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Simone Cametti , Europa Moon, 2012. Premio Terna 04 (premio online, categoria Gigawatt)
Simone Cametti nasce a Roma nel 1982, dove attualmente vive e lavora. Ha frequentato dapprima l’Accademia di Belle Arti di Urbino e poi la R.U.F.A. ‘Libera Accademia delle Belle Arti di Roma’, diplomandosi in Scultura. Tra le sue esperienze formative si includono lo Stage di Eccellenza TAM Trattamento artistico dei metalli, tenuto da Arnaldo Pomodoro sotto la Direzione Artistica di Nunzio e varie collaborazioni con artisti. La sua ricerca punta a rilevare, in modo essenziale e sintetico, le risultanti del rapporto tra uomo e natura, la sostanza viva dei luoghi in cui è immersa tale relazione e con cui stabilisce un legame empatico. «Mi interessa il rapporto che io, come essere vivente, instauro con il paesaggio […] l’azione dell’uomo che dà forma alla natura e ne crea una nuova interpretazione», evidenzia l’artista. Il gesto è parte fondante della sua poetica, atto con cui plasma i materiali che caratterizzano il suo lavoro: marmi, metalli, materiali organici, elementi naturali misti ai più recenti prodotti tecnologici danno vita a installazioni, immagini e sculture in cui cela le proprie riflessioni. Tra le principali esposizioni si ricordano la Personale Propoli, alla Galleria Il Segno di Roma e l’allestimento di Prayer mat al Centro internazionale Arte Contemporanea al Castello Colonna di Genazzano. È stato invitato a partecipare a diverse mostre collettive in Italia e all’estero tra cui Nell’acqua capisco, Evento collaterale alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia, Flash Art events di Milano, Mont’oro e Art is Real a Roma, Ostrale 013 presso il Zentrum für zeitgenssische kunst di Dresda e con lo Studio Pivot alla START Art Fair presso la Saatchi Gallery di Londra.
Europa Moon, l’opera vincitrice del Premio Terna 04 (nella categoria Gigawatt), è una fotografia digitale (stampa UV su alluminio) che ritrae un particolare di una performance dell’artista: il lancio dei sassi sulla superficie di un lago ghiacciato, il cui effetto acustico è catturato grazie ad una registrazione subacquea. Sfruttando la superficie ghiacciata del lago, il bacino diventa una cassa armonica, trasformando cosi, un gesto casuale in un dialogo tra uomo e natura stessa.
Quale è lo stato del sistema dell’arte e il ruolo dell’artista nel sistema attuale dell’arte e della società?
Che l’arte sia lo specchio del futuro della società non ci sono dubbi, ma non credo sia vero in questo momento storico. L’arte racconta, affronta, ma non penso che siamo in un momento in cui l’arte riesce a vedere e a raccontare il futuro. Questo momento non sta aiutando a livello sociale, almeno quello che si riflette in ciò che accade attorno. Tanti lavori che vedo prendono spunto dalla società nella sua attuale trasformazione. In questo momento, quindi, l’arte racconta il presente, non il futuro. Pensando a tutta l’arte del Novecento, da Duchamp, all’Arte Povera, alla Minimal Art o Pop-art credo che quelle fossero forme d’arte d’avanguardia, capaci di avere una visione del futuro e di saperla trasmettere prima degli altri. Adesso questo non c’è, è tutto un calderone di visioni degli artisti, che guardano la società e la reinterpretano.
Premio Terna pubblicò, in una delle sue prime edizioni, una ricerca previsionale dello stato dell’arte dal 2010 al 2015. I risultati hanno aperto una finestra su quello che è agli effetti il panorama attuale. Tra questi, anche il fatto che la crisi avrebbe portato ad un superamento dell’assuefazione rispetto alle regole dominanti, oltre ad un maggiore impegno sociale dell’arte. E’ quello che sta accadendo davvero?
Le crisi portano a un «ritorno all’ordine», e secondo me anche in questa crisi in corso ci sono aspetti positivi. Intanto c’è una scrematura di tutta l’arte. Si spera che inizi ad emergere l’arte per quella che è. Al momento sono piuttosto critico sugli artisti e sulle opere che vedo in giro. Molti lavori sono realizzati sotto la spinta di un impulso del momento, senza una lettura della storia che c’è dietro, diventando quindi prodotti scontati rispetto al momento storico che stiamo vivendo. Spero che la crisi elimini quella parte d’arte che si muove solo istintivamente, spinti da un eccessivo spirito sognatore, senza nessuna razionalità o cognizione di causa. Un lavoro artistico deve nascere ed evolversi nel corso del tempo e a volte il tempo richiesto perché sia maturo è molto lungo.
Cosa ha significato per la tua esperienza e per la tua ricerca la partecipazione al «Premio Terna»?
