Un infinito intrattenimento con i materiali primari dell’arte, con strutture geometriche che si articolano nello spazio (per ridare pieno significato e senso ai segni), con unità geometriche elementari: unità minime, più precisamente, che si relazionano per costruire un enunciato iconico (una frase plastica, un racconto scultoreo) la cui potenza espressiva invita a riflettere sul discorso individuale dell’artista. Dopo ben cinque mostre (tenute rispettivamente nel 1995, 1998, 2006, 2008 e 2010), Carl Andre torna negli spazi della Galleria Alfonso Artiaco con un progetto di ampio respiro che presenta una selezione di lavori realizzati, orientativamente, tra la prima metà degli anni Sessanta del Novecento e il 2010. Sfilano, difatti, alcune strutture plastiche degli anni Settanta (13 Copper Triode ne è esempio luminoso), alcuni lavori in pietra calcarea blu belga e alcuni progetti del 2010 (come Steel ∑ 15), per raccontare, con attenzione, le molteplici relazioni sintattiche che la forma e il suono (molte opere di Carl Andre sono praticabili, invitano lo spettatore a camminare sulle conformazioni estetiche per ascoltare un suono sdrucciolevole e spigoloso) offrono al pubblico mediante la loro relazione, il loro coniugarsi per dar vita a catene complesse di ordine combinatorio.
Accanto ad una serie di connessioni elegiache che rivelano la loro estensione e il loro croccante coinvolgimento cromatico con gli spazi della galleria – determinato, in molti casi, dalla scelta precisa dei materiali (rame, acciaio, pietra dura e composti industriali di varia natura) –, alcuni lavori su carta del 1963-64, di composizioni asciutte e apparentemente gelide, donano alla mostra una leggerezza inaspettata. Si tratta, appunto, di Poems, di carte preziose sulle quali la stessa parola dattiloscritta (calf, chest, groin, hand, he, neck, rock, shoulder, thumb ne sono alcune) si rincorre, si ripete per creare impossibili enjambment e per generare dei riquadri, dei moduli primari, delle piastrelle verbali che si stendono sulla superficie con lo scopo di evidenziare la sillabazione stessa del pensiero, la ritmica interna del modulo mentale. Di un modulo che è modello privilegiato per intavolare discorsi preziosi sulla natura stessa dell’arte e del fare arte.
Galleria Alfonso Artiaco, Napoli
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