’artista nella tua opinione?
Artisti e ricercatori hanno molto in comune. Entrambi sono esploratori che cercano costantemente di andare oltre i confini di ciò che è noto. Quando emerge una nuova tecnologia, è quindi naturale che artisti e ricercatori siano spesso i primi ad abbracciarla, ad esplorarne le potenzialità. Quando gli artisti integrano le nuove tecnologie nelle loro pratiche, possono sperimentare applicazioni mai sperimentate prima. È quello che ho cercato di fare con i Plantoidi.
Ci puoi parlare di Okhaos, il collettivo di artisti che hai fondato?
Okhaos è un collettivo nato nel 2008 per promuovere la creazione di opere d’arte che rappresentano concetti digitali nel mondo fisico. All’epoca, mentre la mia ricerca accademica si concentrava principalmente sulle questioni legali del diritto d’autore in ambito digitale, la mia produzione artistica cercava di trasporle nel mondo fisico. Oggi la mia ricerca è focalizzata sulle sfide legali che le tecnologie blockchain comportano, in particolare sulla regolamentazione e la governance delle applicazioni stand-alone o delle DAO. Anche la mia produzione artistica ha quindi gradualmente spostato la sua attenzione su tali questioni. La maggior parte degli artisti del collettivo lavora con materiali di recupero, per lo più rottami metallici, rielaborati in bellissime opere interattive, che abbiamo definito «algoritmi meccanici».
Uno dei modelli di Plantoide ricompensa l’artista con (crypto)royalties. Significa che questa persona è titolare di diritti d’autore, in una certa misura?
Per quanto riguarda il copyright, tutti i Plantoidi devono essere concessi sotto licenza Creative Commons Share-Alike, al fine di garantire che possano essere utilizzati come base per costruire nuovi prototipi. Infatti lo scopo del progetto Plantoid è quello di eliminare l’idea dell’artista genio e proprietario esclusivo delle opere che crea. L’attenzione si sposta, piuttosto, sull’opera d’arte stessa. Sarà l’opera a scegliere quale artista avrà il diritto di dare vita a una nuova generazione.
Così il Plantoide rappresenta l’inizio di un nuovo rapporto tra creatore, opera e sua progenie.
I meccanismi di base per il finanziamento e la riproduzione di un Plantoide si scontrano ovviamente con la concezione tradizionale della legge sul diritto d’autore, che si basa sulla nozione di scarsità e di esclusività. Invece di appellarsi ai diritti esclusivi per impedire la riproduzione e la distribuzione di opere creative, con i Plantoidi gli artisti percepiscono in realtà uno stimolo a massimizzare la diffusione e a incoraggiare la creazione di opere derivate. Questo che a sua volta aumenterà il loro ritorno sull’investimento. Questo modello va, quindi, un passo oltre la logica tradizionale dell’open source. L’opera d’arte acquisisce effettivamente una vita propria, ed è in grado di evolvere indipendentemente dalla volontà dell’autore originale.
La cosa più importante è che il Plantoide rivoluziona davvero il modello autoriale, ribaltando il concetto di copyright. Anziché finanziare un artista con l’aspettativa che continui a produrre nuove opere che piacciono, diventa ora possibile finanziare direttamente l’opera d’arte stessa, che selezionerà e assumerà gli artisti che si occuperanno della sua riproduzione.
Quando parla di «miglioramento della governance istituzionale», accenni alla necessità di generare sicurezza e fiducia. La blockchain lo fa attraverso una sfiducia iniziale e la conseguente strutturazione di un sistema di controllo comune e condiviso. Allo stesso tempo, le vostre creature sono sempre più autonome. Perdonami l’ingenuità della domanda: se genero la fiducia attraverso il sistema, di cosa mi fido? Della macchina? O del gruppo di umani che la controlla attraverso il sistema peer to peer? Questa domanda è rivolta sia al presente che al futuro, quando queste creature saranno sempre più indipendenti.
Per maggiori dettagli sulla blockchain come sistema fiducia vs sicurezza puoi vedere il mio post Blockchain as a Confidence Machine: The Problem of Trust & Challenges of Governance publicato sul sito della University of Oxford (Faculty of Law, 26.10.2020)
Quale è il ruolo dell’uomo ora? E quale sarà nella futura generazione di Plantoidi?
Come detto in precedenza, l’essere umano continuerà ad essere necessario nel progetto Plantoid, poiché l’obiettivo è che gli artisti continuino a svolgere un ruolo attivo nella creazione della prole di Plantoidi. L’obiettivo non è che i Plantoidi diventino completamente autonomi, bensì che possano «assumere» o «ingaggiare» artisti per garantire la propria evoluzione.
Hai creato, o meglio, hai scritto il DNA di una serie di Plantoidi, uno dei quali è legato ad un’associazione caritatevole. Puoi dirci qualcosa di più?
La governance del design di ogni Plantoide è determinata dal suo artista, e alcune di queste caratteristiche estetiche o di governance possono essere inscritte nel DNA del Plantoide come elementi obbligatori che devono essere presenti in ogni discendente. Alcuni di loro hanno nel DNA il vincolo di donare una parte dei fondi che ricevono a una particolare organizzazione, quindi quando quel Plantoide si riprodurrà, anche tutti i suoi discendenti dovranno attenersi a una disposizione simile.
In che modo la blockchain può supportare le sovvenzioni ad arte e cultura?