Il Premio Terna mi ha dato la possibilità di andare in Russia per tre mesi, un bellissimo viaggio in un paese stupendo. E’ stata una grande esperienza per me, nonostante in quei tre mesi non ho avuto molti contatti né con il Terna né con il MAMM il museo che e ci avrebbe ospitato.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
Io non so bene cosa succeda nel resto d’Italia, ma Credo, comunque, che Roma sia specchio di tutto il Paese. Gli spazi non ci sono e lo Stato non fa un granché per dare visibilità agli artisti né investe nella cultura. Un sostegno maggiore alla creatività da parte dello Stato gioverebbe tanto la crescita individuale dell’artista quanto alla sua visibilità all’estero. Per quello che riguarda il paese che io credo sia il migliore, penso sia sempre l’America. Berlino è satura di persone, artisti e non artisti. Le gallerie non vendono più perché ormai sono troppe e troppi sono gli artisti. La Francia lavora meglio di noi, ma siamo lì e l’Inghilterra è chiusa nel suo guscio e tira fuori soltanto artisti inglesi. I premi sono destinati solo a cittadini inglesi. Da bravo italiano a me piace rimanere nel mio Paese e affrontare le nostre difficoltà. Se poi qualcuno mi chiedesse dove vorrei andare all’estero per continuare il mio percorso artistico, risponderei New York.
Quanto importante è per un artista che, come te, dedica una fetta importante della sua ricerca alla sperimentazione di materiali, l’esistenza di laboratori? Quali realtà in Italia offrono questo tipo di opportunità?
Certo, i laboratori sono dei luoghi di sperimentazione importanti. Importante è anche lavorare assieme, tra artisti, per creare degli spazi. Quest’anno, io insieme con un mio caro amico, volevamo iniziare a organizzare delle occupazioni di posti abbandonati a Roma, per cercare di tirar fuori degli studi per artisti.. Coloro che poi vorremmo coinvolgere sono quasi tutti artisti noti. Vorremmo unirci in un progetto comune e partire da lì per sensibilizzare anche, gallerie, curatori, collezionisti, in una sorta di pastificio Cerere realmente occupato. Il pensiero c’è, è da capire come realizzarlo e se ci sono le energie da impiegare in un lavoro che richiede anni. Ci sono attualmente tanti spazi dove gli artisti si raggruppano ma se non c’è un sistema dell’arte che li sostiene questo non porta a nulla, serve al massimo per bonificare una zona.
In quale direzione si è evoluta la tua ricerca più recente? In particolare, come ti relazioni con la materia [per materia intendo anche quella sonora] e con la tecnica quando il tuo obiettivo è quello di materializzare il mondo dei dati e dell’informazione nella dimensione fisica?
Come si può vedere nei miei lavori, cerco di usare a 360 gradi un po’ tutto, dal suono al video. Sono partito dalla fotografia che ho coltivato esclusivamente per sei o sette anni, per poi passare alla scultura fino a integrare tutte queste tecniche assieme. Sto cercando di sintetizzare la scultura in un’unica immagine fotografica, o tirare fuori un video da una fotografia per trasformarla in un lavoro installativo in dialogo con lo spazio. Il mio lavoro va quindi oltre all’oggetto, al pezzo da portare in galleria. E’ un’idea più complessa e sto cercando di trasmetterla anche ai ragazzi dell’Accademia di Roma. In altre parole, sto cercando di insegnargli a guardare oltre alla singola tecnica, pittura o scultura che sia. Bisogna cercare con la propria testa il modo migliore per esprimersi.
Terna è un’azienda che si occupa di trasmettere energia al Paese. Il suo impegno con Premio Terna si focalizza sulla trasmissione di energia all’arte e alla cultura e nella creazione di una rete di sostegno e sviluppo del talento. Ritieni la formula del «Premio Terna» ancora attuale per la promozione dell’arte? Hai qualche suggerimento da dare per la prossima edizione?
Penso che Terna sia un buon premio, dove ci sono buoni artisti che partecipano. Certo, ce ne sono a centinaia, comunque sia è una selezione aperta, senza pagare, cosa giustissima. Ci sono stati artisti di tutto rispetto che hanno anche fatto una buona carriera. Al di là di questo, credo che il premio, come tutti i premi in Italia, abbia bisogno di un maggiore appoggio da parte dello Stato. Bisognerebbe guardare a paesi come l’America e l’Inghilterra dove i premi offrono un generoso supporto economico per le produzioni degli artisti, oltre ad una visibilità molto più vasta.
Immagini (1 cover – 2) Simone Cametti – Europa moon, 2013, digital photographic print, 150 x 80 cm, recorded audio (3) Monte dei fiori (1814 m s.l.m.), 2014, digital print on Hahnemuhle paper, 50 x 70 cm (4) Simone Cametti, Tetris, Carrara marble, polyurethane paint, various dimensions (5) Simone Cametti, tavolo e due bacchette d’ebano, 2014, various dimensions (6) Simone Cametti, Shanghai 2012, 53 photographic prints, animal bones, acrilic color, various dimensions (7) Simone Cametti, Volcanic Stone, Carrara Marble, 400 x 100 cm, digital print (8) Simone Cametti, Ante, 2012, green stone from Guatemala, polyuretane paint, alluminium, 55 x 40 cad.