Il nostro tatto è collegato con una parte del cervello chiamata «circonvoluzione postcentrale». La sindrome dell’arto fantasma, la sensazione che un corpo amputato sia ancora lì si pensa derivi da cambiamenti neurologici che capitano in questa area del cervello, quando i nervi associati con l’arto mancante mandano segnali che attivano la sensazione. Il linguaggio che ruota attorno all’amputazione enfatizza la mancanza. Cosa si può dire riguardo all’estensione prostetica che arriva a compensazione del corpo in una nuova forma?
POSTCENTRAL localizza i corpi in un territorio espanso. In che modo lo spazio del corpo si estende verso l’esterno attraverso tecnologie finalizzate a facilitare la vita, le stesse che stanno ripassando i nostri corpi? Quali altri linee difensive dovrebbero essere tracciate a protezione dell’incursione capitalista?
Quali altre possibilità legate al sesso, alla riproduzione, al desiderio si aprono simultaneamente? Il lavoro degli artisti invitati è un’indagine sul corpo: dove si trova? Dove è diretta? Particolare attenzione è dedicata alla proiezione di idee non-naturalistiche di donna e di corpi queer come spazio potenziale e futuribile.
POSTCENTRAL, collettiva a cura di Navine G. Khan-Dossos, NOME Gallery, Berlino, 22.06 – 22.07.2019
Artisti: Zach Blas, Jesse Darling, Marjolijn Dijkman, Antye Guenther, Lynn Hershman Leeson, Kirsten Stolle, Addie Wagenknecht, and Xiyadie
immagini: (cover 1) Lynn Hershman Leeson, «Camera Woman», 1986. Stampa in gelatina d’argento, 51 x 61 cm. Edition 2/8 + II AP. Courtesy dell’ Artista e di Bridget Donahue, NY (2) Antye Guenther, «No structure, even an artificial one,enjoys the process of entropy», 2018-19. Cinque oggetti in ceramica Five ceramic objects, scritto. Courtesy dell’Artista (3) Jesse Darling, «Compartment Syndrome (hanging in there)», 2017. Courtesy dell’Artista (4) Xiyadie, «Joy 乐», 2005 (5) Marjolijn Dijkman «In Our Hands», 2015, HD – video doppio canale, stereo audio, commissionato da Global Immaginations, Museum De Lakenhal, Leiden University e National Museum of World Cultures, Leiden.