Mi collego alle precedenti domande: una volta che il Plantoide ha raccolto abbastanza bitcoin, diventa responsabile dell’ingaggio di esseri umani che lo aiutino a riprodursi. Prima di farlo, il Plantoide deve inviare una piccola royalty (per esempio l’1% della somma raccolta) all’antenato specifico che lo ha portato in vita (cioè al genitore), così come ai propri produttori.
Non si tratta di uno schema Ponzi, come spesso avviene per la maggior parte delle criptovalute, ma piuttosto di un legittimo schema piramidale (simile a un modello di marketing multilivello, in cui un team o la persona addetta alle vendite sono ricompensati tanto per le vendite che generano individualmente, quanto per quelle generate da altri che hanno reclutato, creando una downline di distributori e una gerarchia a più livelli di remunerazione), cosa che è effettivamente vantaggiosa per il sistema. Infatti, tale modello contribuisce ad incentivare la produzione di Plantoidi con le caratteristiche estetiche e genetiche più favorevoli. Gli artisti incaricati della (ri)produzione di un Plantoide non riceveranno solo i bitcoin raccolti dal Plantoide che li ha ingaggiati, come pagamento forfettario ex ante (basato su previsioni piuttosto che su risultati effettivi), ma anche una piccola parte dei fondi raccolti da tutti i Plantoidi da loro creati, e da tutti i discendenti che questi hanno generato. Questi artisti sono quindi stimolati a creare un Plantoide più bello e attraente, a massimizzare la sua visibilità e a incoraggiare il remix o la realizzazione di opere derivate, perché ciò aumenterà il loro ritorno sull’investimento sotto forma di royalty ex-post (basati su risultati effettivi piuttosto che su previsioni).
Abbiamo in mente questa immagine del Plantoide come creatura carnivora che sfrutta la seduzione per guadagnare. Questa immagine fa parte della sua visione?
Ogni artista è libero di fare quello che vuole, purché rispetti le condizioni contrattuali (ad esempio quelle relative al DNA). Quindi se vuole realizzare una pianta carnivora, e tale proposta viene votata e selezionata, allora sì, si avrà un Plantoide carnivoro. Non dipende da me, dipende dalla struttura di governance incorporata nel Plantoide. Io ho tanto controllo sul modo in cui i Plantoidi si evolveranno quanto chiunque altro sia coinvolto nel processo di governance.
Primavera De Filippi è una legal scholar, attivista internet il cui lavoro è focalizzato sulle tecnologie blockchain, intelligenza artificiale, e copyright. E’ ricercatrice permanente presso il CNRS a Parigi, professore associato ad Harvard, studiando le varie sfide e opportunità legali della tecnologa blockchain e dell’intelligenza artificiale. Nel 2010 è stata co-fondatrice di un collettivo (http://okhaos.com) nato con una visione sulla futura produzione di algoritmi capaci di stanziare concetti digitali nel mondo reale. E’ autrice del progetto Plantoid (http://plantoid.org), una forma di vita basata sulla blockchain che illustra la nozione di Decentralized Autonomous Organisation (DAO) attraverso una creatura meccanica che è autonoma, auto-sufficiente e capace di riprodursi attraverso la criptovaluta. Il lavoro di Primavera è stato esposto in vari musei, gallerie e fiere d’arte in tutto il mondo, inclusi: Ars Electronica (Linz), Furtherfield Gallery (Londra), Kinetica Art Fair (Londra), Centre Pompidou (Parigi), Grand Palais (Parigi), Gaité Lyrique (Parigi), Cent Quatre (Parigi), Fort Mason Center For Arts & Culture (San Francisco), Aksioma Center for Contemporary Art (Ljubljana), Filodrammatica Gallery (Rijeka), e festival come Burning Man (Nevada), Fusion Festival (Berlino), e Nowhere (Saragoza).
L’intervista è parte di Loading, fase preliminare di GAME OVER, progetto finalizzato alla ricerca e allo studio di nuove “entità culturali”, persone, oggetti o ricerche provenienti da diversi ambiti disciplinari (i.e. fisica, bio-robotica, AI, agricoltura, medicina) e al loro traghettamento nel mondo dell’arte. Si tratta di una ricerca ma anche di un gesto che va oltre il semplice dialogo interdisciplinare e diventa piuttosto radicale: un vero e proprio ‘trapianto’ di ambiti di ricerca indirizzato alla predisposizione di future c(o)ulture, dove la “creatività” corrisponde ad “invenzione” ed “invenzione” corrisponde a contribuire ad una trasformazione. Una scintilla, un segnale di mutazione genetica, un cambio di direzione, un cortocircuito. Un’energia diversa che sia il segnale di un cambiamento in atto e che possa costituire nuova linfa vitale per il sistema della Cultura. Questa prima fase è una fase investigativa e si rivolge a visionari, pensatori ibridi di vari settori, inclusi quelli della cultura, che possano esprimersi sulle necessità attuali, ciascuno in relazione al proprio ambito disciplinare e, in linea più generale, nel rispetto della cultura e della società ad ampio raggio. Project team: Anita Calà Founder and Artistic Director of VILLAM | Elena Giulia Rossi, Editorial Director of Arshake | Giulia Pilieci: VILLAM Project Assistant and Press Office Chiara Bertini: Curator, Coordinator of cultural projects and collaborator of GAME OVER – Future C(o)ulture | Valeria Coratella Project Assistant of GAME OVER – Future C(o)ulture.
immagini (tutte) Primavera de Filippi, Plantoid, courtesy dell’Artista (cover) Primavera de Filippi