Continua la formidabile esposizione di Rhizome.org, Net Art Anthology, che conclude il suo secondo capitolo con opere create negli anni 2002-2008.
I Corpos Informaticos, collettivo formatosi nel 1992 all’Università di Brasilia, nel 2002 sono particolarmente affascinati dalla presenza fisica dell’utente nelle maglie della comunicazione informatica. Attraverso sistemi network basati sull’utilizzo delle webcam, la fondatrice Bia Medeiros, indaga le possibilità assicurate dalla condivisione di più utenti, dislocati in varie città del mondo, durante lunghe discussioni e banchetti in rete. “Telepresence 2” nasce dalla raccolta di queste tele-performance riprese dall’occhio digitale della webcam. Non erano tanto i corpi reali a traslocare la loro presenza su Internet, quanto piuttosto si attivava una nuova modalità di espressione e comunicazione. Già Eduardo Kac nel 1990 aveva posto grande enfasi sulla telepresenza e l’agire da remoto; ma il collettivo brasiliano andava oltre, puntando l’accento principalmente sulla nuova relazione tra individui mediata dalla macchina.
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Ancora il corpo è protagonista in un classico della Net Art latino americana: “Ephitelia”, di Mariela Yeregui (1999). Si tratta di una pagina web dinamica costruita in HTML e allora navigabile tramite il browser Netscape. L’interfaccia era costituita dalle immagini di parti del corpo, pagine popup, foto, disegni, elementi costitutivi di un ‘corpo’ testuale, frammentario e collettivo, esteticamente in contrasto con lo stile commerciale dei siti dell’epoca. L’opera è stata restaurata in occasione della mostra, essendo nata su una versione di Netscape ormai obsoleta.
E’ chiaro, comunque, che ogni corpo presuppone un’individualità, una personalità, una vita reale che procede nel mondo, e che si rende dato condiviso nel momento in cui inizia l’interazione con la rete. Eva e Franco Mattes, alias 0100101110101101.org, lo avevano ben chiaro sin dai primissimi anni 2000. La loro opera, “Life Sharing”, era un gesto radicale, liberatorio e tuttavia rischioso: per qualche anno essi resero pubblica (e perfino scaricabile) la loro vita digitale. Conti correnti, foto, email: il materiale del loro computer era accessibile agli utenti di Internet. Molto tempo prima degli esiti che vediamo oggi, la loro scelta annunciava già il profondo nesso che intreccia la vita reale con la cultura digitale, etichettando come obsoleto e insensato il concetto stesso di privacy.
L’utilizzo delle informazioni riguardanti liberi cittadini è fortemente messa in discussione quando a servirsene è la politica. Era il 2004 e, sulla scia dei fatti dell’11 settembre in USA, il governo dell’epoca reagì operando con la cattura (talvolta la scomparsa nell’anonimato) di persone dei quali l’unico dato reso noto era la nazionalità, e accomunate presumibilmente dall’essere musulmani. Il clima di controllo e repressione di quegli anni non lasciò indifferenti il duo composto da Chitra Ganesh e Mariam Ghani. Nel loro progetto, l’archivio web “How Do You See the Disappeared? A Warm Database” si cercava di smantellare la fredda invisibilità subita dai detenuti “di speciale interesse” raccogliendo una serie di ‘dati caldi’, ovvero personali, nella speranza di raccogliere gli sforzi degli attivisti a favore delle comunità più vulnerabili.
Estetica, politica e corpi virtuali: questi tre argomenti centrali sui quali sembra soffermarsi l’artista new media di quegli anni. Appare evidente come le pratiche fossero molteplici e sempre più diversificate, andando oltre l’estetica della pagina web per evidenziare in dialogo sempre più serrato con ogni sfera della cultura e dell’informazione. Una riflessione a tutto tondo su un mondo in trasformazione che non poteva assolutamente esimersi dal considerare la rete come luogo di ritrovo e di condivisione, elemento imprescindibile della ricerca di senso.
Net Art Anthology at Rhizome.org
immagini: (cover 1-3) 0100101110101101.org, «Life sharing», 2001-2003 (2) CORPOS INFORMATICO – Postcard for Macula Corpos, telepresence performance at Galeria de Caixa, 2002 (3) Mariam Ghani and Chitra Ganesh, How Do You See the Disappeared, A Warm Database (2004).