Tra i pionieri della sound art e con una formazione in composizione, Christina Kubisch ha portato la magia delle sue Electrical Walks a Roma, inviata nell’ambito della mostra «Mappe Sonore» al Goethe Institut, curata da Valentino Catricalà. Dopo un attento studio di vari quartieri di Roma, Kubisch è partita dalla sede del Goethe Institut per tracciare una ‘mappa sonora’ che attraversa interessanti e diversificate zone di questo ‘meta-paesaggio’, modulato dai campi elettromagnetici.
Dotati di apposite cuffie, che catturano, traducono e amplificano questi campi in suoni, si percorre la strada di Castro Pretorio, zona limitrofa all’Università nei pressi della Biblioteca Nazionale, si scende sotterranei della metropolitana, si sale sui vagoni con direzione Stazione Termini. Qui il paesaggio elettromagnetico diventa sempre più fitto e interessante, tra biglietterie, tabelloni elettronici, porte allarmate, ascensori. A volte è talmente intenso da diventare intollerabile. Si risale sulla superficie, alla luce della piazza della stazione per avventurarsi nei suoni dell’autobus che riconduce verso l’Istituto. La dimensione più ovattata della zona che lo ospita riserva sorprese curiose, come la melodia del bancomat, vicina ad una composizione di musica elettronica.
Le Electrical Walks di Christina Kubisch, avviate nel 2004 a Colonia, sono il proseguimento di una ricerca che dagli anni ’70 impiega sistemi di induzione elettromagnetica come strumento creativo. I suoni, con i loro timbri e volumi, diventano parte di una palette di colori che ritrae e ‘riscrive’ gli spazi urbani. E’ la città stessa a tracciarne il profilo, tratteggiato da una scelta topografica che ogni volta proviene da un attento studio della città. Tutto ciò che di invisibile ci circonda diventa improvvisamente percepibile nella sincronica combinazione di immagine e suono. Si tratta di un paesaggio ci circonda ma che non è solo esterno a noi. Ri-disegna piuttosto l’uomo nel suo agire sociale, mentre lo ‘ri-scrive’ nella sua struttura genetica.
Le passeggiate sono un’esperienza che deve necessariamente essere vissuta. In mostra un altro lavoro della Kubisch presenta un altro aspetto del mappare il suono e di dar forma all’invisibile. In Analyzing Silence, infatti, le onde sonore della parola “silenzio”, tradotta in diverse lingue, si materializzano in stampe.
In dialogo con questi lavori, e nell’intenzione di presentare diverse sfaccettature dei paesaggi sonori, la mostra presenta un’installazione di Micol Assaël, struttura su cui salire per ascoltare la‘vitalità’ sonora che viaggia all’interno del legno. I video di Aura Satz rendono omaggio a due pioniere donne della musica elettronica: Daphne Oram e Laurie Spiegel dando spazio agli strumenti, come la Oramics Machine, macchina per musica elettronica ospitata presso il Museo della Scienza a Londra del video dedicato a Daphne Oram, e allo studio di composizione con tutti i suoi strumenti, come quello ritratto, dove Laurie Spiegel crea le sue composizioni elettroniche.
«Suono e scienza applicata, strumenti fai da te, software e algoritmi, – così sintetizza l’anima comune delle opere in mostra Valentino Catricalà – aspirano a dare forma all’invisibile, un compito che oggi riesce grazie anche alla nascita di tecnologie e intelligenze artificiali sempre più evolute».
«Mappe sonore», a cura di Valentino Catricalà, Goethe Institut, Roma, 29.09.2018 – 08.03.2019
«Christina Kubisch. Electrical Walks», fino al 30.10.2018
le cuffie sono disponibili gratuitamente al Goethe Institut.Tutte le informazioni qui
immagini: (cover 1) Kristina Kubisch, «Electrical Walks», Roma, 2018 (2) Christina Kubisch, «Analyzing Silence», installation view, Mappe Sonore Goethe Institut, Roma, 2018, photo: Lanzetta (3) Kristina Kubisch, «Electrical Walks», map, Roma (4) Aura Satz, «Oramics: Atlantis Anew» (5) Micol Assaël, «Senza titolo», installazione site -specific, Goethe Institut, Roma, photo: Lanzetta