La regista Paola Di Mitri torna al Romaeuropa Festival con una video-installazione, Da qui in poi ci sono i leoni, in cui racconta l’impatto delle attività umane sull’ambiente della nostra Penisola.
Il format del lavoro di Di Mitri stavolta non è quello di uno spettacolo documentario, bensì di un percorso narrativo articolato, nel quale gli spettatori sono invitati a muoversi per condurre una breve indagine nel tempo.
Siamo nell’era dell’antropocene, e guardando come la mano dell’uomo stia trasformando il nostro Paese, la visione di un futuro florido è più che lontana, inarrivabile, inimmaginabile. Da qui il titolo dell’installazione, che fa riferimento a quanto scrivevano i cartografi del passato quando, al ritorno da un viaggio, si accorgevano di non riuscire a disegnare una mappa completa della regione in cui erano stati perché ai limiti del conosciuto e dunque potenzialmente pericolosa, dunque la immaginavano popolata di belve feroci.
L’installazione, che si è avvalsa delle creazioni cinematografiche di Davide Crudetti, dell’allestimento di Rosita Vallefuoco e del field recordings di Gaspare Sammartano, si snoda con un suo tracciato nell’ampio spazio buio della ex biglietteria della Pelanda, ora adibita a spazio espositivo. Gli spettatori sono accolti da quattro grandi schermi, con musica di sottofondo, su cui si susseguono immagini delle trasformazioni avvenute in quattro regioni italiane, Puglia, Sardegna, Liguria/Toscana e Piemonte. Dietro di loro trovano l’angolo di una casa in perfetto stile anni’60 con un televisore a tubo catodico che trasmette filmati d’ archivio del boom economico in cui in Italia, da Nord a Sud, l’industrializzazione selvaggia provocava un progressivo abbandono delle campagne.
Dopo le ricostruzioni di una realtà passata e presente la cui narrazione prevedibile non desta grandi sorprese, nell’ultima tappa del percorso, Di Mitri finalmente apre uno spiraglio all’invenzione, allestendo un percorso lento, scandito da piccoli schermi all’altezza dei loro occhi e con cuffie in cui gli spettatori possono ascoltare le interviste a persone di quattro diverse generazioni. Giovani e vecchi ripresi in primo piano rispondono alla domanda «Come immagini il futuro?», e le loro fantasie accendono la curiosità e l’immaginazione di chi ascolta. Ecco allora che la geografia dell’installazione può finalmente diventare non solo il disegno di un meticoloso cartografo, ma piuttosto l’invenzione di uno luogo che ancora non c’è, sconosciuto e misterioso, una foresta fantastica i cui re non sono ancora, o forse non saranno più, gli esseri umani.
Pietro Guerrini
Paola Dimitri (con Davide Crudetti), Da qui in poi ci sono i Leoni, video installazione, Romaeuropa Festival, Mattatoio, Roma 10 – 15.11.2023
immagini (tutte): Paola Dimitri, «Da qui in poi ci sono i Leoni», fermo immagine da video